“Chiamiamola analisi, o disamina, o se volete anche processo, sta di fatto che la discussione sui fatti controversi del GP di Abu Dhabi del dicembre scorso - è entrata nel vivo – questa l'indiscrezione riportata dal Corriere dello Sport - “E non è per niente detto che il direttore di gara Michael Masi di cui Toto Wolff ha chiesto la testa, peraltro mai pubblicamente, venga sostituito. Al contrario: nella commissione FIA affidata a Peter Bayer, che agisce sotto il diretto controllo del neo-presidente Mohamed Ben Sulayem, sta prendendo vigore una linea innocentista”.
Non solo: “L’intera analisi - sì, possiamo chiamarla così - non è stata avviata come un processo - no, non possiamo chiamarlo così - perché mette al centro domande che vanno oltre la pura lettura degli eventi. Nel cuore della discussione ci sono - prima ancora di un cruciale errore di Masi che obiettivamente non è mancato, come vedremo - le condizioni che l’hanno determinato e poi, in seconda battuta, cosa si sarebbe potuto fare di meglio”.
Sempre secondo questo rumors: “La differenza tra i due approcci non è sottile perché lo iato presente tra errore commesso ed errore percepito è ampio, soprattutto quando i tempi per prendere le decisioni sono stretti e tutto, o quasi, avviene in diretta e in mondovisione. Ad Abu Dhabi è stato criticato il fatto che Masi non abbia dato subito bandiera rossa con Latifi a muro (giro 50 di 58), così permettendo a Hamilton e Verstappen di ripartire con gomme soft e giocarsela alla pari. Ma va detto che in circostanze del genere e con assenza di particolari problemi sulla vettura incidentata - esempio: la presenza di fuoco, anche solo su un freno - il recupero e il ripristino delle condizioni per gareggiare richiedano solitamente due giri, dunque ci sarebbe stata la possibilità di garantire un altro pezzo di gara. Inaspettatamente, l’operazione è stata più lenta; a seguito di ciò Masi ha sbagliato forzando il regolamento, permettendo di sdoppiarsi solo ai cinque piloti che erano inseriti tra i duellanti, mentre era nelle sue facoltà non far sdoppiare nessuno o far sdoppiare tutti”.
Per la fonte inoltre: “Non sfugge però che nel primo caso Verstappen non avrebbe avuto più chance e sarebbe sembrata una conclusione a tavolino, mentre nel secondo il Mondiale sarebbe stato assegnato dietro safety car (in entrambi i casi titolo a Hamilton). E allora: in quali condizioni di tempi ristrettissimi, pressioni indebite esercitate dai team principal e stress crescente ha dovuto decidere Masi? Cosa avrebbe potuto fare di meglio in quei frangenti, tenendo conto che l’interruzione con bandiera rossa deve costituire sempre l’ultima ratio?” - e aggiunge - “Altre eclatanti decisioni discutibili di Masi sono state rilette a freddo. Un esempio è il GP del Belgio, fermato dopo un solo giro valido, dietro safety car, per l’attribuzione di metà punteggio. Lì Masi dette lo stop con un pragmatismo asciutto e molto australiano non appena capì che non si sarebbe potuto correre, ma se fosse stato più politico, smaliziato e anche furbo - com’era Charlie Whiting - avrebbe fatto girare la safety car per altre otto-dieci esasperanti tornate, e solo dopo avrebbe fermato. Sarebbe passato un altro messaggio: ce l’abbiamo messa proprio tutta ma non è stato possibile”.
Quale sarebbe la soluzione? “Dunque: tenendo conto che il lavoro di Masi è “il più difficile del mondo”, come ha sintetizzato Mattia Binotto, ci sono davvero tutti gli elementi per negargli la fiducia nel 2023? Al momento la risposta è no, tanto che due possibili sostituti, il portoghese Eduardo Freitas e lo statunitense Scott Elkins, sono oggi confermati ai loro posti, rispettivamente in WEC-Le Mans e nella Formula E che sta per ripartire. Piuttosto prende quota un rinforzo del panel diretto da Masi, a cominciare da un nuovo vice nella persona del tedesco Niels Wittich in arrivo dal DTM. Sarebbe una soluzione in grado di far digerire il pesante bolo di Abu Dhabi alla Mercedes, che ce l'ha ancora tutto sullo stomaco”.