Gigi Dall’Igna è sempre stato un passo avanti rispetto alla diretta concorrenza ingegneristica della MotoGP. È stato lui nel 2015 a portare per la prima volta in gara, nella MotoGP moderna, delle appendici aerodinamiche tra la parte bassa del cupolino e la carena delle allora desmosedici di Dovizioso e Iannone. Poi è stata la volta del “cucchiaio” per raffreddare la gomma posteriore, dei dispositivi holeshot al retrotreno prima e, poi, all’avantreno (anche se l'abbassatore anteriore sarà bandito a partire dal 2023). Fino a quando, nel 2019, Gigi e i suoi uomini hanno chiuso il cerchio inaugurando le prime alette sul codone di una MotoGP. Quella volta la soluzione aerodinamica al posteriore era stata testata e bocciata da Petrucci, ma qualche settimana fa – dopo una riprogettazione – Ducati l'ha proposta nuovamente sul codone della desmosedici di Bastianini, che ha approvato cogliendo subito l’occasione per soprannominarle “alette Pokémon”.
Invenzioni che, più tardi, tutti gli altri costruttori della top class hanno riprodotto sui rispettivi prototipi (la stessa Aprilia, prendendo spunto dalle alette posteriori di Ducati del 2019, ha innestato in questa stagione il primo “alettone” sul codone di una MotoGP). E quando Dall’Igna - circa un mese fa - aveva ipotizzato una futura introduzione dei motori ibridi in MotoGP, tutte le altre Case avevano scosso la testa, a cominciare dall’Aprilia con Massimo Rivola e dalla KTM con Stefan Pierer. Un parere a riguardo è stato chiesto anche a Lin Jarvis, managing director di Yamaha, che a Speedweek ha dichiarato come la sostenibilità ambientale di eventuali motori ibridi in MotoGP faccia a pugni con la sostenibilità economica del circus: “Al momento Yamaha non ha in programma di utilizzare propulsori ibridi su macchine di produzione, quindi non siamo favorevoli all’ibrido perché è molto importante che il nostro sport rimanga economicamente solido”.
Quello che Lin Jarvis e tutti gli altri costruttori temono è un’emorragia nei costi di produzione, come accadde in Formula 1 quando nel 2014 ebbe inizio l’era dell’ibrido. Basti pensare che, ai tempi, le spese della Toro Rosso per architettare il motore ibrido con Renault passarono da 10,4 a 27 milioni di euro in un anno. Il team principal di Yamaha invece – a proposito di F1 - supporta con convinzione la tecnologia del biocarburante: “Non l'abbiamo ancora considerato in dettaglio e non l'abbiamo votato. Ma per quanto riguarda la Yamaha, non saremmo contrari. Il biocarburante è sicuramente la direzione che preferiamo. Tornando a parlare di Ducati, poi, Lin Jarvis ha elogiato Gigi Dall’Igna: “Bisogna anche riconoscere i meriti degli altri. Negli ultimi anni Gigi è diventato il project manager più innovativo della MotoGP. Il nome Dall'Igna è stato spesso protagonista quando si parla di nuove invenzioni. Se poi tutte queste idee siano buone per lo sport è un'altra questione, ma con Gigi e con il suo team bisogna solo complimentarsi”.