Quando il Coronavirus stava bloccando il mondo intero, tra panico ospedaliero e crisi globale, Helmut Marko aveva proposto di chiudere tutti i piloti in una specie di resort per farli ammallare di Covid e renderli immuni al virus, pronti per tornare a correre.
Quando la Red Bull ha smesso di essere la regina incontrastata della Formula 1, il consulente di Milton Keynes ha cominciato ad accusare tutti i suoi rivali: "La Ferrari di Leclerc sul dritto va più forte di quella di Vettel", "Le prestazione della Mercedes sono troppo strane" e via dicendo.
Quando poi un pilota del suo team non gli piace è davvero finita. Un bel grazie e tanti saluti, senza troppa delicatezza. Negli anni lo ha fatto tante volte, da Pierre Gasly a Daniil Kvjat, passando anche per il fortissimo Daniel Ricciardo.
Chi segue la Formula 1 quindi lo sa bene: Helmut Marko è fatto così. Spara alto, altissimo, come un vecchietto in pensione che non ha mai paura di dire ciò che pensa. E dopo che la Red Bull si era auto proclamata seconda grande forza in pista in questo 2020, pronta più che mai a lottare con la Mercedes per la lotta al campionato, la delusione di non potersi davvero giocare il mondiale ha scatenato le ira di Marko.
Dopo aver recentemente dichiarato che Verstappen può ancora vincere il titolo mondiale nel 2020 (affermazione ai limiti del reale viste le prestazioni della Mercedes) ha poi sentenziato che "Ormai la F1 è più vicina di Google alla guida autonoma. La classifica piloti non esiste, è più che altro un campionato ingegneri. Tutto dipende ed è determinato dagli ingegneri, questo non va bene".
Ma quando il consulente Red Bull fa queste dichirazioni - che assomigliano al pensiero del tifoso medio secondo cui "la Formula 1 non è divertente perché vince sempre la macchina più forte" - Marko sembra dimenticarsi come il suo pupillo Verstappen riesca a distruggere in pista ogni compagno di squadra che gli venga affidato, con la forza disarmante del suo talento. A trascinare la Red Bull è dunque il pilota, così come succede in molte scuderie e così come è sempre stato nella storia della Formula 1.
Possiamo essere d'accordo con lui quando afferma che vorrebbe l'abolizione dei team radio, della telemetria e del tanto discusso party-mode (che sarà abolito a partire da Monza) per tornare a vedere come un pilota - lasciato solo in pista - sabbia gestire la sua monoposto senza l'aiuto incrociato di ingegneri e strateghi a cui siamo abituati.
Ma le dichiarazioni di Marko sembrano essere, come sempre, il frutto di un commento di parte, da tifoseria, che fa male alla Formula 1 stessa: dall'esaltazione estrema di Verstappen, che sa sicuramente come dimostrare il suo valore in pista, alla denigrazione degli altri piloti e degli altri team, passando per le critiche (neanche tanto sottili) a un Lewis Hamilton che rasenta la perfezione: "La sua superiorità è amplificata da un motore più potente rispetto a quello dei concorrenti anche se è sicuramente un un pilota con diversi doni".
Quindi no, anche questa volta non possiamo essere d'accordo con lui.