“Il mio unico rimpianto è quello di non aver iniziato a correre presto. Chissà come sarebbe andata se la prima moto, invece di guidarla a 18 anni l’avessi presa a 6 o 7”. Non ha tutti i torti Max Biaggi, che in un’intervista per Il Messaggero ripercorre parte della sua carriera a cominciare da quella giornata a Vallelunga con il padre Pietro, quando ha scoperto le due ruote realizzando immediatamente che la sua carriera da calciatore avrebbe lasciato il posto a ben altro. Il Corsaro, sei titoli mondiali tra classe 250 e Superbike, aveva questo soprannome perché: “Correvo con moto e tuta nere, ma anche perché non ero un tipo arrendevole”.
La tripletta italiana in Qatar ha fatto sorrirdere Max, che si ricorda di averne portata a casa una anche lui nel 1996: “Vinsi la gara d’apertura in 250 cc su Aprilia, mentre Cadalora vinse la 500 cc e Perugini la 125 cc, sempre su Aprilia. Vedere Migno, Vietti e Bastianini sul podio è motivo di orgoglio. Noi siamo sempre nazional-popolari, ci piace pensare in grande. Bastianini mi piace e può fare grandi cose, l’ho capito quando correva in Moto2 nel team di Giovanni Sandi, con cui ho vinto Mondiali in 250 e Superbike”.
Anche se, il romano non lo nasconde, è ancora profondamente legato all’Aprilia, con cui ha organizzato una giornata in pista sul circuito di Austin per gli appassionati: “Sono un romantico di questo marchio, spero possano centrare la prima vittoria”, ha commentato in merito al 4° posto di Aleix Espargarò in Qatar.
Non manca poi qualche parola su come, in questi anni, il motomondiale sia radicalmente cambiato: “La tecnologia ha appiattito il livello dei piloti, tutti molto vicini. Per lo spettacolo è bello, ma la gente vuole immedesimarsi in un pilota o due. Penso a Senna, a Schumacher”. Ad assomigliare a lui, spiega Biaggi, sono due piloti italiani: “Sia Bastianini che Bagnaia hanno una guida pulita ma efficace come la mia”.
Infine, Biaggi parla di Valentino Rossi quando gli viene chiesto un commento al post che aveva scritto per il ritiro del 9 volte iridato,(Magari un giorno davanti a un bicchiere di vino ricorderemo i nostri momenti assieme, ndr.) “Se il post è piaciuto non va commentato. Doveva essere così, una frase non un poema. Se ci siamo scambiati sms? E chi può dirlo...”. Ad ogni modo il Corsaro lo spiega chiaramente, non ha intenzione di aprire un suo team in MotoGP: “Ho smesso a 41 anni dopo aver vinto un Mondiale per 0,5 punti. Ho rinunciato a ingaggi e sponsor per lasciare da campione del mondo, ho chiuso con un sorriso. Non credo aprirò un team in MtooGP neanche nei prossimi anni. Mi piace questo progetto in Moto3 (con John McPhee e Ayumo Sasaki, ndr.), è la categoria più combattuta, il massimo dell’adrenalina è qui”.