Le ripartenze del Mugello, i saliscendi di Portimao, il caos di Monza, la nebbia del Nurburgring, il ritorno di Imola. La stagione 2020 di Formula 1 si conclude oggi e nell'eccezionalità di un mondiale costruito sull'incertezza, partito in ritardo e reso possibile da una bolla anti-pandemia, possiamo dire che quello appena giunto alla sua fine si è rivelato uno dei campionati più belli degli ultimi anni.
Nonostante la supremazia Mercedes, nonostante il disastro annunciato (ma comunque doloroso) della SF1000, nonostante i colpi di scena inattesi e le restrizioni dovute al coronavirus. Nonostante tutto, il 2020 si è rivelato un anno incredibile per la Formula 1.
Ma allora non si dovrebbe, come si dice sempre, "chiudere in bellezza"?
Il problema è che la Formula 1 non può chiudere in bellezza un motivo semplicissimo: il Gran Premio di Abu Dhabi è storicamente, letteralmente, e sistematicamente bruttissimo.
Tra gli appuntamenti del campionato attuale sono parecchie le piste (che quest'anno abbiamo fortunatamente dimezzato) non all'altezza dei circuiti del passato ma, se sparsi qua e là all'interno di un mondiale lungo ed emozionante, possiamo anche farcene una ragione.
Abu Dhabi però, ogni singolo anno, riesce a deludere le aspettative. Sarà che dal grande finale tutti si aspettano qualcosa di straordinario, sarà per la location, il tramonto, l'emozione dettata dalla fine della stagione.
Insomma qualsiasi sia il motivo la considerazione finale è sempre la stessa: il Gran Premio di Abu Dhabi è proprio brutto. Spegne le bagarre, distrugge il divertimento, e non ci permette mai di salutare i piloti nel modo giusto.
A sistemare le cose, come sempre, è l'emozione del gran finale. Quest'anno poi sono stati tantissimi i saluti, tra Vettel che lascia la Ferrari, Grosjean e Magnussen che dicono addio alla Formula 1, Ricciardo e Sainz che cambiano scuderia. Ma donuts e lacrime a parte, che cosa ci resterà di questo Gran Premio?
Anche quando non è la Mercedes a vincere, come in questo caso, il nulla cosmico invade un circuito costruito relativamente da pochissimo e che - ricordiamolo - avrebbe potuto essere disegnato diversamente rispetto a quanto realizzato da Hermann Tilke, visti i pochi limiti di una zona amplissima come quella intorno a cui si dirama Yas Marina.
Insomma, il circuito è quello che è, e dal GP degli Emirati poco altro ci si può aspettare. Ma, lo sappiamo, nel motosport comanda il dio denaro, e ogni anno, almeno per un po', ci dovremo godere questo finale, ripetendo fino all'esasperazione "ma quanto è brutto il Gran Premio di Abu Dhabi?".
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