Una cosa diciamola subito: se esistesse il mondiale delle presentazioni l’avrebbero già vinto. Così, di botto e alla prima uscita. Perché il Team Mooney VR46 ha messo in piedi un unveiling che è andato oltre la classica, o ormai un po’ noiosa, sequela di dichiarazioni, immagini girate con le luci giuste e shooting finale. Come altri (vedasi Aprilia, ma anche Yamaha RNF), Valentino Rossi e Mooney hanno scelto il paco di un teatro per presentarsi alla stampa, ma arricchendo il tutto con contenuti multimediali, filmati e, addirittura, DjRalph che suonava con l’orchestra sinfonica di Pesaro. Come il sacro che si unisce al profano e che finisce per combinare roba da discotecari con la classica, roba pop come le moto che corrono con la suggestione di un teatro.
Tanto che alla fine, ci sia concessa la battuta, l’unica cosa inguardabile di tutta la presentazione del Team Mooney VR46 sono stati i piloti. Non perché le loro tute non fossero belle, con quel nero contaminato di giallo, non perché la natura non li ha dotati di lineamenti gradevoli. Anzi, Marini, Bezzecchi, Vietti e Antonelli – i ragazzini terribili di Valentino Rossi – sono belli come attori, solo che la recitazione non è proprio il loro forte. E, per fortuna, fanno i piloti.
In un team che comincia la sua avventura quest’anno e che, almeno a giudicare dalle premesse, vuole provare a far bene sin da subito, con le due anime della squadra, Uccio (Alessio Salucci) e Albi (Alberto Tebaldi), che sono ben consapevoli del passo fatto: “Realizziamo un sogno – hanno spiegato – è chiaro che non sarà un gioco e che rispetto a Moto2 e Moto3 cambia tutto e cambia in maniera radicale, ma siamo certi che questo era il passo da fare per proseguire un progetto che portiamo avanti dal 2014. Da quando, cioè, è nata l’Accademy”.
Un progetto che è nato dall’intuizione di uno che ha scritto la storia recente delle corse in moto e che sul palco del Rossini di Pesaro, la sua Pesaro, è apparso visibilmente emozionato. Una cosa che a Valentino Rossi non capita spesso, ma che questa volta è stata quasi fisiologica davanti alla garanzia di un futuro che arriverà lo stesso, di una continuità che resterà garantita e di una storia personale che è arrivata a una svolta, ma che non smette di esistere. Nelle due squadre presentate proprio dal palco del Rossini, sulle quattro moto Marini e Bezzecchi e Vietti e Antonelli guideranno nel mondiale di MotoGP e di Moto2 e in un’avventura che adesso non è più solo sportiva, ma anche imprenditoriale.
Insieme a un partner, Mooney, che ha puntato proprio sulla velocità il suo core business, con tanto di amministratore delegato super appassionato di moto. E insieme anche a quella Ducati che al Rossini di Pesaro è stata presente al gran completo e che torna ad accostare il suo nome a quello di Valentino Rossi, magari per riscrivere quell’unico pezzo di storia che non era stato abbastanza entusiasmante.