Dopo la decisione della FIA di consentire ai piloti russi e bielorussi di prendere parte alle competizioni di carattere internazionale malgrado l’invito del CIO a bandire tutti gli atleti provenienti dal Paese che ha invaso l’Ucraina, in F1 si è creato il dibattito.
Se le federazioni di Inghilterra e Finlandia hanno scelta la strada opposta e dunque di appoggiare le richieste del Comitato Olimpico, il Circus sembra essere d’accordo con l’adozione di un atteggiamento più permissivo seppur di condanna, a fronte della proibizione di gareggiare con sponsor o bandiere identificative di quelle aree.
Ttra i primi intervenire sull’argomento l’ex patron Bernie Ecclestone ha promosso la scelta di Mohammed Ben Sulayem sostenendo che gli sportivi non hanno colpe nel conflitto.
Allo stesso modo il cacciatore di talenti della Red Bull Helmut Marko si è detto compiaciuto della soluzione trovata. Sull'attuale griglia della F1 il problema tocca soltanto il moscovita Mazepin, ma il fatto che la scuderia Haas per cui corre, stia in piedi quasi esclusivamente grazie al partner portato da suo padre Dmitry rende la situazione un po' più complessa.
“Se Nikita riesce a restare nel team senza l’appoggio finanziario di Uralkali non vedo il motivo di escluderlo per la sua cittadinanza”, il commento dell’austriaco ad RTL. “Neppure Daniil Medvedev è stato espulso dai circuiti internazionali del tennis. Il nodo cruciale, a mio avviso, riguarda le risorse”.
A causa dei blocchi imposti dalla UE e dell’isolamento di alcuni settori finanziari della Russia, per il 79enne trovare i fondi necessari da investire nel motorsport per rispettare i contratti firmati diventerà un’impresa. “Le misure prese in termini di restrizione delle transazioni di pagamento, renderanno gli approvvigionamenti di liquidità impossibili”, la sua riflessione.