Congiuntivite e occhiali da sole per non distrarre gli spettatori dall'analisi. Luca Salvadori nel suo ultimo video parte con due premesse. Ricorda che Valentino Rossi è stato il pilota più completo di sempre, il più forte in senso assoluto, colui grazie al quale è scoccata la passione, verso cui Luca corrisponde un affetto impareggiabile: "Quando ho ricevuto questo libro speciale da lui autografato e con dedica ' A Luca, ricordati che per strada chi va piano va sano e va lontano' è stato il giorno più bello della mia vita". Però..."Però certe volte bisogna lasciar da parte le emozioni e guardare da persone distaccate ciò che succede in pista e come arrivano i risultati. Quindi se mi dicessero che Valentino Rossi a livello di talento puro, sottolineo talento puro, è a livello di Stoner e Marquez non sarei d'accordo". Qui arriva il secondo preambolo: "Nonostante sia consapevole che comparare piloti di epoche diverse è difficile, ritengo che tra Stoner e Marquez la spunti Marc. Dopotutto quando Stoner smetteva Marquez iniziava, quindi non parliamo di mondi completamente opposti".
Poi il futuro pilota del Team Pramac di Moto E comincia ad argomentare, spogliando la sua analisi da numeri e considerazioni fondate su freddi principi di statistica. Principi che, naturalmente, consegnerebbero le sorti del confronto immediatamente a Marc Marquez, poichè lo spagnolo ha gareggiato più a lungo e vinto in maggior misura rispetto all'australiano. "Mi azzarderei a dire che Marquez è meglio di Stoner per la sensazione che mi dava quando lo guardavo in in sella prima dell'infortunio, per le dimostrazioni di puro e cristallino talento che metteva in atto. Anche Casey faceva cose incredibili, come ogni volta che scendeva in pista a Phillip Island, dove poteva guidare bendato, con la mano dietro la schiena, e vincere. Ma non con la stessa frequenza Marquez. Marc, prima di farsi male, aveva il costante pensiero di distruggere gli avvversari e la superiorità che dimostrava era imbarazzante in certi casi". Luca a questo punto mostra tre esempi. Inizialmente fa riferimento al GP d'Argentina 2018: "Un misto tra incazzatura per come si comportava in pista, per la guida antisportiva, e ammirazione completa nel vederlo, in modo lampante, due spanne sopra ai migliori venti piloti del mondo". Successivamente Salvadori porta all'attenzione altre due rimonte epiche, ma con lieto fine, del Cabroncito. La prima coincide con la vittoria in Moto2 di Valencia, nel 2012, dopo essere partito dall'ultima casella (ai tempi la griglia di partenza della Moto3 contava 40 piloti). La seconda impresa memorabile citata da Luca risale all'anno 2010, categoria 125cc, Estoril la pista. Un giovane Marquez si gioca il titolo in Portogallo, ma scivola nel giro di allineamento ed è costretto a partire dalla pitlane. Dopo una quarantina di minuti sarà il primo a tagliare il traguardo. Il momento è fecondo per chiosare risaltando una sensibile differenza nell'approccio alle gare tra Marc Marquez e Casey Stoner: "L'australiano soffriva tremendamente l'ansia da prestazione. Lui stesso tempo dopo il ritiro ha ammesso che 'più il weekend andava bene più avrei voluto morire, raggomitolarmi sul pavimento del motorhome in preda ai nodi dello stomaco per colpa dello stress'. Al contrario per Marc la tensione era, e tutt'ora è, uno stimolo. Un qualcosa che lo carica, rendondolo lucido e pronto a buttarsi nella mischia".