“La più bella gara della mia carriera, punto”. Luca Salvadori ha descritto così la sua domenica al Mugello. Perché ha vinto con una moto di serie in mezzo a una giungla di motori preparati, una scommessa su cui aveva puntato il lavoro di tutta una stagione. L’anno scorso, con la Panigale V4 R del Team Barni, era dato per favorito, quest’anno tutto quello che porta a casa è sempre il frutto di un lavoro perfetto. È così per forza se gli altri corrono con moto preparate di fino e tu no. Dopo il 2° posto a Misano di inizio campionato e due gare difficili a Vallelunga, Salvadori è tornato a vincere. L’ha fatto sul suo circuito, davanti a un fiume di gente, partendo dalla pole position e con una moto praticamente di serie, ma non solo: la gara è stata fermata due volte e lui ha corso sempre di traverso per non permettere all’elettronica di limitare la potenza del motore. Anche se ha già promesso un video sul weekend che è un piccolo documentario, lo abbiamo chiamato per farci raccontare tutto.
Luca! Allora, come stai?
“Aaah.. benissimo. Quando finiscono le gare così per tre o quattro giorni c’è la scia positiva. E poi così è ancora più bello, tanta roba”.
Hai vinto al Mugello con una moto praticamente di serie.
“Sai, l’anno scorso dicevano che stavo guidando un Superbike da 275 CV e ovviamente non era vero. Se prendi i dati di quest’anno e quelli del 2021 scorso puoi confrontare le velocità, i tempi sul giro... I numeri non sono così diversi, se nel 2021 scorso avessi girato con un Superbike il divario sarebbe stato tutt’altra roba. Poi certo, ero in un team con esperienza e molti dati, cosa che se arrivi da una moto radicalmente diversa ti permette di salire in sella pensando solo a guidare, ma la mia moto era come le altre”.
Stavolta invece no. Nonostante tutto però sei riuscito ad andare di nuovo in pole, come a dire che la velocità e la manetta non mancano. E poi quanti sorpassi nei cambi di direzione…
“Provavo sempre ad andare via ma era impossibile. Come si è visto - e come faceva notare il telecronista - ero perennemente di traverso. Sulle moto di serie che si usano in pista hai un pacchetto elettronico di base da cui vai a liberare per gradi. Chiaramente però non potevamo lavorare di fino come l’anno scorso, con l’ingegnere che curva per curva ti metteva a posto le cose. È tutto più standard. Quindi con il caldo che c’era abbiamo scelto di stare con il livello dell’elettronica più basso possibile, perché altrimenti in un paio di giri la moto avrebbe tagliato troppa potenza, ma così ti ritrovi sempre di traverso. Allo stesso tempo però hai tanta sicurezza, lei ti tiene lì aggrappato e per essere una moto di serie è tanta, tanta roba. Chiaramente da pilota vorresti degli affinamenti, ma il fatto che una Ducati Panigale V4 S ti permetta di vincere una gara è clamoroso. Volevo dimostrarlo e ce l’abbiamo fatta. Ed è vero che sul giro secco conta solo la manetta e che in gara, invece, ci sono tantissime altri variabili”.
Anche perché in partenza soffri sempre molto. È il launch control di serie?
“No, parto alla vecchia! Perché il launch control, che dev’essere buono per tutti, è tarato un po’ più da amatore. Quindi parto di gas e frizione. Il mio problema principale è che quando faccio le prove di partenza vado bene, ma con tutte le altre moto al limitatore non sento i giri della mia moto e non so mai a quanto sto partendo. Questo weekend poi abbiamo fatto tre partenze e le frizioni con 35 gradi hanno sofferto un pochino. Vedrete nel video: c’è stato un bel momento di tensione, perché dovevo decidere se andare sul sicuro e mettere tutta la frizione lontana che stacca molto peggio o metterla vicina rischiando di rimanere al palo come è successo a dei miei avversari. Me la sono rischiata ed è andata bene”.
Come si arriva a vincere partendo svantaggiati?
“Luca Conforti, il Team Manager, mi ha detto una cosa che magari non è stata carina ma mi è rimbombata nelle orecchie ad ogni partenza. Mi ha detto che non avevamo molte opzioni, dovevamo vincere e basta. Una cosa tipo ‘Gli altri possono avere la moto più veloce, anche un missile. Ma bisogna vincerla e devi inventarti qualcosa per farlo, è inutile che parliamo di questo è quello. Vinci’. Può sembrare un discorso che mette pressione, ma quando sai che devi fare solo quel risultato e non hai altre opzioni per giocarti il campionato ti dà qualcosa in più. Invece un altro dramma in termini psicologici è stato per le gomme. Per regolamento se ne hai d’avanzo e riparte la gara puoi metterle nuove. Noi le avevamo cambiate per la prima ripartenza e non ne avevamo più per la seconda, invece qualcuno se l’era tenuta e ha potuto montarla. Quando ho visto gli altri con le gomme nuove mi sono detto va bene, devo provare a fare una magia”.
Beh, ci sei riuscito.
“Ho smesso di pensare ai numeri, alle probabilità. E ho corso dando solo il massimo, provando a spezzare il ritmo agli altri quando venivo superato. Quello era il mio unico obiettivo e ce l’ho fatta. Anche perché se riesci a prendere un paio di metri di vantaggio gli altri si danno fastidio e magari hai uno spunto in più. Alla fine la gara si è decisa per mezzo decimo di secondo”.
Al Mugello c’era un mare di gente. E magari in tanti vengono anche per te, per vedere le tue gare. Figo, no?
“Fighissimo. Specialmente Mugello e Misano sono circuiti molto vicini agli appassionati e questo fa in modo che ci sia sempre tanta gente in pista, stavolta al Mugello è stato incredibile. Dalla tribuna sentivo la gente che urlava ‘Vai Luca!’, cose così. Lo senti, ti giri e ti dà una carica spaventosa. E ti fa capire che quello che stai facendo, nonostante gli haters e tutti quelli che ti possono andare contro, lo stai facendo più o meno bene”
Quante gare restano?
“Tre. Misano, di nuovo Mugello e poi Imola”.
Come vedi Misano?
“Sarà dura, ma con questo V4 S che ha tanta coppia in basso mi sono trovato bene, anche meglio rispetto al V4 R. A inizio anno ho fatto secondo sbagliando gomma, in teoria è una pista in cui non ho mai fatto bei risultati, invece all’ultima gara mi sono trovato un po’ meglio. Che poi la cosa che mi fa ridere è che la vittoria di domenica è arrivata quando mi sentivo meno a posto, con gli altri che andavano tutti più forte. Invece nonostante le condizioni un po’ difficili mi sono trovato subito bene con la moto. Luca Conforti, il mio sospensionista Danilo Spreafico, YSS e tutto il team hanno fatto un lavoro pazzesco: sono entrato in pista ed era tutto perfetto”
Parliamo di MotoGP, anzi di Pecco Bagnaia. Come ti spieghi la caduta al Sachsenring?
“Sarei bugiardo a dire che è cascato per questo o per quel motivo. Solo il pilota sa se ha fatto la ca****a lui o se c’era qualcosa che non andava. C’è da dire una cosa però, Bagnaia ha una pressione addosso che è incredibile. È molto spinto, ma allo stesso tempo ha molta pressione da tutto l’ambiente. Secondo me è qualcosa di molto complicato da gestire, almeno lo immagino. Comunque appena Bastianini è andato un po’ più forte di lui tutti si sono lanciati a dire che Bagnaia in confronto non era capace, che doveva andarsene. Se cade tutti lo attaccano e lo fanno solo con lui, ogni volta la gente trova un motivo per dargli contro. Sono contento però che nel team ufficiale, invece di attaccarlo, lo abbiano protetto. Per un pilota sentire il sostegno della squadra è fondamentale, anche perché il Team Manager lo sa, il campionato è perso. Creare dissapori nel team secondo me non ha senso. E ti dico un’altra cosa, secondo me farà come nel 2021, ora che non c’è più niente da vincere andrà fortissimo”.
Fabio Quartararo ha già vinto il mondiale?
“Secondo me sì. Quando Marquez sbagliava - e magari lo vedevi a cinquanta punti di distanza - dicevamo che il campionato era aperto perché era il più forte e c’era la possibilità che mettesse tutti dietro. Ora il pilota più in forma è novanta punti avanti, la vedo molto grigia. Ci sarà un cinque percento di possibilità di tornare in lotta. Poi è anche vero che in un campionato ci sono tante gare, anche io fino a una settimana fa ero giù nel profondo rosso della classifica e mi sono ritrovato a 13 punti dalla vetta”.
Tocca dargli del gas a Misano.
“Eh si, e poi pregare che venga anche un filo di pioggia. Una bella bomba d’acqua e via. Ci starebbe, anche perché è da due anni che non troviamo condizioni di bagnato in gara e mescolerebbe un po’ le carte”.