La MotoGP arriva al Mugello con tre Ducati nei primi quattro posti della classifica, guidata da Fabio Quartararo con un punto di vantaggio su Pecco Bagnaia. E, mentre Marc Marquez appare sempre più competitivo, le Suzuki sembrano faticare al pari delle altre tre Yamaha. Ne abbiamo parlato con Livio Suppo, Team Manager Ducati nell’era Stoner e di Honda HRC agli esordi di Marquez, nonché fondatore del marchio di e-bike Thok.
Abbiamo visto la figlia di Eva Henger, Mercedesz, su di una Thok.
“Non ho capito neanche come abbia fatto una nostra bici a finire sotto il suo sedere… Non lo so, ma non ci lamentiamo”.
Jack Miller - che tu hai portato in MotoGP - ha fatto una doppietta straordinaria in piste come Jerez e Le Mans in cui la Ducati non è mai stata favorita.
“Sono molto felice per Jack, ma non va dimenticato che su queste piste Quartararo forse sarebbe stato più veloce ma non ha vinto per altri motivi. Una per l’infortunio e l’altra a causa della pioggia. Comunque rimangono due grandi doppiette e ora Ducati ha tre piloti nei primi quattro in classifica. È una Ducati in grande spolvero”.
Pensi che questa tendenza possa in qualche modo continuare?
“A me sembra che in queste prime cinque gare ci sia stata una separazione più netta tra i piloti costanti e tutti gli altri. È vero che cinque gare sono poche, ma parliamo comunque di un terzo del campionato. Ma penso che Quartararo, Pecco, Jack e Zarco siano i più costanti. Poi c’è il solito Vinales, molto altalenante, e vedo un po’ più in difficoltà rispetto all’anno scorso Alex Rins e Joan Mir, che magari inconsciamente sente un po’ la pressione del campione del mondo”.
Un po’ più conservativo, quasi ‘braccino’?
“Si, direi di si”
È possibile che i piloti Suzuki soffrano un po’ dell’assenza di Davide Brivio? Gli errori di Rins sembrano quelli di un pilota poco focalizzato sull’obiettivo.
“Sicuramente Davide era una figura fondamentale di quel team. Ma Rins faceva questi errori anche quando Brivio era lì. Non so come sia stato organizzato ora il team, chi faccia cosa, però era una figura importante per i piloti”.
C’è chi dice che Dall’Igna potrebbe addirittura lasciare Ducati per sostituire Alberto Puig…
“Non so da dove salti fuori questa cosa, mi sembra una follia. Dall’Igna e Puig non c’entrano nulla l’uno con l’altro, oltretutto Puig è un ex pilota. Gli ingegneri Honda sono da sempre giapponesi, al limite hanno introdotto figure da altre nazionalità sul lato tecnico, ma solo da quando c’è quest’elettronica unica. Soprattutto italiani, che penso siano stati di grande aiuto per capire il software Magneti Marelli. Tolto questo, il lavoro ingegneristico viene fatto in Giappone da giapponesi”.
Come hai visto Marc Marquez, due cadute in una gara?
“Marc sicuramente non ha perso la velocità, ma questo lo aveva già dimostrato nelle FP1 a Portimaõ. E non ha perso neanche il coraggio, ma a Le Mans è incappato nello stesso errore che aveva fatto a Jerez lo scorso anno, cioè quello di sbagliare ad inizio gara e di trasformarsi in una furia. Perché dopo la caduta girava un secondo e mezzo più veloce di Jack. Forse un consiglio che posso dare alla squadra è quello di segnalare a Marc in quanto sta girando il primo quando comincia con queste rimonte, almeno si renderebbe conto della sua velocità. Quando capisci che stai girando un secondo e mezzo più veloce di chi è davanti forse capisci di essere oltre il limite. Detto questo ci sta, dopo aver saltato una stagione, che abbia visto davanti a sé la possibilità di vincere ed abbia esagerato. Sarebbe grave in una situazione normale, ma se pensiamo al momento che vive adesso è più che perdonabile”.
La cosa paradossale è che c’era chi se lo sarebbe aspettato più prudente, invece sembra più vicino al Marc degli inizi, quello che rischia tutto.
“Beh, lui è sempre stato uno che porta il limite sempre più avanti, d’altronde non avrebbe vinto tutto quello che ha vinto se non avesse corso con questa mentalità. L’importante è che si rimetta in sesto perché ci divertiremmo, sicuramente la velocità non l’ha persa”.
Che idea ti sei fatto, da ex manager, della situazione Aprilia - Dovizioso?
“Parlando da fuori sinceramente mi sfugge un po’ il motivo per cui Dovizioso non si sia ancora buttato in questo progetto. Non riesco a capirlo, perché comunque mi sembra la sua unica opportunità per rientrare, la moto sta dimostrando di essere ragionevolmente competitiva… Ripeto, faccio un po’ fatica a capire. Solitamente quando un pilota decide di salire su di una moto mica la prova prima. Quando lui è andato in Ducati sapeva che la moto era messa male - perché in quegli anni era così - e ci è andato senza potersi fare nemmeno un’idea del suo funzionamento. Questa è la normalità. Adesso una volta c’è vento, un’altra la pioggia, poi bisognava lavorare sulla posizione in sella… L’unico consiglio che mi sentirei di dare a Massimo Rivola è che non finiscano in una situazione simile a quella di Iannone, dove per aspettare un Andrea - anche se stavolta è un altro - finiscono per rimanere senza alternative. L’anno scorso hanno voluto attendere Andrea a tutti i costi, quando forse sarebbe stato meglio proporgli un ruolo da collaudatore nel caso in cui avesse preso solo 16 mesi, perché avrebbe comunque dovuto saltare metà stagione. E nel frattempo potevano trovare un sostituto, invece si sono trovati con Lorenzo Salvadori che si sta impegnando molto e sul bagnato va forte, però con la moto che hanno adesso in Aprilia avrebbero meritato un pilota con più esperienza. In Aprilia forse sono troppo accondiscendenti. E anche il Dovi. Se ha voglia di tornare a correre il prossimo anno tanto vale che lo faccia il prima possibile. E se non ne ha voglia beh, c’è poco da fare test”.