In Malesia, a Sepang, per capire subito se stai andando forte – un po' come canta Gianna Morandi – bisogna spaccare il cronometro e scendere sotto i due minuti. Marc Marquez l’ha fatto nella mattinata del venerdì di libere, alla fine dell’unico turno in cui i fronti temporaleschi dell’Oceano Indiano si sono distratti e hanno aperto un varco al sole. Un 1’59”623, ad un decimo e mezzo dal leader Brad Binder, che significa terza posizione ed accesso diretto al Q2 se domattina (nella FP3) dovesse essere bagnato, o quantomeno umido. Umido come l’asfalto di Sepang nella FP2 di oggi, sessione in cui nessuno è riuscito a migliorare i tempi del mattino. Una condizione mista che potrebbe ripresentarsi domenica in gara e favorire quei piloti che, nel flag to flag, nell’anticipare il passaggio da pneumatici wet a gomme slick, sono dei lupi di mare. Vedi Marc Marquez.
Ecco perché a fine giornata, nella zona mista delle interviste, ti aspetteresti di trovare l’otto volte campione del mondo sereno, tranquillo, soddisfatto. Invece è più pessimista del solito, asserisce che una serie di coincidenze abbiano falsato, alterato, il suo reale potenziale. Ben più basso della terza posizione nella classifica combinata. La Honda di Sepang, a detta di Marquez, sembra la cugina di quella vista a Phillip Island, dove curvoni ad ampio raggio e assenza di feroci frenate avevano mascherato i problemi di un RC213V in miglioramento, ma pur sempre nella sua peggior stagione della storia recente del Motomondiale. “Questa moto, in mancanza di grip, è difficilissima da guidare. E guidare con poca aderenza è uno dei miei punti di forza. La mia posizione in sella è simile a quella di sempre, ma il carattere della moto di quest'anno è peggiore per il mio stile di guida”, analizza il fenomeno di Cervera. La pista malese, tra rampini, ripartenze decise e cambi di direzione a basse velocità, privilegia le moto agili, versatili. La Honda in questo momento non gode di queste caratteristiche e Marquez, oltretutto, è ancora lontano dal 100% della condizione fisica. La fatica, nel caldo equatoriale malese, si fa sentire ancor di più. “Non so come, ma la moto sembra molto pesante, dobbiamo capire il perché di questa inerzia. Sui circuiti dove si scorre, come Phillip Island, è meno evidente. Ma qui soffriamo di più. Sono terzo, ma non è una posizione reale. Ho avuto brutte sensazioni oggi e il terzo tempo è figlio solo di una strategia intelligente del box” – racconta Marc, che poi approfondisce: “Sono contento perché sono in top 3 ma il feeling non è molto buono. Al mattino a fine turno abbiamo messo la morbida nuova dietro (solo 4 piloti l’hanno montata, ndr) perché qui non si sa mai se piove o non piove, quindi bisogna cercare di stare sempre in top10 e la nostra strategia è stata buona. Penso che domattina, tuttavia, se non pioverà i tempi si abbasseranno notevolmente. In ogni caso sia sull’asciutto che sul bagnato guidavo bene ma i tempi faticavano a venire. Quindi dobbiamo analizzare, capire dove perdiamo e continuare a lavorare”.
Successivamente Marquez, al microfono Sky di Antonio Boselli, ha dato importanti indicazioni circa la sua attitudine psicologica nei confronti dei weekend di gara in questa fase delicata della sua carriera: “Fisicamente Sepang è una pista durissima, ma non solo per me. La FP2 mista mi ha aiutato che fosse umida così non si è spinto tantissimo e mi sono riposato un pó. Alla fine del turno del pomeriggio non ho messo le slick come Cal perché sapevo che non saremmo andati più forti del mattino e non me la sentivo di rischiare. Ci sarà tempo per rischiare ed in questo momento rischio solo quando è strettamente necessario”. E domenica, alle 9 italiane, Marc Marquez potrebbe piazzare la zampata. Quella combinazione tra esperienza, rischi e talento che i campioni sanno tirar fuori solo nei momenti davvero importanti, anche quando dicono di essere in difficoltà.