La morte di Dean Berta Vinales, il quindicenne impegnato nella SuperSport 300, ha riaperto il dibattito sulla sicurezza in pista. È il terzo giovanissimo (dopo Jason Dupasquier e Hugo Millán) a perdere la vita in circuito in appena un paio di mesi e, ogni volta, ci si interroga sul motivo per cui incidenti simili siano ancora una triste possibilità. Max Temporali, voce tecnica della Superbike, ha analizzato l’incidente puntando il dito contro l’organizzazione, il regolamento e - cosa forse più preoccupante di tutte - sull’abbigliamento dei piloti spesso “ritoccato” per ridurre pesi e ingombri.
"Con casco e tuta, spesso ci si dimentica che quelli sono solo ragazzi - ha scritto Temporali - lo sanno i papà, le mamme, gli amici, ma tutti gli altri sono solo spettatori dentro l’arena, perché al centro c’è lo spettacolo: sai che figata vedere 40 moto tutte vicine, incollate, che si passano e si ripassano, che sgomitano, esagerano e volano in aria ? E’ un format di gare che non ho mai condiviso, ma tant’è. Il Vinales che oggi è morto, ad esempio, aveva 15 anni. Ma perché oggi è così tristemente frequente il dramma fra i ragazzini ? Beh, una volta, innanzitutto, le 125 due tempi pesavano 60 kg contro i 140 delle 300 di adesso. E poi non andavano tutte uguali, anzi: la differenza, prima del pilota, la faceva il meccanico, perché il regolamento consentiva di aumentare le prestazioni. Assurdo, vero ? E’ assurdo che le moto lente, con l’obiettivo di andare tutte uguali, siano in realtà più pericolose di quelle veloci. Eppure, la differenza tra una moto e l’altra consentirebbe di spaccare il gruppone in frazioni. Il problema è che se corri nelle piste da SBK con delle 300, passi due terzi del tempo col gas tutto aperto; significa che io, tu, che non so chi sia, e il campione del mondo, per due terzi del giro andiamo uguali, basta solo aprire il gas, ed è la ragione per cui i trenini di piloti diventano lunghi, infinitamente inutili, con 20 "spericolati" chiusi nello spazio di 2 secondi. Le gare della 300 non fanno selezione ed esaltano per lo più la pericolosità di chi è costretto a rinunciare a correre con metodo e talento, per improvvisare linee e manovre sempre in emergenza e mai sotto controllo. Ho corso negli anni d’oro del motociclismo, frequentando tutti i campionati minori possibili, dove eravamo in centinaia e centinaia… ma i piloti più bravi, con le moto preparate meglio, stavano davanti, in mezzo c'erano i medi e in fondo arrivava chi era meno capace. I regolamenti dovrebbero essere liberati da tutte queste strozzature, che hanno sicuramente il sacro obiettivo di contenere i costi, ma a che prezzo ? E poi: lo vogliamo controllare questo abbigliamento dei piloti ? Mondiale o no, i ragazzi devono avere tuta e casco in condizioni dignitose, che significa sicure. E’ scandaloso che ci sia chi si faccia realizzare delle protezioni più piccole e meno sicure di una tuta che si compra in negozio, solo per risparmiare peso e ingombro aerodinamico. La moto è pericolosa e contro l’imponderabile alziamo le mani, ma ricordiamocelo: sotto al casco ci sono dei ragazzini…”