Mentre Jorge Martín si gioca il mondiale con una moto privata e Marc Marquez lascia HRC per la Ducati del Team Gresini, prendere il telefono e fare due parole con Marco Melandri ci è sembrata un'ottima idea. Anche oggi che non corre più - ma senza gare non riesce a starci, avendo preso parte al campionato mondiale e-EDR - Melandri si tiene informato su tutto ciò che succede dentro e fuori dal paddock della MotoGP. Macio, legatissimo a Fausto Gresini, con cui si è giocato un mondiale nel 2005, ci ha detto la sua sul campionato, sul mercato fatto impazzire da Marc Marquez e sulla lotta al titolo tra Bagnaia, Martín e Bezzecchi.
Ciao Marco! Innanzitutto, complimenti per il secondo posto di domenica. Come ti stai trovando a correre in bici?
“Grazie mille. Devo dire molto bene. Ho un carattere molto competitivo e dopo aver smesso con le corse sentivo come un vuoto, per la mancanza di adrenalina. Con la bici sono riuscito a colmarlo, perché alla fine, al cancelleto di partenza, in qualche modo viene tutto fuori”.
Parlando di moto invece da quando ti sei ritirato sono cambiate parecchie cose, come per esempio il calendario: quest’anno i round del mondiale sarebbero dovuti essere 22, numero da record che è stato già confermato per il calendario della prossima stagione. Cosa ne pensi?
“Questo è un problema, soprattutto per la quantità di tappe extra-europee. Non tanto per i piloti, perché comunque tra una gara e l’altra riescono a riposare: quando hai due weekend di fila, ti alleni meno. È un problema più grosso per i team e i meccanici: devi smontare il box alla fine del weekend, preparare le casse, spedirle, poi montarlo e rifare tutto di nuovo pochi giorni dopo. Poi i meccanici mettono le mani su componenti importanti come freni, sospensioni... quindi è importante che arrivino lucidi alle gare. In Formula 1 ogni team ha già due squadre, una che monta e smonta, l’altra che lavora alla macchina. Ma così, con i costi come fai?”.
Altra grossa novità sono state le sprint race: ora che siamo oltre la metà del campionato, che ne pensi?
“Le gare sprint sono belle, ci stanno. E da pilota, ti dico che secondo me aiutano parecchio anche a scaricare la tensione in vista della domenica. Poi, nel corso dell’anno, si è andati progressivamente nella direzione che avevo pronosticato quest’inverno: a inizio stagione i piloti dovevano un po’ aggiustare il tiro, perché c’era la sensazione che già dal primo giro potessi vincere o perdere la gara. Invece non è così. E infatti poi si sono calmati, perché si sono resi conto che, comunque, hai metà giri di una gara normale, quindi diverso tempo per recuperare o gestire”.
Uno che ha capito bene come gestirle è Jorge Martín, che quest’anno sembra aver trovato maggior costanza. Come lo vedi?
“Martín è davvero molto forte. Il Giappone, per esempio, è stato strano, perché hanno trovato prima l’acqua con le slick, poi, prima pochissima e infine tanta con le rain. Lui ha dimostrato di essere tra i più veloci in tutte le condizioni”.
Può vincere il mondiale?
“Lui come pilota, sì. Però io rimango della mia idea, penso sia difficile che un team satellite possa vincere il mondiale. Anche dalle dichiarazioni di Ciabatti (Direttore Sportivo Ducati Corse, ndr) si legge come per gli sponsor sarebbe meglio se vincesse il team ufficiale”.
Quindi pensi che, anche se è stato dichiarato il contrario, verranno dati ordini di scuderia?
“Non credo servano ordini di scuderia se si giocano il mondiale due piloti di una stessa casa. Ci sono altri modi per far sì che uno abbia più possibilità di vincere. Infatti, nelle prossime gare, secondo me Martín avrà maggiori difficoltà”.
E su Marco Bezzecchi, pensi che possa fare da terzo incomodo o lo vedi distante?
“Marco mi piace molto: ha una guida più pulita di Martín e Pecco [Bagnaia], più calcolata, ma comunque estrema. Poi mancano ancora tante gare, matematicamente è in gioco anche lui. Ha dimostrato di saper vincere e di saper andare forte anche sul bagnato. Però, se ci fai caso, ha dominato in India, ma poi in Giappone ha faticato di più: i team satellite hanno un percorso sempre più ad alti e bassi, rispetto ai team ufficiali. Per questo da lui e Martín mi aspetto più difficoltà d’ora in poi”.
Quindi nelle prossime gare ti aspetti che Bagnaia sia messo meglio rispetto Martín e Bezzecchi?
“Sì, me lo aspetto decisamente più consistente, più lineare”.
Nelle ultime settimane il mercato dei piloti si è infuocato: tra l’addio di Marquez alla Honda, l’arrivo di Acosta e le selle KTM... qual è la tua opinione?
“Ho la sensazione che, come è già successo in passato, piloti e squadre stiano cercando di spostare l’attenzione per nascondere la verità. Prendi a esempio Marquez: da Honda se n’è andato perché ormai non poteva fare più nulla, ma non riesco a pensare nemmeno a un motivo per cui lui potrebbe andare in Ducati”.
E come mai?
“Perché Dorna ha già un problema: Ducati domina il mondiale. Penso che tutti questi discorsi siano in realtà un modo per pilotare lo sguardo degli spettatori lontano dalla realtà. Dorna si è ritrovata con otto Ducati in pista e ora deve riuscire a gestire questa situazione, solo dopo si occuperà delle altre. Ora ha bisogno di alternative: oggi, l’unica sarebbe Marquez su una KTM, perché le giapponesi ormai sono troppo indietro”.
Perché proprio su una KTM?
“Perché se Marquez andasse in KTM potrebbe vincere: hanno una moto buona, ma finora non avevano i piloti “adatti”. Ci sarebbe di mezzo anche Red Bull. E poi riporterebbe un interesse incredibile al campionato, secondo me”.
Eppure tutti lo danno vicino a una Desmosedici GP23 del team Gresini.
“In Ducati, secondo me, Marc pensa di poter tornare a vincere, ma in un team satellite non glielo permetteranno mai. Soprattutto dopo quanto successo con Pedrosa [quarto posto a Misano]: ora tutti dicono che il livello è basso. Secondo me non lo è. Però, se Marquez dovesse andare in Gresini, per dare il giusto valore al livello attuale, dovrebbe stare dietro a Bagnaia. A questo punto, che senso avrebbe tenere Marquez, solo per un anno, in un team satellite, con il rischio di perderlo poi? E se invece dovesse vincere in Ducati? Secondo me, queste voci sono un modo per Marc e Ktm di fare leva su Dorna”.
Ma, secondo te, Fausto Gresini, che hai conosciuto bene, cos’avrebbe detto di tutto ciò?
“Probabilmente avrebbe un po’ cavalcato l’onda, perché, comunque, far parlare così tanto di sé, per un team, è una cosa positiva. Anche se mi sembra che già Nadia lo stia facendo”.
Tra l’altro, Nadia Padovani sta gestendo in maniera eccezionale il team.
“Decisamente, anche perché lei si è trovata in quella situazione quasi dal nulla. Anche aver avuto al proprio fianco una figura come Carlo (Merlini, ndr), da sempre spalla destra di Fausto, sia stato un grande aiuto. È stata molto brava e intelligente a capire a chi affidarsi nelle aree che non erano di sua competenza, come nella parte tecnica, perché, comunque, non è mai stata coinvolta più di tanto nella gestione del team. Lei e Carlo stanno facendo un ottimo lavoro”.