Fausto Gresini aveva sedici anni o giù di lì quando decise di accettare una sfida. Aveva un sogno, voleva correre in moto, e mani capaci di mettersi in mostra nell’officina in cui lavorava. Così Remo Obici e Osvaldo Guerra, i suoi datori di lavoro, gli dissero che avrebbero pagato tutto se lui si fosse costruito da solo una moto per correre. D’altra parte, nei giri di prova intorno proprio a quell’officina in cui è iniziata la storia di Gresini, i due avevano già avuto modo di rendersi conto che quel ragazzo aveva un manico mostruoso. Manico e pure un sogno di quelli per cui sei disposto a rimetterti a lavorare dopo aver lavorato una giornata intera, a perdere giorni, notti, rompere le palle a destra e sinistra per farti fornire i pezzi. C’era riuscito, Fausto Gresini, andando a bussare da chiunque potesse regalargli un telaio, un blocco motore, una frizione o anche semplicemente i cavi del gas o dei freni. Fino a quando quel sogno non è diventato una moto vera con cui inseguire un sogno più grande. Il giorno esatto in cui tutto è cominciato è il 21 maggio del 1978, quando quella Minarelli 50cc bianca con il numero 13 e nessun fronzolo, è stata portata sul circuito a Imola, per la prima gara del Campionato Italiano Junior. La prima di Fausto Gresini. La prima di una storia che poi è diventata leggenda.
Il resto, tutto quello che sta in mezzo a quel maggio del 1978 a oggi, lo sappiamo tutti. Le vittorie come pilota, i mondiali vinti, gli anni passati a scoprire fenomeni come team manager di una squadra che ha attraversato momenti di gioia immensa e di altrettanto immenso dolore. Fino alla morte di Fausto Gresini, un anno fa, a causa del Covid e alla rinascita del team con al timone sua moglie Nadia e i loro figli. Una storia di umanità dentro una storia di motociclette a cui, però, mancava un pezzo. Quella Minarelli con il numero 13, infatti, era andata perduta e lo stesso Gresini, nonostante i gioielli guidati in carriera e custoditi nella sua collezione dopo il 1978, si rammaricava spesso di sapere non si sa dove la sua primissima moto. Quella che gli aveva aperto le porte del mondo.
Così l’anno scorso, mentre gli amici di una vita e soprattutto i membri del Club Romagnolo Auto e Moto d’Epoca provavano a trovare una qualche ragione per distrarsi e contenere la sofferenza della mancanza di Fausto, a qualcuno è venuta un’idea: ricostruire proprio quella Minarelli con il 13. Identica, con gli stessi pezzi usati da Fausto Gresini quando aveva solo 16 anni e seguendo le indicazioni di una vecchia foto e il ricordo dei racconti che Fausto faceva sempre su quel suo primo progetto. Un’idea matta, ma chi ha le motociclette nel sangue lo è di più e si sono messi al lavoro. E adesso, a un anno esatto dalla scomparsa di Fausto Gresini, la Minarelli con il 13 è rinata. “E’ un omaggio a un grande campione – ha spiegato il presidente del Crame Umberto Ciompi a un giornale locale - Quella moto, purtroppo, è andata perduta, ma il Club non si è scoraggiato ed è partita la caccia ai pezzi. In questi mesi, abbiamo girato non tanto nei mercatini, ma tra i nostri soci e i privati cercando e ricercando ogni singola vite di cui avevamo bisogno. Sarà il dono che il Crame metterà a disposizione della comunità di Imola, la Imola di Fausto Gresini. Dove? Al Museo Checco Costa o nella sede del Crame, vedremo…”