La MotoGP arriva sul Misano World Circuit Marco Simoncelli a 10 anni esatti dalla morte di Marco, quel 23 ottobre del 2011 in Malesia. Sabato in circuito verrà piantata una quercia, l’albero che più ricorda il Sic, forte e disordinato. Per il papà saranno giorni intensi, sicuramente difficili ma allo stesso tempo pieni d’emozione. In una lunga intervista a F1InGenerale, Paolo Simoncelli fa un gioco doloroso ma bello, immaginando come potrebbe essere stato il GP di Misano se Marco fosse ancora con noi: “Diciamo che la settimana sarebbe bella complicata perché tornando dall’America con gli effetti del fuso orario saremmo già un po’ tutti e due sbattuti - comincia Paolo - Staremmo in relax qualche giorno senza attività fisica per Marco fino a domenica, poi due giorni di intensa palestra per arrivare in circuito il mercoledì. E’ il momento per riprendere contatto con l’ambiente e per salutare i meccanici. Poi in giornata ci sarebbero i tanti eventi mondani: nei weekend del Gran Premio c’è la gara tra Rimini, Riccione, Misano e Cattolica ad organizzare eventi”.
Un’eventualità che per Marco Simoncelli non sarebbe stata certo un problema: “In mezzo alla gente c’è sempre stato bene e non gli peserebbe assolutamente. A lui il calore delle persone “piace” da matti e si sarebbe sentito a suo agio. Di sicuro avrebbe partecipato alla Spurtleda, la gara di go-kart che organizza il suo grande amico Michele Masini e ti garantisco che il nome dell’evento non è stato dato a caso! Era proprio guerra all’ultima ruotata tra i vari piloti. La Spurtleda é ancora una tradizione ma per un motivo o per l’altro a volte salta. Se lui ci fosse ancora, avrebbero continuato a farla regolarmente, ne sono certo”.
Poi parte dal giovedì, partendo dalle prime interviste nel paddock per arrivare fino alla domenica dopo la gara: “Quello è il momento delle varie interviste della Dorna e oltre a queste naturalmente Marco preparerebbe già la strategia per il venerdì di prove con il capotecnico. In definitiva la settimana pre-gara di casa sarebbe molto semplice e lineare. Io sarei a casa a Coriano, che dista poco più di dieci chilometri, ma lui con la morosa, la Kate, dormirebbe in circuito… che poi in realtà la sera sarebbe venuto a casa a giocare a carte e sarebbe tornato in circuito più tardi. Noi abitiamo a due passi ma se resti in circuito la mattina puoi dormire un’oretta di più e in generale si è più concentrati. Dal venerdì in poi Marco sarebbe rimasto in circuito a testa bassa fino alla gara di domenica. Dopo la gara? Beh, la sera dopo la gara tutti in libera uscita. Sarebbe tornato a casa sorridente o magari incazzato”.
Non manca, a questo punto, un confronto con Marc Marquez, che secondo Paolo Simoncelli è uguale a suo figlio Marco: “Sono convinto che ci saremmo divertiti un sacco perché sono uguali: stessa mentalità, stessa aggressività, stessa voglia di arrivare senza tante pugnette. Questa è la loro caratteristica. Direi che si sarebbero trovati benissimo. Probabilmente avrebbero anche avuto la stessa moto perché Marco aveva già un contratto ufficiale con la Honda. Sono convinto che con il passaggio alla cilindrata 1000 avrebbe dato paga agli altri per diversi anni. Decisamente più adatta al suo peso e alla sua statura. Sulla 1000 avrebbe potuto sfruttare tutti i cavalli a disposizione, non come sulle 800 in cui si era sempre al limite dei giri costringendo i tecnici a ridurre il flusso di benzina per preservare i motori”.
Poi seguie una domanda sulle Michelin, introdotte in MotoGP a partire dal 2016 come fornitore unico al posto di Bridgestone: “Considerando lo stile di Marco con queste gomme non si troverebbe male. Ogni gomma ha la sua caratteristica e sta al pilota adattarsi - spiega Paolo, che poi attacca - Con le Bridgestone durante i primi giri rischiavi di ammazzarti, come purtroppo poi è successo. Nessuno mi toglie dalla testa che le abbiano cambiate anche perché è morto Marco”.
Se fosse ancora tra noi, infine, Paolo immagina che Marco avrebbe continuato a correre il più possibile: “Farebbe come Valentino, fino a quarant’anni tranquillo, tranquillo. Tutto quello che avrebbe potuto fare per continuare a correre lo avrebbe fatto e poi avrebbe provato anche in macchina perché andava forte anche sulle quattro ruote”.