Livio Suppo, dopo quattro anni di assenza, è tornato in MotoGP. Per certi versi, racconta, è stato come non aver saltato un giorno, anche se molte cose sono cambiate. A partire dalla Suzuki, squadra che lo ha chiamato a fare da Team Manager dopo l’addio di Davide Brivio a fine 2020: “Se mi avessero chiamato alla fine della scorsa stagione non credo sarebbe stata la stessa per il team subito dopo la partenza di Davide - ha raccontato a Last on the Brakes, il podcast ufficiale della MotoGP - Sarebbe stato più difficile sia per la squadra che per me”.
Il fatto che sia i piloti che la squadra abbiano capito l’importanza di avere un Team Manager, invece, deve aver disteso il clima. Anche se Suppo ammette di essere partito con tutto il necessario per fare bene: “Davide ha fatto un ottimo lavoro, la squadra era molto ben organizzata. E, nonostante lui sia diverso da me, quest'anno tutti iniziano con grande motivazione”.
Gli anni passati in Ducati prima e in HRC poi sono stati fondamentali per il torinese, che spiega come Suzuki sia a metà tra l’approccio rapido e tipicamente italiano della Ducati e quello più conservativo dei giapponesi: “Suzuki è come un compromesso tra Ducati e Honda - ha raccontato Suppo - La squadra è giapponese ma ha molta attitudine italiana. È il mix perfetto di Italia e Giappone”.
Secondo Suppo, che nella sua ultima stagione ha portato Marc Marquez a vincere il suo il 6° titolo, ad essere cambiato è soprattutto il livello: “Molte persone nel paddock sono qui da molto tempo, in realtà non è cambiato molto. La differenza più grande è che non c'è più un dominatore, ovviamente anche perché Marc Márquez non è sempre stato lì negli ultimi due anni. Adesso la MotoGP è molto competitiva, con tanti piloti e moto diverse che possono vincere. Penso che ora i piloti debbano avere una grande forza mentale per gestire la pressione e sapere come fare la differenza”.
Lui, ad ogni modo, è contento dei suoi piloti: “Quando hai due piloti così forti, una delle priorità è ovviamente tenerli a bordo, rinnovare i loro contratti. Ma anche se sono stato d'accordo con Casey Stoner a Jerez nel 2010 (quando annunciò il passaggio alla Honda, ndr.), devo dire che aspettare il momento giusto per parlare di contratti può far bene a tutte le persone coinvolte e allo sport in generale”.
Alla domanda diretta su chi sia il miglior pilota della MotoGP, Suppo non si nasconde: “È facile a dirsi, è Marc Márquez. Ha un talento incredibile, carattere, è molto ottimista e vive felicemente. Tutto ciò fa molto in un ambiente con così tanta pressione, lui vede le cose sempre in maniera positiva e sparge questa cosa a chi gli sta accanto. Le squadre che lavorano con piloti come questo hanno vita più facile. Anche Valentino Rossi ha sempre lavorato con passione e loro due sono sicuramente i migliori piloti che abbiamo mai visto negli ultimi vent’anni”.