Sapere di calcio non significa conoscere giocatori o formazioni, i moduli e i giovani talenti. Sapere di calcio è chiedersi continuamente il motivo delle cose che accadono, la storia dei perché. Probabilmente il pallone è l'unico sport in cui i fatti accaduti nel mondo influisco sullo sviluppo dell'intero sistema. La televisione e il web, la storia più o meno recente e le questioni geopolitiche. Il calcio ha cambiato anche il giornalismo, adesso, quello vero, inesistente. O almeno così ci ha detto uno che qualcosina sa, Mario Sconcerti. Un'intervista d'attualità, di cruda verità che parla di calcio... ma nemmeno più di tanto. Un'intervista che analizza il passato (con la storia dell'invenzione del catenaccio), il presente (con un'analisi tecnico-tattica delle squadre della serie A) e il futuro perché in un'epoca dove quotidianamente avviene una rivoluzione, questo meraviglioso gioco si adatterà di conseguenza.
Sconcerti crede che la Serie A, nonostante abbia perso alcuni top player, resti un campionati di qualità?
Non era un granché l’anno scorso e non lo è adesso. Noi però non siamo qui per vedere uno spettacolo, conta il risultato. Se vedo la mia squadra vincere uno a zero anche se gioca male sono contento lo stesso. Il concetto di spettacolo è molto legato ai risultati.
Cioè?
A noi piace il calcio degli altri perché non siamo mai coinvolti emotivamente, ci sembra sempre più bello. Non credo che vedremo un grande spettacolo in serie A, ma il risultato. E il calcio è proprio questo. Poi non c’è dubbio che ci sono meno giocatori importanti e che la qualità sia scesa, ma quando siamo tutti un po’ più poveri c’è sempre più fame. Ci sarà quindi più partecipazione.
La lotta non è mai stata così in bilico…
Lo dicevamo anche lo scorso anno quando sono state a lungo cinque squadre in due punti. Però ecco, il fatto che la Juventus sia in qualche modo saltata e l’Inter abbia perso due grandi giocatori, pur avendoli sostituiti bene, oltre al proprio allenatore apre il discorso alle romane, al Milan e al Napoli.
Quale squadra secondo lei si è rinforzata maggiormente?
Onestamente nessuna. Se devo guardarle singolarmente la Juventus, anche se personalmente piace molto Kean, lo abbiamo già detto, si è parecchio indebolita. L’Inter si è sistemata bene, ma veniva già da un grande centrocampo e la miglior difesa del campionato, ha trovato giocatori che daranno un’ottima stabilità nei reparti. I giovani del Milan stanno crescendo, ma non c’è chi fa la differenza, forse Giroud, ma sarebbe quasi un limite se uno di 34/35 anni trascinasse la squadra. Il Napoli invece è rimasto lo stesso.
Eppure le squadre della Capitale non hanno fatto poi così male…
La Roma è la squadra dello scorso anno più Mourinho e Zaniolo, Abraham è un giocatore importante che sostituisce un altro giocatore importante. La Lazio secondo me ha Sarri, è lui il vero acquisto. Pedro era fuori rosa alla Roma e Zaccagni è la fotografia di questo mercato: a gennaio costava venti milioni ed è andato via per sette dilazionati.
Quindi quest’anno i veri top player sono gli allenatori?
Sarri, Spalletti, Pioli, Mourinho e Allegri sono sicuri anche come età. Italiano e Dionisi vanno ancora visti, sperimentati. Sono convinto che gli allenatori saranno importanti per il rapporto individuale con i giocatori perché stanno facendo crescere quelli che hanno a disposizione.
Non dobbiamo vedere soltanto gli acquisti…
Faccio un esempio. Callejon è un giocatore diverso, anche se è difficile che cresca con l’età che ha. Anche Tonali lo è. Purtroppo un anno calcistico equivale a 5/6 anni di vita normale e i cambiamenti si notano. Le società non avendo potuto prendere calciatori di livello era importante che prendessero chi facesse maturare quelli che avevano già in casa.
Tutte le squadre avranno quindi una loro identità?
Sarebbe veramente grave se a fine campionato non avessero un’identità. Anche la Fiorentina con Iachini aveva un gioco delineato, anche se non era funzionale e soprattutto non era bello. Ma sapevi come giocava la sua squadra, così come quella di Prandelli.
I recenti dati hanno mostrato come ci sia stato un calo drastico dei telespettatori. Cosa ne pensa di chi guarda le partite su smartphone?
Io avrei delle difficoltà, per esempio la vedo sul computer perché nonostante abbia un bel televisore è troppo grande e mi falsa gli spazi. Per questo il computer è l’ideale secondo me. Vent’anni fa il calcio non lo vedeva nessuno, era clandestino. Era una roba per 300mila persone che vedevano allo stadio la propria squadre del cuore. Le altre le potevi osservare quando venivano in trasferta "a casa tua". Era parcellizzato.
Da lì nacquero le famose chiacchiere da bar…
Il Bar Sport nasce perché tutti potevano discutere sotto i portici di una cosa che non avevano mai visto. Erano tutti alla pari e ognuno si divertiva perché poteva dire la cavolata che voleva. Oggi puoi vedere di tutto, la tua competenza è cresciuta, non devi più essere guidato.
Da Gianni Brera che dettava il pezzo al telefono pubblico a gettoni alle partite sui cellulari, come è cambiato il giornalismo?
Il giornalismo non c’è più. Le notizie non ci sono, quale è l’ultima notizia che hai trovato? Vedi, non avendo più accesso ai giocatori, alla manodopera, non tanto per parlare con loro perché è difficile che un ragazzo di 24 anni ti dica una cosa epocale, ma non è più possibile frequentare gli ambienti e di conseguenza non si possono più avere notizie.
E come è stato risolto questo problema?
Facendo parlare gli altri. Diamo opinioni e queste vengono scambiate per notizie. Il giornalismo non c’è più perché lavorando così i giocatori sono molto più competenti dei giornalisti che devono quindi avere una cultura del calcio e del mondo. Vanno di pari passo, il calcio va a seconda di come cambia il Paese. Il giornalismo per adesso si traduce in un copia e incolla, nessun sito mi dà una notizia.
Che fase sta attraversando il giornalismo di oggi?
Transitoria. Oggi non c’è nemmeno dal punto di vista legale. Non puoi fare libero giornalismo se danneggi qualcuno, se quello prende e ti denuncia tu hai già chiuso. È finito il principio dove il giornalista è alla pari col suo oggetto di cronaca, non è più così. Oggi scriviamo per i ricchi e ci possono minacciare come vogliono. Togliamocelo dalla testa il giornalismo, non c’è, è un’altra cosa.
Mourinho diceva: “Chi sa solo di calcio non capisce niente di calcio”. Lei cosa legge extra per capirlo?
Qualunque cosa. Credo che questo mestiere sia avventurarsi dentro le parole. Il calcio deriva da quello che succede intorno a noi, la televisione nel calcio è venuta venti anni fa e ha cambiato tutto, il modo di raccontarlo, qualunque cosa. Ha pure cambiato i mestieri. Poi c’è stato il web. Non possiamo non conoscere le cose del nostro Paese. In questo mestiere bisogna continuamente chiedersi il motivo per cui succedono.
Cosa intende per “Il calcio deriva da quello che succede intorno a noi”?
Sai perché abbiamo inventato il catenaccio? Uscivamo da una guerra straordinariamente persa e non combattuta in cui abbiamo tradito due volte i nostri alleati. Una Nazione che esce sfinita e umiliata, interamente da ricostruire va all’attacco? Ecco il calcio all'italiana nasce in quel momento. La società è un paniere di cose, quello che succede nel Paese te lo ritrovi qualche anno dopo nel calcio. E per impararlo devi stare al passo con quello che accade nel mondo.