Da nove anni Michael Schumacher festeggia il compleanno lontano dal mondo. Il suo, ma anche quello degli altri. Eppure il mondo, di lui, continua a parlare, a chiamarlo in causa come si fa con i santi nei paesini dell’entroterra, quasi fosse un’entità superiore. Nello sport, di certo, lo è stato e per molti lo è tutt’ora. È così per i ferraristi, ma anche per chi di gare di Formula 1 non ne ha mai vista una intera. Schumacher è ancora una presenza ingombrante nel paddock, perché dal box del figlio Mick a quello di Lewis Hamilton tutti si trovano a dover fare i conti con lui, a confrontarsi con il Kaiser. Con i suoi sette titoli mondiali, il suo talento, la sua fame e la sua etica. Se questo tre gennaio per Micheal è stato un altro compleanno nel silenzio, quello dei 53 anni, per il suo mondo è stata un’occasione per stargli vicino e mandargli un messaggio.
Lo ha fatto anche Max Biaggi, scartabellando tra le fotografie assieme fino a trovare quella giusta. L’aveva già scelta nel 2013 per far forza al tedesco dopo l’incidente sulle nevi di Méribel, anche se stavolta la foto è tagliata a metà. L’originale ritrae un pezzetto della Nazionale Piloti 2000, magliette a scacchi e voglia di giocare a pallone con la testa lontana dai motori. Pare, oltretutto, che quel giorno Michael Schumacher fosse riuscito anche a rimediare un cartellino rosso.
I due d’altronde si conoscevano bene, un po’ meglio da quando Biaggi aveva provato la Formula 1 F300 di Michael nel 1998, a Fiorano: “Era stata una concessione dell’allora presidente Luca Cordero di Montezemolo dopo la mia vittoria in 500 a Suzuka (la prima nella massima serie, al debutto, ndr.) mi chiamò alle due di mattina, ci sentivamo per altre cose e mi chiese se mi sarebbe piaciuto provare la Ferrari a fine stagione, io accettai e lui fu di parola. Ricordo ancora le telefonate di Michael, tre o quattro in una settimana: ‘Max - mi diceva - ha tutto da perdere e niente da guadagnare, non andare forte, non si vince niente, cerca di stare concentrare e non distruggere la macchina contro un muro’. Era terrorizzato che gli distruggessi la macchina, me l’avrà detto almeno sette, otto volte!”.
Il Corsaro, in qualche modo, riuscì a sdebitarsi nel 2009, quando Aprilia stava testando a Valencia la RSV4 di Biaggi per vincere in Superbike. Per caso - o forse nemmeno troppo - quel giorno in pista c’era anche Schumacher, da sempre grande appassionato, al quale venne offerta la possibiltià (in gran segreto) di guidare la moto.