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Estromesso dalla finale?
Ma noi fondiamo il Movimento
di Beatificazione per Lele Adani

  • di Gianni Miraglia Gianni Miraglia

18 dicembre 2022

Estromesso dalla finale? Ma noi fondiamo il Movimento di Beatificazione per Lele Adani
Lele Adani non sarà in telecronaca per Argentina-Francia, finale del Mondiale. Non solo hanno vinto le gerarchie della Rai in fatto di telecronisti (tocca ad Alberto Rimedio con il commento tecnico di Antonio Di Gennaro), ma anche la shitstorm avviata da molti hater. Ma noi non ci stiamo e fondiamo un Movimento per la beatificazione di Adani, perché ci piace la sua enfasi e perché, nonostante tutto, non vogliamo tornare a dormire di fronte a una telecronaca del servizio pubblico

di Gianni Miraglia Gianni Miraglia

Largo all’avanguardia, pubblico di merda. Qui merda lo posso scrivere e non verrò bannato per un altro mese dal social del signor “Montagna di M*rda di Zucchero” che ormai costringe miliardi di utenti a criptare con asterischi, anagrammi e metafore nomi, verbi e sostantivi per sfuggire all’idiozia delatrice dell’algoritmo. Ribadisco: largo all’avanguardia, pubblico di merda! Che intanto quattro italiani su dieci - stando all’identikit elettorale di questo Paese a forma di scarpa - non coglieranno la mia citazione. Premettendo che sono mezzo argentino, da parte di madre, ma che tengo per la Vecchia Europa continentale - che quindi esclude la Perfida Albione che ha già dato il meglio coi Beatles, i Sex Pistols, i rave a Stonehenge - nasce il Movimento di Beatificazione per Lele Adani: lo fondo ora nel mio monolocale, nella consapevolezza che lui mi copra di soldi e vanti quei capelli che ho perso da decenni e giochi a padel tutto il giorno con Bobo Vieri e Ventola, probabilmente senza neanche pagare perché Vip, privilegiato e tutto il resto.

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Un post condiviso da Daniele Adani (@leleadani)

E quindi vuol dire che almeno non sono un invidioso, come quei quattro italiani su dieci, haters che in fase digestiva - dietro l’anonimato di un nick da film fantasy - scaricano la bile del loro fallimento contro chiunque nella vita sia riuscito a combinare qualcosa e guadagnarci tanto vile danaro. Ricordo a quei miei simili, assillati dalla paura dell’abisso bancario - come il sottoscritto - che il buon Lele non è un influencer che ha fatto il botto, mostrando i suoi completini e le tette. La statistica parla chiaro: lui è parte dell’1% di quei miliardi di ragazzini che ogni anno si danno al gioco del calcio in un buco di culo di provincia e che - per abnegazione e doti genetiche - riescono nell’ardua realizzazione del loro sogno narrante. Perché lui almeno è arrivato a giocare in serie A e pure in Nazionale, quindi un pluri-laureato, persona competente nell’arte della pedata. E ce ne fossero. Certamente un esaltato, ma per nostra fortuna e alla faccia dei benpensanti e fini dicitori che si ergono in difesa della neutralità del pubblico servizio e che da lui pretenderebbero esemplare imparzialità. Quando da troppi anni assistiamo, in vergognoso silenzio e complicità, allo scempio delle nostre tribune politiche, prive di contraddittorio e deontologia, asservite da giornalisti schierati coi nei pelosi, rockstar della propaganda per prepotenti in ascesa e le loro cordate di leccaculo e portaborse di partito.

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Ben venga dunque Lele Adani che svacca, che ha garra, che bacia la bandiera argentina - visto che lui da calciatore era in combutta con suo fratello Almeyda e gli altri sudamericani - e che senza assumere mescalina azzarda metafore Messianiche sui cammelli e Maradona che gioca da lassù. Qual è il problema? Quei quattro italiani su dieci sono così nazionalisti e ottusi, da pretendere che un professionista della divagazione sul calcio, nato in Italia, si inginocchi solo a idoli nostrani? In una epoca sempre più globalizzata la giocata di Messi, Amrabat o Mbappé appartiene a tutti, perlomeno a coloro che ormai si accontentano delle emozioni tratte da una fottuta partita di calcio, di cui parlare per almeno tre giorni, prima di tornare al silenzio della consueta e paludosa routine, priva di impulsi emotivi endogeni. E adesso che il Lele Adani è stato defenestrato dalla finale, per dare spazio al compostissimo soporifero ancien régime, mettete le sveglie dopo i supplementari e la cosiddetta lotteria dei rigori.

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