Ha sbagliato e probabilmente sarà punito. Un po’ l’ha punito anche la sorte perché sembra che nel botto con Martin prima e Oliveira subito dopo si sia rotto anche il metacarpo. Ma tutti quei fischi che gli ha tributato Portimao e che ormai dal 2015 sono la sua colonna sonora in ogni circuito del pianeta sono ingiusti. Sì, ok, solo l’idea di fare un’affermazione così dopo quello che Marc Marquez ha fatto oggi è da fuori di testa, però quando ti viene da dentro ti viene da dentro e fanc*ulo se ti tiri dietro un po’ di veleno. Quel ragazzo ha solo fame! Tanta fame dopo tutto quello che ha passato.
Nel fine settimana di Portimao, tanta fame – un po’ troppa fame – ce l’hanno avuta tutti e a esagerare sono stati in parecchi. Lui ha solo più fame degli altri. Ha provato a dircelo anche con un intero documetario, tradendo espressioni che sembravano quasi quelle di chi in qualche modo sta chiedendo aiuto. Ok, il famoso “è più forte di me” non è mai una giustificazione, ma in quelle sei puntate ha ribadito in ogni modo che una volta in pista, quando vede ruote davanti, può esserci anche l’adorato fratello Alex e sarebbe in ogni caso lo stesso. Per tre anni, praticamente tre anni, ha dovuto stare fermo e buono. Poi è tornato s’è ritrovato con una moto che nel frattempo aveva imparato a stare un po’ troppo ferma e pure un po’ troppo buona. Ha urlato, s’è arrabbiato, è stato dietro e poi ha semplicemente risposto alla fame. Fin dal venerdì di Portimao, ragionando – ma ragionare non è certamente il verbo giusto – come (non) ragiona un qualsiasi animale (da gara) che è in preda a una fame cieca. S’è arrangiato come ha potuto, sapendo che gli avrebbero dato dello scorretto. Passando da sanguisuga. Ma la fame è fame! E si trasforma in pensiero strutturato solo quando è passata. Fin quasi, appunto, a chiedere scusa, fin quasi a provare a spiegare al mondo quello che Valentino Rossi riferendosi ai noti fatti del 2015 – proprio parlando (giustamente) non bene di bene di Marc Marquez – ha affermato che “era come assente, gli parlavo e sembrava non ascoltarmi, era in un'altra dimensione”. Che poi Valentino Rossi, paradossalmente, è pure l’unico che l’ha capita davvero: “Marquez è fatto così”. Non lo perdonerà mai (e ci mancherebbe altro!), ma lo assolve: "Marquez è fatto così"
In un’altra dimensione quel ragazzo lì ci sta nel bene e nel male. E’ la sua fortuna e, anche se è la più banale delle affermazioni, è pure la sua croce. A Portimao ne abbiamo solo avuto l’ennesima prova. Prima ancora dell’incidente con Oliveira, Marc Marquez in partenza ha puntato dritto Pecco Bagnaia, consapevole che il ducatista avrebbe potuto contare su più motore. E’ stato scorretto? Sì, ma la fame è fame! Poco dopo, nella foga di non perdere Pecco che scappava via, gli è scappato un piede dalla pedana e ha di nuovo rischiato di finire giù tirandosi giù anche qualcun altro. Poteva aspettare? Sì, ma la fame è fame! Poi è successo quello che è successo. Certo che non va bene, certo che non doveva succedere, però, se andiamo a stringere – Marc Marquez non ha semplicemente fatto quello che la nuova MotoGP chiede? La gara Sprint, le libere che diventano qualifiche a gara persa, il livellamento ricercato tra i vari marchi, in fondo, sono solo il modo per garantire lo spettacolo. E lo spettacolo, quando ci sono di mezzo le corse, sta nelle sportellate. C’è modo e modo di darsele e Marc Marquez, come gli capita spesso (ma anche come per fortuna gli è capitato spesso) è andato oltre. Facendo, però, la stessa cosa che ha fatto Mir il giorno prima, la stessa cosa, in qualche modo, che aveva fatto anche Luca Marini e che hanno fatto tutti soprattutto al sabato. La stessa cosa che ha fatto Aleix Espargarò nel GP di oggi (l’ha detto pure Marco Bezzecchi) o Alex Rins in partenza. Con Marquez che, per altro, la sua punizione l’ha pure avuta visto che ha raccolto zero punti e verosimilmente anche un altro infortunio. Oppure tutti quei fischi che invocano penalità severe chiedono che la pena sia per il “reato” di chiamarsi Marc Marquez?