Perdonarsi, senza cedere alla pericolosa deriva di assolversi. Pecco Bagnaia ha solo una strada da seguire e sembra saperlo alla perfezione. Lo ha dimostrato presentandosi in sala stampa con l'aria di uno a cui, giustamente, fumano di brutto, ma che vorrebbe che quindici giorni, adesso, passassero con la stessa velocità con cui a centro curva ti si chiude un'anteriore. E' a Austin che pensa, perchè è l'unico modo per prendere a schiaffi quel fantasma che torna ogni volta: Pecco sbaglia troppo e lo fa, paradossalmente, quando cala la tensione. Insomma, sbaglia quando potrebbe stare tranquillo, riuscendo invece a essere perfetto quando la condizione è tutt'altro che ideale. Va bene quando devi affermarti, ma non può andare bene quando, invece, devi confermarti.
"Ho sbagliato e sono incazzato, anche perchè non ho capito cosa è successo"- Ha dichiarato in sala tampa. Occhi bassi e nessuna voglia di scherzare o accennare un sorriso, ma anche nessuna voglia di farne un dramma. Il desiderio, adesso, è solo quello di capire. Capire per non ripetere. Capire per migliorare. Capire per crescere. "Avevo ancora il freno in mano - ha raccontato - non stavo spingendo come un matto e mi sentivo in gestione, però mi si è chiusa davanti e non sono riuscito a riprenderla. Ho visto che una cosa simili è successa pure al Bez ma lui l'ha tenuta su, io invece sono caduto". E' caduto, ha imprecato, s'è rialzato e è ripartito. Come fa un campione. Poi s'è pure fermato e, come invece non farebbe un campione, ha accettato di rimettersi in pista, a combattere da ultimo, riuscendo pure a riprendere Binder, ma facendo comunque un lavoro che invece quando succedono queste cose qui è importantissimo: perdonarsi. Perdonarsi e mettersi in tasca informazioni sulla moto, come se quei giri a margine di una gara persa fossero l'occasione di un test. E' un modo per metabolizzare, per trasformare il brutto in qualcosa che, anche se rimane brutto, almeno può diventare utile.
"C'è solo da lavorare - ha continuato Bagnaia - a Austin si ricomincia. Mi dispiace che sia successo già alla seconda gara, perchè non deve succedere e perchè Ducati non se lo merita". Nessuna autoassoluzione, quindi, e probabilmente è proprio in questa fase che c'è la chiave di svolta tra il Pecco di ieri e quello di questo 2023: è consapevole di fare troppi errori di quelli che non andrebbero fatti mai e di dover fare un lavoro di sviluppo che vada di pari passo a quello che Ducati, nel frattempo, ha fatto e fa sulla sua moto. Il punto non è l'errore, perchè l'errore ci può stare sempre quando vai forte, ma il momento in cui l'errore è stato fatto: poco dopo aver sorpassato Alex Marquez e aver messo una minima distanza di sicurezza, proprio quando, quindi, si poteva un attimo abbassare la guardia. Come se Pecco non sapere fare i conti con la "tranquillità". Rovinandola in rabbia.
La rabbia, quella, resterà di sicuro per questa notte, forse anche per qualche giorno, ma i motivi per metterla a tacere non mancano. Perchè alla seconda gara di un mondiale non hai, di fatto, perso niente, e perchè quella seconda gara del mondiale, comunque, l'ha vinta uno dei tuoi amici, mentre un altro dei tuoi amici è arrivato a un pelo dal podio dopo due anni terribili. C'è stato un momento in cui sembrava davvero che un podio tutto italiano sarebbe stato possibile, con Bezz lassù che oggi era imprendibile, Pecco che regolava Alex Marquez e Franco Morbidelli che magari poteva anche farcela. Ecco, riuscirci prima possibile dovrebbe essere la motivazione in più, quella piccolaspinta in più oltre i propri traguardi per inseguire la perfezione. Pur restando consapevoli che alla fine dei giochi, pure in MotoGP, di perfetto ci sarà sempre e solo l'imperfezione.