Tutti abbiamo amato Lance Armstorng, quantomeno noi di quella generazione che adesso viaggia sui trent’anni. I braccialetti gialli Livestrong e l’ammirazione per uno che, nonostante un destino avverso, ce la stava mettendo tutta per riprendersi in mano la vita e la gloria. Insomma, il cancro ai testicoli, andato in metastasi all’addome, polmoni e al cervello, lo aveva sconfitto in poco più di un anno tra il 96 e il 98, motivo per cui riacciuffare Pantani e Contador al Tour de France gli sarà sembrato un gioco da ragazzi. Certo, complice il doping massiccio a cui, per sua stessa amissione, faceva ricorso.
Eritropoietina, testosterone e corticosteroidi: è tra la fine del 2002 e l’inizio del 2003 che crolla il mondo fatato di Armstrong: tutti i titoli, compresi i sette Tour de France vinti e la medaglia di Bronzo conquistata alle Olimpiadi di Sidney nel 2000, gli vengono revocati dopo una lunga inchiesta della USADA, la United States Anti-Doping Agency.
Ma se fino ad oggi si è parlato solo di ormoni e di doping a livello medico, ecco scoppiare un’altra bomba, pronta a relegare Lance ancora una volta al muro della vergogna.
Antoine Vayer, giornalista sportivo francese specializzato in ciclismo, ha infatti diramato una notizia shock: Lance Armstrong utilizzava un piccolissimo motore elettrico installato all’interno della propria bici. Secondo Mundo Deportivo, il sospetto è venuto a Vayer dopo aver analizzato nel dettaglio svariati video di Armstrong, in cui si nota chiaramente che il corridore statunitense toccava la parte posteriore del sellino con un conseguente (e rilevante) aumento della velocità.
Magia? Tattica? Pruriti al derrière? Con ogni probabilità no. Pare che nel telaio della sua bici infatti si nascondesse un motore da appena 800 grammi di peso e da 500W, alimentato tramite una batteria nascosta. In questo modo la bici diventava un mezzo a pedalata assistita a tutti gli effetti, fregando anche gli altri ciclisti che si erano limitati al doping tradizionale.
Insomma, Lance è stato un precursore del bonus mobilità del governo giallorosso di Conte. E ora rischia nuovamente una delle figure peggiori nella storia del ciclismo. Però ammettiamolo, è stato bello crederlo l’eroe che risorge dalle proprie ceneri. Probabilmente lui stesso ci ha creduto troppo.