Stefan Bradl, che di certo non è uno senza esperienza, aveva avvisato un po’ tutti: occhio, Balaton Park è un bel tracciato, ma con le MotoGP rischia di essere pericoloso. Qualcosa di simile, dopo i test, l’avevano detto anche Iker Lecuona e altri, mentre altri ancora, come Danilo Petrucci, s’erano detti entusiasti di una pista che per caratteristiche sembra non avere nulla di simile. I test, però, sono un conto e un altro conto è ritrovarsi nel mucchio, tutti a giocarsi la stessa cosa, la vittoria, mentre ci si gioca la pelle. Ecco perché a pochissime ore dal debutto del WorldSBK al Balaton Park, in Ungheria, s’è già sollevato un mezzo polverone che rischia di oscurare l’entusiasmo per il prossimo round della MotoGP, in programma a agosto.

Chi ha parlato più chiaro di tutti, già nella serata di sabato, è stato Nicolò Bulega. “La prima curva di Balaton è molto stretta e chiude parecchio, è a 90 gradi quasi ed è complicata, è veramente molto facile sbagliare – ha spiegato - La frenata è difficile non solo subito dopo la partenza, ma anche durante tutta la gara. Io ogni volta che arrivavo sul rettilineo pensavo a stare attento: andare lunghi è facilissimo. Se sbagli la frenata anche solo di pochissimo non riesci a fare la curva. Quindi se penso a quanto le MotoGP vanno più veloci di noi, sinceramente, mi viene da dire che non vorrei fare quella prima curva con una MotoGP”. Gli incidenti registrati durante il fine settimana delle derivate di serie, poi, hanno fatto il resto e il riferimento non è solo al gran crash innestato da Andrea Iannone in Gara1. Anche perché di punti critici ce ne sono pure altri.
Lo stesso Petrucci, che nelle scorse settimana aveva parlato di Balaton come di un “mix tra Cremona e Most”, dopo averci corso con la SBK, è sembrato molto più sui pensieri rispetto a come potrebbero trovarsi tra un mese circa i suoi colleghi della MotoGP. Perché il tracciato ungherese combina curve lente e tornanti con pochi rettilinei, privilegiando uno stile di guida aggressivo. E, quindi, anche più rischioso. Soprattutto in quei tratti strettissimi da prima marcia in cui, cadendo, ci si potrebbe ritrovare con la moto che resta sull’asfalto piuttosto che scivolare nella via di fuga.
La sicurezza rimane il tema più scottante e Alvaro Bautista (protagonista di un gran botto oggi e con le barriere davvero sfiorate), con tutta l’esperienza che ha, ha quasi invitato alla prudenza quelli della MotoGP: “Il vero pericolo a volte è il comportamento dei piloti che non tengono conto di determinate caratteristiche”. Una chiave, questa, condivisa anche da Axel Bassani, che però, dopo il week end di gara con la sua Bimota, ha pure aggiunto che “migliorare alcuni punti particolarmente pericolosi potrebbe non solo salvaguardare i piloti, ma anche garantire un maggiore spettacolo soprattutto con le MotoGP”. Sorpassare con i prototipi non sarà uno scherzo, così come non sarà uno scherzo gestire la potenza su un tracciato dove anche le derivate di serie non mettono mai la sesta marcia.
Ma, al di là del tema sicurezza, chi potrebbe trarre vantaggio da una pista così tra quelli della MotoGP? Sicuramente non la Ducati (fermo restando che Marc Marquez riesce comunque sempre a metterci qualcosa del suo), che ha nella potenza e nella velocità i suoi punti di forza. Ma resta difficile pensare che qui possa andare forte anche la Yamaha M1, che lo stesso Fabio Quartararo ha definito “un camion nei tratti lenti”. Potrebbe essere, quindi, una pista che sorride all’Aprilia, visto l’anteriore granitico delle RS-GP e visto che le moto di Noale vanno forte su tracciati con molto grip, così come le KTM.