Quando Valentino Rossi ha cominciato a lavorare al Ranch di Tavullia l’ha fatto per due motivi: il primo, la cava in cui andava a girare stava diventando troppo piccola per quella situazione. Secondo, correre sullo sterrato è un ottimo allenamento, ma farlo saltando con una moto da cross è decisamente pericoloso. Così ha comprato un terreno, studiato una pista, adattato le moto e cercato la giusta miscela di terra e sabbia per farle scivolare. Ne è uscita una sorta di pista di flat track con pendenze, curvoni e cambi di direzione. Ottima per allenarsi a controllare il posteriore della moto e per prendere confidenza con le sportellate.
Questo per dire che se Marco Bezzecchi si è rotto la clavicola al Ranch è per una grossa sfortuna, non perché è un pazzo che si gioca la vita in allenamento. E, anche fosse, chi critica lui e il suo entourage si dev’essere perso un dettaglio: Marco corre in MotoGP, deve farsi trovare pronto. E, volendo tralasciare il discorso fisico, deve prepararsi anche dal punto di vista mentale. Oggi sono 54 i punti a separarlo da Pecco Bagnaia, pensare al mondiale per lui sarebbe una follia. Che fai poi, chiudi il gas per prendere punti? A meno cinquanta devi vincere le gare se vuoi arrivare in cima, mica fare i piazzamenti. Se gli uomini del suo entourage, a partire da Carlo Casabianca che cura la preparazione atletica, gli dicessero di non prendere rischi di questo genere, dovrebbero anche dirgli di stare attento a non scivolare dalla doccia. Oppure di non scottarsi le mani quando scola la pasta. E lui probabilmente chiuderebbe il gas un po’ prima, non solo quello su cui c'è l'acqua che bolle.
Ora piuttosto, in seguito all’intervento chirurgico svolto dal Dott. Porcellini, Marco dovrà scegliere se provare a correre a Mandalika. Da una parte potrebbe essere una follia alla Marc Marquez 2020, dall’altra un’impresa alla Jorge Lorenzo 2013. Quella volta il maiorchino si ruppe la clavicola durante le prove libere del GP d’Olanda, ad Assen. Andò ad operarsi a Barcellona il giorno stesso per poi chiudere la gara in quinta posizione la domenica tra lacrime di gioia e smorfie di dolore.
Ci sono buone probabilità che un aereo per l’Indonesia, giusto per non lasciare nulla di intentato, lo prenda anche lui, esattamente come fanno Enea Bastianini, Luca Marini e Alex Márquez. Poi a parlare saranno i medici e, infine, la pista. Che non è certo la migliore per ritrovarsi con addosso un dolore lancinante in staccata, ma Misano non era da meno e lì Marco ha avuto l'occasione d'oro per mischiare gli antidolorifici presi per la mano al Prosecco ricevuto sul podio. Perché alla fine questo fanno i piloti: corrono. A casa, in circuito e ovunque gli capiti.