La spada femminile azzurra chiude la gara individuale senza medaglie. Il cammino di Giulia Rizzi si chiude ai sedicesimi, così come quello di Rossella Fiamingo. L’esordiente trentacinquenne, tra le favorite di questi Giochi Olimpici, si è arresa al cospetto della polacca Alicja Klasik, perdendo per 14 stoccate a 13 all’overtime, con priorità per la spadista azzurra. Sorte analoga è toccata a Rossellina, reduce da una stagione complicata, che ha alzato bandiera bianca con la statunitense Anne Cebula dopo un assalto tiratissimo perso anche in questo caso per una stoccata sul punteggio di 15-14, quando a tradire la spadista azzurra è stata una flèche che, fino a quel momento, era sempre riuscita.
Se nel caso di Giulia Rizzi a pesare è stata principalmente l’inesperienza olimpionica e la conseguente strategia sbagliata, con l’avversaria polacca che ha sfruttato i continui attacchi dell’azzurra le cui uniche stoccate a segno erano sulla parata e risposta, per quanto riguarda Rossella Fiamingo ha influito anche una buona dose di sfortuna che, mista all’incertezza frutto di una preparazione non ottimale nel corso della stagione, è stata fatale. L’ultimo lumicino di speranza, lasciato vivo dall’accesso ai quarti dell’unica superstite Alberta Santuccio, si è improvvisamente spento con l’eliminazione per 10 stoccate a 9, anche in questo caso all’overtime, per mano dell’estone Nelli Differt. Nulla da dire dal punto di vista tecnico, la pressione a volte gioca brutti scherzi e nel finale è mancata la lucidità di cui Alberta avrebbe avuto bisogno per archiviare positivamente l’assalto.
La storia non si scrive con i "se", ma viene istintivo chiedersi cosa sarebbe successo se Dario Chiadò, il CT di spada, avesse convocato nell’individuale Mara Navarria, spadista esperta alla sua ultima spedizione olimpica, che in questa XXXIII edizione dei Giochi sarà impegnata solo nella gara a squadre. Sicuramente, viste le condizioni non ottimali delle spadiste convocate, qualche grattacapo viene spontaneo. Va però detto che una spadista da sola non può fare le veci di una squadra intera. Alla fine della fiera, tre anni dopo la fallimentare spedizione di Tokyo da cui è partita la ricostruzione delle tre nazionali, siamo punto e a capo almeno per quanto riguarda la spada femminile.
L’unica speranza è che l’amarezza per i magri risultati della gara individuale possa trasformarsi in grinta in vista della gara a squadre e che, se così non dovesse essere, si possa ricominciare, questa volta per davvero, con l’obiettivo di tornare allo splendore di un tempo senza però fare di nuovo l’errore di adagiarsi sugli allori.