Nell’hospitality del Mooney VR46 Racing Team c’è un tavolo da biliardino, una sorta di tradizione sopravvissuta al cambio di categoria del team. Di fatto ci hanno giocato alcuni tra i piloti più veloci del mondo e Marco Bezzecchi continua a farlo ogni volta che può, motivo per cui abbiamo deciso di sfidarlo durante un’intervista fissata per la sera del giovedì durante il GP d’Austria. Marco è l’uomo dell’anno in questa MotoGP, niente di meno. Due vittorie in cinque gare, terzo posto in campionato con la moto dello scorso anno, espressioni romagnole al microfono, il mercato piloti principalmente nelle sue mani. “Ma sei sicuro? Guarda che io gioco spesso”, dice prima di lanciare la pallina, per nulla turbato dall'idea di giocare durante l'intervista. Dal suo lato del tavolo metto il registratore, dal mio un foglio con gli appunti per l’intervista. “Vai, gioca”. Gli dico. Fa due gol mentre cerco di formulare la prima domanda.
Qui hai vinto in Moto3 nel 2018 e in Moto2 nel 2020 e nel 2021. Dov’è più difficile questa pista, nel T3?
“Un po’ dappertutto. È una pista molto complessa, il T3 forse è il più difficile da sistemare, però mi piace, ha tanti saliscendi”.
Marco parte subito molto aggressivo, tre a zero.
Ad inizio stagione hai detto ‘voglio vincere una gara senza farmi tante pugnette’, ora ne hai vinte due. Hai trovato il modo giusto per andare alle gare?
“Per adesso mi sembra che stia andando abbastanza bene, dai. Però non c’è un modo giusto, ognuno le gare le affronta come vuole e ora questo è il mio modo. Quando sono in pista mi concentro molto su quello che devo fare, però cerco anche di affrontare le gare con la giusta serenità: siamo già sottoposti a molte pressioni, mettercene addosso delle altre sarebbe inutile”.
Segno il primo gol dopo averne presi quattro. “È andata bene, se no pulivi il pavimento”, dice lui. Ci facciamo una risata a denti stretti perché il ritmo della partita è alto ed entrambi, a modo nostro, stiamo anche lavorando.
Sei superstizioso? Credi nella sfiga?
“Nella sfiga non ci credo, anche se un po’ sono superstizioso. Se guardi la TV vedi che ho i miei rituali”.
Tre a due.
Uccio in una bella intervista a Paolo Beltramo dice così: “Bez guida sopra ai problemi, gli metti gomme e benzina e lui va dentro e gli da del gran gas. Spero non diventi mai troppo tecnico”. Quanto contano per te queste parole dette da lui?
“Ah, fa molto piacere. In generale io mi diverto proprio ad andare in moto. È molto, molto bello. Mi dà molta felicità e quindi di qualsiasi moto, qualsiasi mezzo a motore si tratti… prendo e spingo al massimo”.Incredibilmente siamo quattro pari.
Nella stessa intervista entrambi dicono che a loro ricordi il Sic, Uccio parla anche di stile di guida. Finché lo diciamo noi - giornalisti e appassionati - è un conto, sentirlo dire da loro però fa un altro effetto.
“Sono contento, è una cosa molto bella, però allo stesso tempo non è che mi dia fastidio, però…”
Tu sei Marco Bezzecchi.
“Esatto, mi piace quando mi dicono che ricordo il Sic, invece mi piace un po’ meno quando dicono che gli somiglio: vorrei solo essere me stesso”.
In conferenza stampa hai detto che il tuo ‘piano A’ sarebbe rimanere in VR46, non andare in Pramac.
“Sì, probabilmente ne saprete di più a Barcellona”.
Il punteggio è sui cinque pari, dopo un inizio un po’ complicato sto recuperando. “Tutte dentro di culo, le metti!”, mi dice ridendo. E poi “scusa, eh”, perché non vuole essere cattivo come potrebbe fare se stessimo soltanto giocando.
Se tu potessi aiutare un altro pilota dell’Academy a trovare una sistemazione penseresti più volentieri a Ducati Pramac?
“No. Mi dispiace eh, per carità. Io però devo guardare al mio. Tra i piloti non mi ha mai aiutato nessuno, mi hanno aiutato i miei manager e la mia famiglia. Questo in generale è lo sport”.
Il trash talking che fai con Pecco Bagnaia è una delle cose più divertenti di quest’anno. Ve lo ha chiesto Dorna?
“No, ma va. Siamo proprio così”.
“Oh, guarda che hai vinto, qui si arriva a sei. Però ora facciamo la rivincita”. Azzeriamo il punteggio, con tutte le probabilità sta per impegnarsi di più.
Qual è la cosa che proprio non devi dire a Pecco per non farlo davvero incazzare?
“Ah, ci diciamo veramente di tutto. Ovviamente siamo sempre scherzosi, diciamo cose così, un po’ pesanti e con un piccolo fondo di verità. Poi se uno passa di là è un altro conto, ma non è mai successo e speriamo che vada avanti così”.
Chi va più forte al Ranch tra voi due?
“Io”.
E al Jeepers Kart, o comunque con le MiniGP?
“Io”.
Sempre?
“Beh, diciamo che al Ranch è più combattuta, mentre con le MiniGP rispetto a lui vado più forte io. Il problema è che Vietti ci batte tutti e due”.
Sono in vantaggio per tre a due, comincia a venirmi il dubbio che Marco mi stia facendo vincere per non perdere l’attenzione sulle cose importanti.
Pensi mai al fatto che hai Valentino Rossi come tuo tifoso? Perché questo è il punto, no? Prima eri tu un suo tifoso, ora anche lui gode a guardare le tue gare.
“Ti dirò, è strano. Lui per quanto mi riguarda è il numero uno indiscusso, magari non tutti la pensano come me. Io però mi sento molto fortunato”.
La pallina fa un giro da flipper e finisce nella sua area, lui quasi si agita: “Oh, diobò! Se entra questa vado a casa guarda. Quanto stiamo, cinque a due? Io ho capito perché mi hai fatto fare l’intervista così, perché due cose insieme non le so fare”. A me viene da ridere, se continua così è fatta: “Quando mi ricapita di battere un pilota della MotoGP?”, gli dico. “Ah, spero mai più”.
Hai mai paura di deludere Valentino?
“Ah, certo. Ma penso sia normale, poi correndo nel suo team ancora di più”.
E di cos’ha paura Marco Bezzecchi, a parte di perdere un’altra partita a biliardino?
“A parte la partita, di niente”.
Ha perso anche la seconda. A questo punto non sono più io a chiedergli di giocare, è lui che ne ha voglia e lancia velocemente la pallina in campo.
Sulla coda della moto hai scritto ‘sburoni si nasce’: qual è la cosa più sburona che hai fatto quest’anno?
“Secondo me la vittoria di Le Mans. È stata una bagarre vera con due o tre teste di serie della MotoGP, quindi forse quella è stata la cosa più sburona. La maglietta di Messi? Bella sì, però non è una cosa che ho fatto io”.
Rimetto in campo la pallina, lui tira e segna immediatamente però non gli sembra onesto: “Dai, questo non vale”, dice.
Laura Beretta, l’addetta stampa del VR46 Racing Team, dice che tuo padre Vito è tra i migliori quando si parla di padri e piloti. Tu come vivi la sua presenza qui nel paddock?
“È molto bravo ma è abituato: è tutta la mia carriera che fa così, che mi segue alle gare”.
E come si vive le gare? Come il papà dei Marquez, che parla alla televisione, o come Graziano Rossi, che stava un po’ in disparte?
“Mio babbo se la vive… oddio, non saprei. Non parla, sta zitto. Però è difficile sapere come se la vive, non mi sono mai arrischiato a chiederglielo. È una cosa sua, un suo momento. Ed è giusto che sia suo e basta”.
Sei mai andato a girare in moto con lui?
“Macché, non vuole. Gliel’avrò chiesto un milione di volte ma dice di no, che è troppo vecchio”.
E con i tuoi amici?
“Certo, ci vado perché sono tutti molto appassionati anche loro. Vado a vederli, a volte a girarci anche”.
Saranno contenti.
“Oddio, non tanto (ride, ndr.) però io sì, mi diverto”.
Marco ha appena vinto la sua prima partita, siamo sul due a uno. E ci è voluto un pochino per sciogliere la tensione ma adesso le cose stanno andando come le avevo pensate: giochiamo e parliamo, è piacevole. Lui è preciso, gioca bene e spreca pochissime palle. Io ho un tiro più potente ma sono decisamente meno raffinato.
Cosa pensi delle concessioni ai giapponesi? Daresti loro una mano?
“No, assolutamente no. Non mi sembra che abbiano bisogno delle concessioni, credo che abbiano delle potenze diverse da noi, a me sembrano decisamente più grandi rispetto a Ducati. Io non faccio il finto buono. Mi spiace sia un brutto momento per loro, ma tutti devono sfangarsela da soli e non capisco perché loro debbano essere aiutati”.
Marc Marquez dove lo vedresti bene?
“Lì dov’è”.
Anche in campionato?
“No, per carità. Però Marquez è sempre stato lì in Honda, non lo vedo da nessun’altra parte”.
Salmo o Fabri Fibra?
“Entrambi, forse più Fabri Fibra”.
Faccio un gol clamoroso, dalla difesa e con un bel giro. “Sì, diciamo che hai veramente un culo che fa paura”, fa lui ridendo, ormai rassegnato. “Se facessimo una partita seria due contro due…”. E riprende: “Comunque di Fabri Fibra mi fa impazzire Dalla A alla Z, poi tutto Mr. Simpatia. Poi te ne dico una di Salmo… sai che è difficile sceglierne una sola? Lui è un po’ diverso, Fibra è proprio rap puro. Salmo anche, ma poi ha fatto anche elettronica, techno, roba giusta. Poi diciamo che non sono i miei cantanti preferiti”.
Perché quello è Bob Marley, giusto?
“Bravo. Però loro mi piacciono. Di Salmo forse ti dico Aldo Ritmo, qualcosa del suo ultimo album”.
Che piani hai in caso di vittoria qui in Austria?
“Ah, una festa della Madonna. Pecco mi ha regalato il volo privato insieme a lui, quindi arriviamo presto domenica sera e facciamo da matti”.
Mi avvicino pericolosamente al tre a uno. Penso che forse avrei dovuto impegnarmi un po’ di meno sulla partita e un po’ di più nell’intervista.
Hai vinto una scommessa?
“No, in realtà me l’aveva chiesto e gli avevo detto di no, poi c’era questo posto libero…”.
Ti capita spesso di viaggiare col jet privato?
“Io? Ma io non c’ho una lira! Vale mi ha regalato un paio di volte il viaggio con lui, nel 2020 entrambe le gare di Jerez le ho fatte con lui e qualche altra volta è capitato. Pecco ogni tanto me lo lascia un posticino, però ecco non sono un esperto di voli privati”.
3-1. Facile invece che sia stato lui a darmi un vantaggio, d’altronde a biliardino ci gioco come posso e non sono certo un fuoriclasse, lui invece si allena in continuazione.
Che rapporto hai con il denaro? Te la vivi bene, spendi come un matto, fai una vita normale?
“Faccio una vita normalissima, non ho neanche la macchina! Mi piacciono le scarpe, forse quella è l’unica cosa in cui magari spendo un po’ più di soldi rispetto ai miei amici, però me la vivo molto alla buona, magari mi posso togliere qualche sfizio in più. Però penso che l’ultima volta che ho guardato il conto in banca è stato l’anno scorso”.
Il paio di scarpe più costose che hai mai comprato?
“Le ultime di Travis Scott, le Olive. Seicento euro, veramente troppi per un paio di scarpe. Però sai… le ho comprate senza dirlo a nessuno prima di Le Mans e poi ho detto ai miei amici che se avessi vinto lì le avrei prese… è andata di culo, quando ho vinto le scarpe le avevo già prese”.
Magari prendine un altro paio prima di Misano…
“Eh, dovevo comprarle già prima di venire qui in Austria…”.
Marco insiste per un’ultima partita a microfoni spenti, poi saluta con una risata e si incammina verso il suo box, dove la squadra lo aspetta per una riunione. Io me ne vado contento dell'esperienza, con un po' di rimorso per averlo battuto a più riprese nonché con l'intimo sospetto che mi abbia lasciato vincere.