“Sento come se i miei pollici si fossero allungati”. Lo ha detto Luca Marini, dopo il bruttissimo incidente di Le Mans. I pollici allungati e qualcosa di molto meno in vista che, invece, s’è stretto. E probabilmente s’è stretto pure parecchio. Perché, diciamolo senza girarci troppo intorno, quella moto tenuta e salvata da una caduta che rientrava pericolosamente verso la pista ha ricordato un po’ a tutti noi l’incidente che costò la vita a Marco Simoncelli. Lo ha ricordato a noi, figuriamoci a Luca Marini. Che poi, a sangue raffreddato, ha pure ammesso: “Ho fatto un gran salvataggio, probabilmente il migliore della mia carriera, ma non lo so se questo tipo di manovra vale sempre la pena”.
Consapevole, quindi, che il gesto tecnico alla Marc Marquez è stato di quelli da incorniciare, ma anche lucido nell’ammettere che a volte, per fare meglio, si rischia di fare peggio. Lui ha dovuto impararlo, appunto, proprio ieri a Le Mans, quando in piena bagarre ha perso l’anteriore della sua Desmosedici e ha concentrato su gomito e ginocchio tutto quello che aveva da concentrare, trasformando scintille che solitamente annunciano il ruzzolone in sacro fuoco del grip ritrovato. Solo che poi la sua moto è rientrata verso la pista e appena un attimo dopo è arrivato Alex Marquez, che l’ha travolto, colpendolo in pieno a una spalla. Tutti e due, poi, sono rimasti a terra, quasi in mezzo alla pista, per un secondo che s’è trasformato in eterno.
“Non ho potuto fare niente per evitare Marini – ha raccontato Alex Marquez, con gli occhi ancora belli pieni della strizza avvertita – Una volta a terra mi sono messo a gattonare come un pazzo perché sapevo di essere sulla linea dei piloti che sopraggiungevano. Lo ammetto: un po’ di paura l’ho avuta, ma è andata bene e queste sono le corse. Sono stato molto fortunato e gli altri sono stati molto bravi a evitarmi”. Se uno, Alex Marquez, s’è messo a gattonare, l’altro, Luca Marini, per un momento ha proprio chiuso gli occhi. “Quando ero a terra – ha raccontato il pilota del Team Mooney VR46 – avevo gli occhi chiusi e quindi ho solo sperato che nessuno mi travolgesse. Poi, appena ripreso il contatto con la realtà, ho cercato di togliermi di mezzo. E’ stata una brutta botta, mi fanno male le mani e sento come se i miei pollici si fossero allungati. AL centro medico, però, hanno escluso fratture, quindi ora torno a casa, sto un po’ tranquillo e vediamo come evolveranno le cose. Mi scoccia pensare che questo potrebbe condizionare il mio programma di allenamento di queste tre settimane: avevamo in calendario una giornata di lavoro con la Ducati Panigale V4 al Mugello, ma a questo punto non lo so se potrò esserci”.
Tornato in Italia, Luca Marini si sottoporrà a ulteriori accertamenti, ma comunque i primi referti dei medici che lo hanno visitato a Le Mans raccontano un quadro post traumatico che non dovrebbe essere preoccupante. Con il Maro che, magari più lentamente del previsto, potrà rimettersi al lavoro per preparare al meglio l’appuntamento con il GP d’Italia, tra tre settimane. Partendo anche dai feedback positivi avuti in Francia. “Le cose non stavano andando male – ha concluso – mi sentivo bene sulla moto e nei primi giri, nonostante quella confusione e quell’aggressività che ormai è tipica di questa MotoGP, ero lì e ero della partita. Al di là di quello che è successo posso dire di essere soddisfatto, perché comunque ho avuto sensazioni molto buone e stiamo crescendo”.