"Sbagliare è umano”, quante volte abbiamo sentito questa frase? Purtroppo vale pure per le corse in moto e, possiamo anche dirlo, a volte fa parte dello spettacolo stesso. Però quell’antico detto ha un seguito, “perseverare è diabolico” e perseverare nell’errore, quando ci sono di mezzo la pelle e la velocità, rischia di essere tutt’altro che umano. Viene da dirlo dopo quanto si è visto nel week end di Portimao e pure in quello di Argentina, con i cinque piloti finiti in ospedale, le prove a vita persa, l’acqua di Termas e un modo di stare in pista, soprattutto durante le Sprint, un po’ troppo aggressivo. Così, in questi giorni di moto ferme, c’è tornata in mente una chiacchierata fatta con Sara Comis, la moglie del povero Doriano Romboni, proprio dopo il GP del Portogallo, ma che vale ancora, perché, come ci ha detto proprio Sara, non si può chiedere a un pilota di chiudere il gas, qualsiasi sia la gara a cui sta partecipando e bisognerebbe, quindi, fare in modo che chi persegue lo spettacolo usi la stesso impegno per garantire la sicurezza.
Sara ci ha raggiunti telefonicamente dopo le nove di sera, dicendoci che è un periodo impegnativo: da qualche tempo lavora in una scuola materna e ci racconta di quanto tenga ai suoi bambini e di come loro siano entrati in empatia con lei. E nel frattempo lotta. Lotta perché c’è ancora in piedi un processo che dovrà stabilire se e chi avrà avuto responsabilità sulla morte di suo marito Doriano. Nel poco tempo che resta, però, le corse sono ancora una passione per lei. Anche se bruciano, anche se fanno male, anche se fanno riaffiorare troppi ricordi.
Sara, hai visto il GP?
Certo, questa Sprint mi fa un po' paura. Non la gara di suo, ma la piega che si sta dando al motomondiale e alle corse in genere. Sai, mi ricordo di quando il povero Andrea Antonelli perse la vita nel GP di Mosca, ricordo che Doriano disse ‘si è spenta la luce’ e guardando il GP del Portogallo mi è tornata in mente quella sua frase. Quando Antonelli perse la vita non si doveva correre, mancava veramente la visibilità a causa della pioggia, sul nostro profilo Facebook Doriano scrisse la sua opinione, era molto arrabbiato. E’ vero che lo spettacolo deve andare avanti sempre, ma a nessun livello, da quello più amatoriale al mondiale, lo spettacolo non può essere vederli finire in ospedale o peggio.
Purtroppo, qualche mese più tardi, ad essere vittima della mancata sicurezza fu proprio lui...
Senza dubbio, come disse Giacomo Agostini, dei semplici pneumatici o balle di fieno potevano salvare Doriano, chi di dovere sottovalutò il pericolo, è caduto invadendo la corsia opposta. Durante le indagini processuali, infatti, erano emerse delle discrepanze significative tra i dati riportati nella planimetria della pista in quel punto (allegata alla richiesta di omologazione) e quelli effettivamente rilevati. La zona erbosa era indicata con una misura di 15,58 metri, invece in realtà erano 10,50. Inaccettabile. Ho portato in giudizio anche la Federazione Italiana.
Anche a Portimao, alla prima del Mondiale 2023, alcune barriere di sicurezza erano sprovviste di Air Fence, hanno provveduto ad aggiungerne una alla curva 3 solo dopo il brutto volo di Pol Espargaro. In più la ghiaia nelle vie di fuga era di diametro superiore a quello indicato dal regolamento, già in passato alcuni piloti hanno polemizzato senza essere ascoltati, com’ è possibile che in un evento mondiale non siano corsi prima ai ripari?
Dico spesso che la mia è una battaglia per chi verrà anche dopo Doriano, ci sono ancora troppe situazioni simili, persino nel mondiale, e purtroppo i piloti quando si espongono non vengono ascoltati.
Nella MotoGP di oggi è chiaro che abbiano deciso di puntare allo spettacolo, raddoppiando le gare, si è discusso molto degli incidenti avvenuti durante la gara Sprint. Cosa ne pensi di questo nuovo format?
Sicuramente aumentando il numero di gare aumenta sia il rischio di farsi male e spero che di questo abbiano tenuto conto. Ci si gioca tutto in pochi giri e ai piloti interesserà sempre e solo arrivare davanti. D’altronde è anche vero che ultimamente la MotoGP aveva perso un po’ di attenzione da parte degli spettatori e quindi la scelta di questo nuovo format è stata dettata anche dalla situazione.Il problema non è la Sprint di suo, ma tutto quello che hanno intorno. Soprattutto all’inizio dovranno essere molto rigidi con le penalità, perché è innegabile la non curanza di certi piloti a quelle che sono le basi della sicurezza e del rispetto verso chi gareggia proprio come lor o. Si potrebbe contrastare questo fenomeno con sanzioni più pesanti e certe, che andrebbero a far desistere da certe manovre fin troppo azzardate e oltre il limite.
Probabilmente alcuni piloti, soprattutto nelle categorie minori, affrontano le gare con troppa sfrontatezza. E poi, una volta arrivati al mondiale, mantengono quell’atteggiamento…
Non mi sento di demonizzare nessuno, è anche vero che queste sono le gare e queste vicende anche se in epoche diverse sono sempre successe. Doriano avrebbe potuto confermare. Ora sono amplificate da tutti questi social che danno voce a persone che non sanno nemmeno com’è fatta una motocicletta, così come dall’ evoluzione delle moto che con gli anni sono aumentate di potenza e soprattutto di peso, divenendo più pericolose in caso di caduta o perdita di controllo. Ci tengo a precisare che Doriano amava tutti i piloti, ricordo che era stupito dal tipo di approccio e dalla preparazione quasi maniacale che avevano raggiunto negli ultimi anni, quando correva lui mi diceva che non era affatto così.
La valutazione del rischio e del pericolo, insomma, saranno un fattore importante per la gestione di questo campionato...
Si cerca sempre di aumentare la sicurezza e limitare i danni ma a volte ci si dimentica della pericolosità di questo sport che tra l’altro è anche l’essenza del motociclismo: è impossibile controllare tutti gli eventi che possono accadere. Tutto questo fa parte del gioco e, nonostante questo altissimo rischio, rimane lo sport più bello del mondo. Chi ci è dentro è consapevole di potersi fare male, non se può fare a meno di quelle sensazioni li.
Arrivare alla decisione di fare a meno di quella sensazione è una scelta difficile, Doriano si ritirò dalle corse a 36 anni: sono stati i diversi infortuni che ha subito a portarlo a questa scelta?
Gli infortuni sono sicuramente eventi molto incisivi nella carriera di un pilota così come anche alcune scelte tecniche, secondo me discutibili, fatte da chi doveva gestire la sua figura professionale. In un campionato così serrato è molto importante fare le scelte giuste al momento giusto perché nessuno ti aspetta e soprattutto le occasioni che hai a disposizione vanno sfruttate nel momento che si presentano, perché poi potrebbe essere troppo tardi.
A cavallo tra il 2012 e il 2013 però si riprese le sue soddisfazioni personali sul lavoro giusto?
Si, fu un bel periodo per lui: era capo tecnico e direttore sportivo dei giovani piloti prima nel Civ e in seguito nell'Europeo stock 600. Svolgeva il suo lavoro con grande competenza, passione ed umiltà. Era molto preciso in quello che faceva e si tolse anche delle grandi soddisfazioni. Con l'Europeo di Franco Morbidelli aveva un po' conquistato il titolo che gli era sfuggito da pilota ed era molto contento dei suoi ragazzi. Doriano era un tecnico federale e si occupava anche di corsi di guida sicura in pista, era una persona molto protettiva con tutti noi; il buon senso lo accompagnava sempre, pensa voleva anche coinvolgere mio figlio Cristian: gli piaceva l'idea che imparasse in circuito, ci teneva davvero tanto. Ma è andata come è andata. Però, ecco, una cosa la voglio dire, la sicurezza per Doriano era un valore, prima di tutto un valore, e vorrei che fosse così per tutti e a tutti i livelli.