È domenica pomeriggio e in Argentina, a Termas de Rio Hondo, Marco Bezzecchi sta scendendo le scale che, dal podio, riportano a terra, in pitlane. Una giornalista spagnola chiede a Marco se si è reso conto di essere primo nel Mondiale. Il Bez risponde che no, lo sta scoprendo in quello stesso istante, ed "è una grandissima emozione, ma comunque sono più felice per aver vinto la mia prima gara in MotoGP". Marco ha il sorriso stampato sul volto, gli occhi luminosi, i riccioli fradici di champagne e la testa tra le nuvole, che sogna e rielabora mille pensieri a ripetizione. La giornalista insiste: "Beh comunque un buon inizio di 2023, no?". Marco tira fuori tutta la Romagna che è in lui: "Diobò, un inizio della madonna".
Poi Bezzecchi entra nel suo box, il Team Mooney VR46 lo accoglie tra cori, grida, abbracci, scapaccioni bonari. È qui che il nuovo leader del campionato riceve la carezza del padre, Vito, che ha ancora le lacrime agli occhi. Vito consegna a Marco anche il cellulare; lo spartphone del figlio è rimasto rigorosamente in "modalità aereo" per per più di tre ore, da quando - dopo la partenza della Moto2 - il Bez ha deciso di isolare sé stesso dal resto del mondo. Il numero 72 sblocca il codice di sicurezza e legge una notifica whatsapp di Valentino Rossi: "Direi non male anche sul bagnato comunque". È un messaggio ironico, in pieno stile VR46, e Marco a questo punto ricorda che dopo aver festeggiato il podio di Migno aveva bombardato di messaggi il suo mentore, preso dalle insicurezze e dall'ansia generate dalla gara bagnata che andava profilandosi. Valentino non era riuscito a rispondere prima che il Bez abbandonasse il cellulare, ma Marco - nonostante la tensione e i dubbi - un'ora dopo ha vinto in solitaria sotto l'acqua, rifilando sette secondi a tutti. Marco Bezzecchi è veloce, forte, pilota maturo. A certificarlo è un messaggio non visualizzato, senza doppia spunta blu. Marco, forse, ancora non se ne rende conto.
L'anello di congiunzione - numerico, elettronico e soprattutto umano - tra Valentino Rossi e Marco Bezzecchi è Matteo Flamigni. L'ingegnere di Faenza classe 1970 vanta quattro titoli mondiali e diciotto anni di lavoro come telemetrista del pilota che portato il motociclismo nelle case delle nonne e, adesso, è alla seconda stagione da ingegnere di pista di un allievo del 46, quel Bezzecchi da Viserba con cui non vuole smettere di sognare. Matteo Flamigni, in un'intervista realizzata da Matteo Aglio per GPone, ha parlato così del suo presente, passato e futuro in MotoGP: "Il GP d'Argentina ha rappresentato la prima vittoria in MotoGP per Marco, la prima del Team Mooney VR46 che ha solo un anno di vita, e anche la mia prima da capotecnico. È stato il weekend perfetto, abbiamo realizzato un sogno per tanti motivi. Dopo 18 anni da telemetrista con Valentino, non mi vedevo al fianco di un altro pilota nello stesso ruolo. Mi sono detto che nell'immaginario collettivo resterò per sempre il telemetrista di Vale, allora ho pensato di mettermi in gioco, di fare qualcosa di diverso con un altro pilota, di cominciare un capitolo nuovo della mia vita. Bezzecchi lo conoscevo perché faveva parte dell'Academy, ma non avevo mai avuto occasione di parlargli da un punto di vista tecnico. Quando abbiamo iniziato a lavorare insieme, ho trovato un ragazzo che impara velocemente, ascolta molto, è umile e mette in pratica gli insegnamenti. Di questo sono molto contento perché la cosa che mi inorgoglisce di più, aldilà dei risultati, è riuscire a trasmettere ciò che ho imparato negli anni. Da questo punto di vista Marco è una spunga. Con Vale ho acquisito tantissime informazioni, mi ha trasmesso un metodo, un'attitudine, un approccio alle corse che è uno stile di vita. Sto cercando di trasmettere quello che ho imparato con Vale in questa nuova squadra, Marco compreso".
Infine Matteo ha analizzato il carattere del numero 72, raccontando svariate sfaccettature della professionalità del Bez: "L'anno scorso era un pò troppo irruento, istintivo. Sta lavorando su questi aspetti e in questa stagione ho trovato un Marco più riflessivo, ragioniamo più sulle cose ed è consapevole che gli errori del passato non devono essere ripetuti. Nell'inverno è cresciuto molto, ora è più maturo. È uno di noi, un ragazzo alla mano e simpaticissimo, si sta bene con lui. Sul lavoro è estremamente concentrato, determinato e pignolo, ritrovo molte cose di Vale. Bez è molto attento alla telemetria, al confronto con gli altri piloti. Non perde occasione per cercare di migliorare curva dopo curva per ottenere il giro perfetto, questo lo accomuna molto a Vale. Comunque ieri gli ho detto che essere in testa al Mondiale oggi non significa nulla, è come essere davanti alla prima curva di una gara che dura 30 giri. La strada è lunga, ci saranno weekend più difficili. Dobbiamo continuare a lavorare come stiamo facendo, poi a settembre guarderemo la classifica. Guai se Marco non farà così!"