Quando ha incontrato Marco Simoncelli aveva la metà degli anni che ha oggi. Lui ci provava, a lei, invece, stava quasi antipatico, con tutti quei capelli e quei modi un po’ arruffoni. Poi, però, ha lasciato che il pilota di Coriano usasse le sue armi e da una risata è nato un amore grande. Che è durato finchè non c’ha messo le mani il destino nella maniera più brutale possibile. Kate Fretti l’ha raccontato mille volte. E’ la fidanzata del SIC, ma è, prima di tutto, una donna che ha dovuto ricominciare. Ricominciare dal sopravvivere. Ricominciare dai ricordi e dai ricordi difendersi anche. Lo ha raccontato proprio in questi giorni, a dieci anni esatti da quell’incidente che le ha portato via Marco quando tutti i loro progetti prendevano forma, in una intervista per il Corriere della Sera a Giorgio Terruzzi.
“Ho sempre tenuto dei diari e un giorno scriverò un libro anche se non l’ho mai detto a nessuno. Li ho riletti per dare un contributo al docufilm su Marco e mi sono resa conto che ho vissuto quegli anni come una bambina, senza pensare al futuro. Mostravo una leggerezza che adesso mi manca perché ho capito che le cose brutte accadono. La mia vita cambiò in una manciata di secondi. Da allora ho a che fare con un’ansia permanente. Se mio fratello non risponde al telefono penso al peggio. Prima di quella tragedia i brutti pensieri non avevano spazio” – ha raccontato la Kate. Quasi a ribadire che non è un anniversario, non è una scadenza, a far riaffiorare i ricordi, ma è la quotidianità stessa a pensarci. A volte regalando un sorriso, a volte generando tristezza, altre volte accompagnando un’ansia che diventa continua e martellante. “Se avessi continuato a vivere come ho vissuto l’anno successivo alla morte di Marco mi sarei ammazzata. Eppure in quel momento, continuare a vivere a casa Simoncelli, è stato un grande aiuto. Ci siamo fatti forza insieme – ha aggiunto - Ero tagliata in due, mi mancava un pezzo della mia esistenza. Per fortuna siamo fatti per sopravvivere, la mente cerca di allontanare il dolore. Non lo annulla, lo attenua un po’. Il Sic fa parte della mia vita oggi. Quando qualcuno mi parla di Marco penso al lavoro nella Fondazione. Poi ci sono i ricordi, il suo modo di essere affettuoso, anche se il lato romantico era ai minimi termini. Avevamo vent’anni, sul romanticismo eravamo un disastro. Ora con Andrea, il mio ragazzo, vado meglio, mi impegno di più”.
Come a voler sottolineare che un futuro, per chi sopravvive, arriva lo stesso, anche se sarà sempre segnato da qualcosa che all’inizio è molto simile a una ferita sanguinante e che, poi, cicatrizza. Senza scomparire e, soprattutto, senza essere rinnegata. Marco Simoncelli nella vita di Kate Fretti c’è ancora e c’è nella maniera in cui un grande amore rimane nei giorni di una donna di 32 anni: “Poco dopo la tragedia mi scrisse una ragazza. Anche lei aveva perso il fidanzato. Siamo diventate amiche. Nel 2014 mi confessò che erano passati dieci anni dal suo lutto e che si era abituata a sopportarlo. Disse una cosa molto carina: se potessi far tornare qualcuno, farei tornare il tuo Marco. Ecco, forse sono più egoista ma non cambierei Marco con nessuno”. Metabolizzare non è annullare e nemmeno cancellare: la Kate, questo, ha dovuto impararlo e, probabilmente, ha dovuto impararlo anche chi oggi condivide i suoi giorni con lei. Giorni in cui, appunto, Marco Simoncelli c’è sempre così come ci sono sempre le gare, con Kate che racconta tutte le attività benefiche che vengono portate avanti nel nome del SIC e, poi, assolve anche il motociclismo dal grande dolore che le ha inflitto: “La Fondazione esiste perché esistono le gare. Il team Simoncelli, lo stesso. Io e tanti miei amici lavoriamo grazie alle moto. Ma talvolta di fronte a tutte queste tragedie mi viene da dire: chiudiamo tutto subito. È un pensiero che cancello quando penso che in fondo questo è il mio mondo”. Un mondo che è stato per 26 anni anche quello di Valentino Rossi. Uno che per Kate, però, non è come per tutti la leggenda delle motociclette: “Sono stati due ragazzi che si sono voluti molto bene, come capita tra amici veri”