È arrivato in sala stampa tra gli ultimi Maverick Vinales, anche se con un quinto tempo nelle libere del venerdì che lo fa stare tranquillo e sorridente. Anzi, è proprio felice: comincia a parlare di un’Aprilia che funziona bene a cui manca soltanto di concretizzare, un risultato da mettere in bacheca. A guidare l’intervista, ovverosia a fare le domande un po’ per tutti i giornalisti presenti, c’è Rachel Jimenez, una ragazza spagnola che gira per i circuiti di mezzo mondo sulla sua sedia a rotelle motorizzata. Ad un certo punto Rachel gli chiede della moto di Luis, del bel gesto che Maverick ha tentato di far passare sotto silenzio.
“Sinceramente faccio queste cose con la speranza che non arrivino fino ai media”, comincia a spiegare lui, continuando però a sorridere. “Anni fa, qui ad Assen, ho comprato la moto che Luis Salom guidava in 125, me l’ha venduta l’assistente personale di Jack Miller. La settimana scorsa ho scritto a Maria (Marina Antonia Horrach, madre di Luis) che le sarebbe arrivato un pacchetto. Oggi le è arrivata la moto di Luis, lei chiaramente non sapeva nulla. Credo che queste cose siano importanti, io ho visto entrambi i lati della medaglia: ho una figlia e so che morirei per lei. Ma so anche cosa significhi perdere una persona che ami a causa delle corse. Ecco, ho pensato che la moto dovesse stare a casa loro, che quella fosse la sua famiglia. Certo, nel mio museo stava bene, ma alla fine questa moto deve stare lì. I soldi sono soldi, volendo avrei potuto venderla. Ma l’ho semplicemente fatto col cuore, come faccio tutto nella mia vita. L’ho fatto per me stesso”.
Le corse sono questo, un trionfo della semplicità. Ci puoi mettere l’elettronica, l’IA, la telemetria e le appendici aerodinamiche, eppure non lo puoi cambiare. È questo che ti fa spendere dei soldi per un mezzo diverso e speciale, una passione che ti resta anche se ti chiami Maverick Vinales e se ormai da una vita ne hai fatto un lavoro. I piloti vivono tra aerei e alberghi, psicologi e ingegneri, eppure sono persone piuttosto semplici perché per fare bene il pilota oltre al seme della follia devi avere la giusta leggerezza, non pensare troppo a quello che fai. Come riusciresti, altrimenti, a lanciarti su di un proiettile a 360 Km/h, velocità a cui per stessa ammissione dei diretti interessati le curve non si vedono neanche così bene? Ti devi piacere, lo devi sentire. Ed è il bello del motociclismo, che puoi rendere uno sport televisivo, elitario e raffinato, eppure rimarrà sempre un circo popolato da tizi che vogliono sentire il profumo della benzina nel naso e una gomma calda sotto al culo. La moto è il loro strumento, come una bella chitarra. Roba di sangue. In breve, quella moto era di Luis e deve stare a casa sua: Maverick però non ha fatto solo un bel gesto nei confronti di Maria e di tutta la famiglia del povero Salom, ha anche dato prova di credere nelle corse, in leggi che non ha mai scritto nessuno perché non è mai servito farlo.