Mia Rusthen, la pilotessa finita in coma in seguito all’incidente avuto in Gara1 della prima del mondiale femminile a Misano, potrà rientrare in Norvegia dall’ospedale Bufalini di Cesena. Le condizioni della ragazza vengono definite ancora gravi, ma stabili. Significa che non è in pericolo di vita e che, quindi, potrà affrontare lo stress di un trasferimento fino in Norvegia, dove sarà poi ricoverata in un centro specializzato più vicino alla famiglia. E’ presto per tirare il così detto sospiro di sollievo, ma, al di là dei bollettini ufficiali, il personale sanitario che s’è preso cura della ragazza fino a oggi lascia trasparire un discreto ottimismo.
Non c’è grande ottimismo, invece, tra molti degli addetti ai lavori intorno alla nuova categoria interamente in rosa delle corse in moto. Perché a Misano, oltre a quello che è accaduto alla pilotessa norvegese, è successo di tutto e in pista s’è dovuti ricorrere troppo spesso alla bandiera rossa a causa degli incidenti e a penalità varie a causa di comportamenti ai limiti del regolamento. Chi ha avuto il coraggio di mettere tutto nero su bianco è Max Temporali, ex pilota e oggi commentatore per Sky proprio della Superbike. Il suo, sia chiaro, non è un attacco al mondiale femminile, ma un invito a riflettere sui rischi che potrebbero fare seguito a scelte dettate più dalla moda del momento che dall’effettiva preparazione delle ragazze chiamate a giocarsi il titolo mondiale.
“Penso che il campionato femminile sia partito per forza – scrive temporali nella sua pagina Facebook, Piega e Spiega - Politicamente era il momento per farlo, ma sportivamente? Nella storia, la parità di genere nel motorsport ha sempre perso la battaglia: per il femminile, numeri piccoli e di scarso interesse, schiacciati da una cultura maschilista. Oggi la percentuale di motocicliste sta crescendo vertiginosamente. Il mondo a piccoli passi cambia, e anche quello della moto. Evviva le donne, ma… tuteliamole. Proteggiamole. Aiutiamole a creare qualità. Se da zero le buttiamo in un mondiale, che qualità avremo? È un discorso di formazione: è come prendere dei giocatori di calcetto del dopo cena e inserirli in serie A. Credo che la Federazione Internazionale abbia precorso i tempi, forse presi dall’entusiasmo di un progetto rivoluzionario che non poteva aspettare”. Nessun maschilismo, quindi, ma, anzi, la piena volontà di poter davvero appassionarsi a un campionato fatto di sole donne che potrebbero tranquillamente giocarsela con tutti. E non, come purtroppo sembra che sia, due pilotesse con reale esperienza, la Carrasco e la Hererra, seguite da altre ventiquattro che non sempre sembrano poter garantire quel livello che è anche garanzia di massima sicurezza.
“Delle 26 ragazze in griglia, ne ho viste 5 che sono pilote da mondiale e altre 4 p 5 mi sono sembrate buoni prospetti – ha proseguito Temporali nel suo post - L’altra metà delle partecipanti era acerba. Quando prendi dai 5 ai 7 secondi al giro, significa inesperienza. Manca tutto. Sabato ci sono stati tre incidenti davvero brutti, che probabilmente potevano essere evitati senza una reazione amatoriale sulla moto. Questo è il motivo del post. Se chiami un campionato ‘mondiale’, crei delle aspettative. A Misano ho visto tonnellate di attenzione mediatica sul WCR, dove avrebbero dovuto correre le migliori ragazze del mondo. Lo chignon (cioè i capelli raccolti in alto sulla nuca) di una pilota che si è sfilata il casco, mi ha fatto riflettere anche sul tema ‘educazione’: come le sarà calzato quel casco? Parliamo di sicurezza. Non interessa la classifica, ma l’incolumità delle protagoniste. Perché ci sono cadute e cadute, incidenti e incidenti. Non bisognerebbe arruolare pilote di 18 nazionalità diverse per l’orgoglio del campionato, se i paesi dove sono cresciute non le hanno formate. L’Italia non ha queste carenze e potrebbe essere una guida, come anche la Spagna. Il mondiale è partito e indietro non si torna, ma dobbiamo proteggerlo e far crescere ogni partecipante, con responsabilità tecnica e anche un po’ paterna, per quelle giovani che sono pesci fuor d’acqua. Pregare e basta che vada sempre tutto bene, sarebbe una sconfitta per le donne stesse”.