L’Argentina è campione del mondo per la terza volta e questo è il giorno dell’ascesa al cielo di Lionel Messi. Nulla ci salverà dalla retorica, dall’enfasi e dalla prosopopea degli aedi che già hanno dedicato odi, epinici ed encomi al più forte (e ricco) giocatore del mondo e ora imperversano tra misticismo maradoniano e mille suggestioni metafisiche perché hanno visto compiersi il destino di Leo in piena entelechia. Gli mancava solo il titolo iridato. Ora c’è tutto, ora ha tutto e allora via, passi anche la retorica, perché a Lusail s’è fatta la storia, con una finale memorabile, e la storia l’ha fatta lui: 7-5 ai rigori in una partita di mille partite (2-0 nel primo tempo, 2-2 al novantesimo, 3-3 ai supplementari), penalty decisivo di Montiel, niente da fare per la Francia nonostante la tripletta di Kylian Mbappé, capocannoniere del torneo.
Del resto, come vederla diversamente? La finale di Qatar 2022 è stata la più folle di sempre, una finale destinata a rimanere. Storia di un primo tempo con una Francia in totale sottomissione (zero Giroud, zero Mbappé, pochissimo Griezmann, nulla di che e spesso male Theo Hernandez, un buco tattico strutturale clamoroso a destra), abbattuta da un Angel Di Maria imprendibile, godurioso e abile a trascinare la gamba per un falletto, una spintarella da fesso (Dembelé) buona per regalare al Diez il rigore che ha aperto la fuga per la vittoria argentina. Il secondo l’ha segnato proprio Di Maria, su assist di Messi che l’azione l’aveva anche fatta partire e insomma, ancora una volta il piede in nel gol dell’Albiceleste l’ha messo. Tutto fatto? Macché: a Deschamps sono bastati 30 secondi di Mbappé nel secondo tempo (con Di Maria ormai spedito sciaguratamente in panchina) tra il minuto 79 e 80, per portare la gara dallo 0-2 al 2-2 e dunque ai supplementari. Lì Messi alla Inzaghi – il gol meno alla Messi della sua vita, una ribattuta sporchissima di destro su respinta di Lloris da conclusione di Lautaro Martinez – ma non è bastato, perché Mbappé ha segnato poi il rigore del 3-3 e Kolo Muani si è trovato sul piede la palla del 4-3 che avrebbe potuto portare il secondo Mondiale consecutivo alla Francia.
Invece no, Emiliano Martinez quella palla l’ha presa così come ha neutralizzato due rigori. L’ha vinta lui, eroe della serata, ma l’ha vinta Messi che chiude così la sua leggenda. Di certo ora nessuno gli potrà dire che manca qualcosa, che sì però Cristiano Ronaldo, che i sette Palloni d’oro valgono quel che valgono considerando chi vota, che Maradona era tutta un’altra cosa. Che è peraltro vero, e allora vale la pena cambiare la prospettiva. Il suo Mondiale è stato eccellente, la chiusura epica. E di sicuro gli argentini – che sono tornati a festeggiare la coppa più ambita a trentasei anni di distanza dall’ultima volta (1986) e dopo due finali perse contro la Germania (1990 e 2014) – potranno anche perdonargli il contratto che, per una vagonata di milioni, ha firmato con l’Arabia Saudita per fare da testimonial al paese in vista della candidatura al Mondiale 2030, per il quale anche Argentina, Paraguay e Uruguay hanno presentato una candidatura congiunta. Il suo volto cercherà di portare il Mondiale lontano dall’Argentina, ma il suo cervello calcistico e il suo piede hanno portato agli argentini la Coppa del Mondo 2022, la prima dopo Maradona. Beh, può bastare.