Anche le corse alla vecchia maniera erano sprint, ma con un’accezione diversa. Le gare degli anni’80 e ’90 e dei primi anni duemila erano sprint perché arrivavano diritte, nessun filtro, al cuore degli appassionati. I motociclisti non venivano costantemente circondati da addetti stampa che li tiravano per la giacca (o, meglio, per la tuta), costringendoli a parlare a televisioni e giornali con la massima accortezza, senza infastidire nessuno. I piloti di qualche generazione fa si distinguevano da quelli odierni, forse, per una maggiore correttezza in pista – risultato di una più spiccata consapevolezza del pericolo che, di conseguenza, si traduceva in un diverso valore attribuito al rispetto per l’avversario. Al di fuori dei cordoli, però, il politicamente corretto era un’entità ancora sconosciuta. I piloti si divertivano, mangiavano, fumavano prima di salire in moto e – finita la gara – dicevano semplicemente ciò che pensavano.
I personaggi di quell’epoca hanno mantenuto la loro vena di genuina irriverenza nei confronti del sistema, che comanda ed impone. Il sistema, in questo caso, è la Dorna – promotore del Motomondiale – che ha deciso arbitrariamente di introdurre la Sprint Race in MotoGP a partire dalla prossima stagione. A parte Fabio Quartararo ed Aleix Espargaro, il resto dei piloti della top class - nonostante non fosse entusiasta della novità – non si è scagliato apertamente contro chi ha scelto. In difesa del vecchio format, invece, si sono schierati due ex campioni dell’Italia delle due ruote: Marco Lucchinelli e Loris Reggiani. Lucky, anche soprannominato Cavallo Pazzo, ha annunciato in un video diffuso sui social che tornerà a disputare al Mugello il Trofeo Moto Guzzi Fast Endurance. Il campione del mondo 1981 della 500 ha colto subito l’occasione per sminuire, con una battuta, la Sprint Race: “Spero non ci sia nessuna gara sprint, altrimenti preferirò partecipare ad una gara spritz!”
Dello stesso avviso sembra essere Loris Reggiani. Il vicecampione del mondo 1992 della 250cc, in un’intervista a Motosprint, non ha nascosto la sua avversione nei confronti della Sprint Race: “Più gare ci saranno e più queste svaluteranno il campionato. Con 42 gare totali nessuno si ricorderà più chi ha vinto cosa, e quando. Inoltre i piloti saranno sempre sotto pressione e gli spettatori dovranno passare ancora più ore davanti alla tv. Io ad esempio – ha continuato l’ex pilota di Forlì – non guardo tutte e tre le gare di Superbike, ma solo una, perché non voglio restare incollato per ore al televisore. Resta il fatto che il modo in cui gli organizzatori trattano i piloti chiede vendetta. I piloti sono ancora carne da sacrificio, è sempre stato così”.