Daniel Ricciardo questo weekend sembrava avere più denti del solito nel suo inconfondibile sorriso. Il motivo è scolpito nelle curve della Toscana e si chiama Mugello. Una pista che lui, insieme a tutti gli altri piloti di Formula 1, hanno amato dal primo minuto e su cui non vedevano l’ora di approdare.
È stato un weekend intenso, con errori dei piloti a partire dal venerdì - il primo è stato Norris - fino a una gara infinita, lunghissima, nella domenica dei 1000 Gran Premi Ferrari. E possiamo dire che Ferrari almeno una cosa in questa stagione da dimenticare l’ha fatta giusta: mettere a disposizione lo splendido circuito toscano, di proprietà della scuderia di Maranello, per andare incontro alle esigenze di questo strano anno.
Una pista che siamo abituati a vedere nel mondiale delle due ruote, con la MotoGP che quest’anno invece è stata costretta all’annullamento della tappa, ma anche una pista che in tanti si erano chiesti se fosse realmente adatta alle bestie della Formula 1. Monoposto attaccate a terra, velocissime ma anche larghe, difficili da spostare e problematiche per i sorpassi.
Il risultato di questo weekend è dubbio. La gara è stata intensa: 3 safety car, due ripartenze da fermi e quindi - effettivamente - tre Gran Premi diversi in una sola gara. Incidenti strabilianti, da pelle d’oca, con tutti i piloti fortunatamente usciti dalle monoposto sulle proprie gambe. Il primo al via, con subito fuori Verstappen e Gasly anche se nella carambola generale è un miracolo che ad uscire siano stati solo i due ragazzi del toro. Poi il vero spavento della giornata, un errore di valutazione al termine della safety car che farà discutere molto nei prossimi giorni, con Giovinazzi che tampona e a sua volta viene tamponato, mandando fuori dai giochi anche Latifi, Magnussen e Sainz. Infine Stroll che a causa di una foratura all’arrabbiata - provocata probabilmente da un detrito del suo compagno di squadra - finisce contro le barriere a più di duecento chilometri all’ora.
I tre incidenti portano il Gran Premio a continue interruzioni poiché, in due dei tre casi, le vie di fuga del Mugello non permettono una rimozione sicura delle monoposto con le altre macchine in pista. Un dettaglio su cui la Formula 1 non scherza: per colpa di una di queste leggerezze sulla sicurezza perse la vita Jules Bianchi. E allora due bandiere rosse, e due relative nuove partenze da fermi, due momenti di noia assoluta in cui l’unica speranza era quella di vedere uno scatto al via, uno spunto da parte di qualcuno che non fossero i soliti supereroi in nero della Mercedes.
E per quanto ci piaccia vedere “i piloti veri” che fanno full gas per il 75% del circuito e i loro on board da brivido, viene da chiedersi se ne valga davvero la pena. Loro vanno fortissimo, si divertono, ma noi senza incidenti ci saremmo divertiti? In fin dei conti il Mugello è stretto e le monoposto di Formula 1 sono larghissime, superare non è un’impresa impossibile ma sicuramente non si tratta del pezzo forte del Gran Premio. Le carte si sono rimescolate perché l’arrivo lo hanno tagliato in 12 (con le Ferrari che comunque hanno faticato a rimanere nella zona punti ma questa è un’altra storia) ma la classifica finale non regala chissà quali emozioni: Hamilton su Bottas e poi una Red Bull, sta volta quella di Albon e non quella di Verstappen (ritirato dopo l’incidente al via).
Se la scelta fosse dei piloti non avremmo dubbi: il Mugello entrerebbe immediatamente nel mondiale di Formula 1 ufficiale per le stagioni a venire. E rimane sicuramente un'alternativa migliore rispetto a tante piste che abbiamo oggi nel programma ufficiale. Ma sarebbe davvero la scelta giusta? Forse per saperlo avremmo bisogno di vedere almeno un’altra edizione…