L’11 luglio del 2021 è stato un giorno storico per il tennis italiano, per lo sport nel nostro paese e per la storia di un giovane atleta. Quel giorno per la prima volta nella storia, un tennista “azzurro” raggiungeva la finale di Wimbledon, sulla terra sacra del tennis mondiale. Il tennista in questione rispondeva al nome di Matteo Berrettini, un ragazzo fino a quel momento poco conosciuto tra i non appassionato di questo sport. Matteo quel giorno perse la sua finale ma accese, dopo tantissimi anni, una luce nuova sul tennis italiano, finalmente presente ai massimi livelli e non solo sporadica comparsa nei tornei minori. Sono passati solo due anni e mezzo da quel giorno, ma sembra di essere in un’altra era, il tennis italiano è tornato definitivamente a splendere come non faceva dagli anni 70 grazie ai risultati di Jannik Sinner e alla crescita di altri giovani talenti come Musetti, Arnaldi e Sonego. La consacrazione assoluta è arrivata sicuramente sul finale del 2023 con la vittoria della Coppa Davis mentre Matteo Berrettini, dopo aver avviato questo rinascimento, è stato costretto a farsi da parte, cadendo in una spirale infinita di infortuni, dalla quale non sembra più in grado di uscire.
In quei due anni, 2021 e 2022, i risultati di Berrettini sono stati impressionanti, soprattutto negli Slam: una finale, una semifinale e tre quarti, perdendo solo contro Djokovic e Nadal, che avrebbero poi vinto il torneo (ad eccezione dei quarti degli Us Open 2022 dove perse da Ruud, poi “solo” finalista). Una continuità notevole, arricchita da diversi tornei vinti, come la doppietta al Queen’s e gli ATP 250 di Stoccarda e Belgrado, oltre alla finale raggiunta al Master 1000 di Madrid e la sesta posizione del ranking ATP occupata ad inizio 2022.
In quei due anni però, oltre ai risultati, anche gli infortuni sono stati costanti per Matteo, problemi agli addominali, al piede, alla mano, che gli hanno impedito di giocare con continuità, arrestando uno sviluppo tecnico, che lo stava portando tra i 5 migliori giocatori del mondo. Tornare da un infortunio è la cosa più difficile da affrontare per un atleta, le energie che dovresti impiegare per lavorare sul tuo gioco, sei costretto ad usarle per la riabilitazione ed il successivo recupero della forma fisica persa durante il periodo di inattività, inoltre, quando gli infortuni diventano frequenti, si innesca una paura, anche inconscia, di forzare qualsiasi tipo di movimento, per rischiare il meno possibile un nuovo imprevisto.
Purtroppo, Berrettini ha capito quanto fosse difficile convivere con gli infortuni soprattutto lo scorso anno, in cui, appena rientrato da un problema al piede, che lo aveva costretto a saltare il finale di stagione del 2022, ha inanellato una serie di uscite precoci in tornei che lo vedevano di solito arrivare alle fasi finali, prima di subire un nuovo infortunio agli addominali, che gli ha fatto saltare la stagione sulla terra rossa. Tornato a Stoccarda, dove è uscito in lacrime dal campo dopo la sconfitta contro Sonego, ha poi giocato un buon Wimbledon, perdendo solo agli ottavi contro Alcaraz, per poi infortunarsi nuovamente, agli Us Open, alla caviglia destra.
Un vero e proprio calvario, che si fa ancora più serio se si pensa alle dichiarazioni rilasciate da Berrettini in quel periodo nero; l’italiano ha dichiarato di aver pensato di smettere, che tutto il duro lavoro per tornare a competere ai massimi livelli fosse inutile, visto che sarebbe successo nuovamente qualcosa, di vedere tutto buio nei periodi di inattività, e di aver perso il piacere di giocare a tennis.
Giocare con il pensiero di farsi male ancora, questo è l’aspetto più pericoloso di avere infortuni ripetuti, perché, se il fisico può guarire in tempi relativamente brevi, certi pensieri possono rimanere permanentemente in testa e non andarsene più. Perdere la gioia di giocare e con lei il fuoco agonistico che deve albergare necessariamente in un atleta di primissimo livello, è il principale problema che Berrettini sta affrontando adesso; per questo, probabilmente, ha cambiato allenatore (da Vincenzo Santopadre a Francisco Roig), ovvero la speranza di trovare nuovi stimoli esterni, che lo spingano ad andare avanti, a credere nuovamente di poter tornare quello di prima, in un momento in cui probabilmente non ci crede neanche lui.
Il problema però, è che in questi casi quando piove, poi grandina, la stagione non poteva iniziare peggio, un nuovo forfait (per un problema al piede destro), quando ormai tutto era pronto per uno dei primi turni più interessanti di questo Australian Open, contro Tsitsipas, probabilmente sul centrale, con un’atmosfera che avrebbe riacceso in Berrettini quella gioia di lottare e combattere (come successo a Wimbledon lo scorso anno).
Per uscire da questi periodi non ci sono bacchette magiche, la situazione non cambia in una notte, c’è bisogno di essere pazienti, di lavorare cercando di avere meno paura possibile e, soprattutto, di pensare di poter tornare più forti di prima. Questo dovrà essere l’unico pensiero che dovrà avere in testa nei prossimi mesi, non solo quello di tornare, ma di farlo diventando più forte. Ci auguriamo davvero che possa riuscirci, anche solo per rivedere, dopo tanti pianti, quel sorriso che, prima di Sinner e della Coppa Davis, ha fatto tornare gli italiani ad amare il tennis.