La carriera di Marc Marquez ha subito un clamoroso imprevisto a Jerez 2020, ma così sono le corse. Anche per i più bravi, per i più vincenti. Valentino si ruppe tibia e perone nel 2010, al Mugello, cercando di tenere il passo di un Jorge Lorenzo sempre più determinato a vincere il suo primo titolo nella classe regina. Se il recupero del 9 volte iridato è stato lungo e difficile, quello dello spagnolo ha fatto storia a sé: un anno fuori dalle corse, tre operazioni chirurgiche e una squadra (la più blasonata di sempre) a brancolare nel buio sperando nelle concessioni.
Nonostante questo Marc Marquez si è dimostrato essere il fuoriclasse che abbiamo imparato a conoscere, con una vittoria al Sachsenring ed un settimo posto ad Assen (partendo dalla 20° casella) nonostante una spalla tutt’ora problematica, il che fa ben sperare per il futuro dello spagnolo. Resta tuttavia la consapevolezza che il titolo 2021 è, a meno di grossi stravolgimenti, da dimenticare.
L’obiettivo di Marc (per sua stessa ammissione) è quello di riprovarci nel 2022 e vincere il 9° titolo, pareggiando con Rossi e lasciandosi definitivamente alle spalle l’infortunio. Se è vero che gli infortuni non sono necessariamente decisivi per una carriera, come nel caso di Mick Doohan (vincitore di cinque mondiali dopo l’incidente nel GP d’Olanda del 1992) tornare davanti resta un’impresa per pochi.
Anche perché la griglia di partenza della MotoGP si fa ogni anno più giovane: oggi l’età media della griglia di partenza è di 25 anni e la sensazione è che dal 2022 andrà ulteriormente ad abbassarsi. Le case infatti (Ducati ne è l’esempio, ma KTM e Suzuki non sono da meno) preferiscono puntare su piloti giovani piuttosto che trovare top rider con esperienza. D’altronde la Moto2 è sempre più propedeutica alla classe regina, ed il livellamento delle prestazioni imposto dal regolamento rende le MotoGP più facili da portare al limite rispetto al passato.
L’anno prossimo Marc Marquez compirà 29 anni e dovrà confrontarsi con un Fabio Quartararo che va per i 23, così come (per citarne un altro) Pecco Bagnaia che ne avrà 25. Ed è presto per parlare di Pedro Acosta, diciassettenne, ma non per Raul Fernandez (20) e Jorge Martin (23). In termini di velocità pura, probabilmente, Marc non avrà l’esplosività dei piloti più giovani, per quanto la fame non gli sia ancora passata.
L’era del dominio però è ormai finita, così com'è finita per Rossi con l’arrivo di Stoner, Lorenzo e Pedrosa. Ora bisognerà vedere quanto lo spagnolo sarà in grado di sfruttare un’esperienza che - sulla moto - sembra sempre meno determinante per la categoria. Di esperienza, tuttavia, c’è anche da considerare quella nelle corse, specialmente per un dominatore cronico come Marc: sa come tirare fuori il millesimo, conosce il regolamento meglio di tutti gli altri e viaggia sempre su di un filo sottile tra il capolavoro e le proteste degli avversari. Di questo atteggiamento Marquez ne ha fatto una religione, ma nei prossimi anni dovrà crederci più che mai e correre come faceva Valentino alla fine del primo ciclo in Yamaha. Con astuzia, senza sprecare e innervosendo gli avversari. In sintesi, dovrà vincere senza essere il favorito. È così che il mondo finisce per innamorarsi di un pilota, di uno sportivo o di un personaggio in genere: quando riesce a ribaltare il pronostico con cuore e talento. Marc Marquez, dal 2022, correrà per questo.