La legge dei grandi numeri applicata a Marc Marquez dice che se cadi spesso prima o poi finisci per farti male. Per qualcuno se l’è cercata, per altri è una punizione divina. Nello sport però la legge dei grandi numeri è un’altra: se vinci troppo prima o poi ti toccherà smettere, è il destino di ogni fuoriclasse. Lo hanno vissuto Valentino Rossi in MotoGP e Lewis Hamilton in Formula 1, ma è così per tutti. Prendiamo i tre Michael dei miracoli: Phelps, Schumacher, Jordan. Per i fan del pop c’è anche Jackson, di Michael. Storie irripetibili di chi è andato oltre per poi scontrarsi con la legge dei grandi numeri, testimone del fatto che la perfezione è sempre e solo momentanea. La perfezione, per loro, è un po' come la gioia per tutti gli altri.
Marc Marquez ha pagato la legge dei numeri ma anche la forza dell’abitudine, quell'abitudine a primeggiare ad un livello improponibile per tutti gli altri. A Jerez si è fatto male, ma è quando ha deciso di tornare in pista a una settimana dall’infortunio che si è scontrato con il delirio di onnipotenza. Due stagioni più tardi è ancora a casa, fragile e incerto come un bicchiere appoggiato sul filo della biancheria. Non verrà operato all’occhio ma non può tornare ad allenarsi, cosa fondamentale anche per lui. Probabilmente sarà costretto a rinunciare ai test come aveva fatto l’anno scorso e a guidare una moto che non gli appartiene più. L’ultima volta che è successo però, a metà 2021, ci ha messo poco a tornare a vincere. In un calendario di 18 gare ne ha finite 10, sempre a punti con tre vittorie e un secondo posto. In quattro gare non ha corso per via degli infortuni, in altre quattro è caduto pur di non accontentarsi e, per la prima volta nella sua carriera in MotoGP, è caduto tre volte di fila in gara. Un altro, al posto suo, avrebbe buttato giù una manciata di ansiolitici e si sarebbe rinchiuso in casa aspettando la fine del contratto.
Ecco perché non c’è dubbio che sia ancora il numero uno. Non solo ha vinto tutto quello che c’era da vincere, è anche tornato a farlo dopo aver visto il peggio che la vita gli potesse offrire. In Moto2 ha perso un titolo (andato a Stefan Bradl) per il primo infortunio agli occhi, nel 2020 ne ha perso un altro nel peggiore dei modi e nel 2021 le cose non sono cambiate. Ogni volta però, è tornato a vincere quando sembrava impossibile anche rivederlo la pista e lo ha fatto con la stessa mentalità di sempre, quella di chi sa che il secondo posto non conta nulla.
Nel 2022 Marc Marquez sarà indebolito da una lunga serie di scomodità: infortuni, moto da perfezionare, avversari velocissimi, mancanza di allenamento. Nonostante tutto però continuerà a correre per vincere. Magari non il titolo, non subito almeno, tuttavia lo spagnolo ha insegnato a noi e a sé stesso che che un fuoriclasse ragiona diversamente dagli altri. Valentino Rossi nel 2015 si è giocato un titolo all’ultima gara, eppure nel mezzo c’era stata la frattura nel 2010, il biennio in Ducati, il ritorno in una squadra che non obbediva più soltanto a lui e, nondimeno, l’età. Ecco, Marc avrà anche quella con cui fare i conti: nel 2022 compirà 29 anni, ma in MotoGP nessuno ha mai vinto un titolo oltre i trenta.