Al fianco di Nikita Mazepin all'esordio in Haas c'è Mick Schumacher, attesissimo figlio del Dio della Formula 1 e campione in carica di F2, ma davanti a Nikita non c'è cognome che tenga perché ancora una volta, oggi, tutti parlano solo di lui.
Del bulletto del quartiere, dell'unico pilota al mondo riuscito a farsi sanzionare dalla propria scuderia prima dell'esordio in Formula 1. Del russo ricchissimo arrivato in classe regina grazie ai soldi di papà, magnate del settore chimico e amicone di Putin, e criticato in tutto il mondo per gli atteggiamenti violenti, i commenti razzisti e la famosa presunta molestia pubblicata per errore sul suo profilo Instagram.
Insomma, un personaggione. Uno che in macchina magari non andrà forte, ma che ci darà sicuramente qualcosa di cui parlare.
Messi uno accanto all'altro poi, Mazepin e Schumacher, sembrano proprio essere le facce opposte di una generazione di piloti che si incontra in pista, ma che fuori dal circuito non ha nulla in comune. Uno lavoratore instancabile, come papà Michael, a cui la vita ha insegnato il prezzo della riservatezza, della privacy e dell'educazione.
L'altro il tipico sbruffoncello ricchissimo, che grazie ai soldi di papà è arrivato alle porte di un mondo stellato, a cui tanti - molto più talentuosi di lui - non possono neanche pensare di accedere. Ma ragazzi, mettiamoci l'anima in pace, le campagne per buttarlo fuori dalla Formula 1 mosse in questi mesi non hanno funzionato, l'hashtag #WeSayNoToMazepin in tendenza su Twitter non ha portato a niente, e lui in Haas nel 2021 ci correrà eccome.
Anzi, c'è di più. Perché oggi è stata presentata la livrea della nuova monoposto e - sorpresa sorpresa - è Mazepincentrica. Quindi se volevate dimenticarvi della sua esistenza, adesso nel paddock ci sarà una Haas bianca, rossa e blu a ricordarvelo. E' vero, quelli sono anche i colori della bandiera americana, ma non prendiamoci in giro: chi guardandola non ha pensato alla Russia?
Se poi si aggiunge che Mazepin sarà costretto a correre come pilota slegato dalla bandiera del suo paese, a causa dello scandalo doping che ha investito la Russia, una monoposto con quei colori non può che ricordare un'enorme bandiera che sventola in pista. Aggiungiamoci poi lo sponsor maggiore presente sulla livrea, Uralkali, azienda russa che, indovinate, appartiene proprio a papà Dmitry Mazepin.
Alla fine Nikita sarà anche un bullo molestatore razzista, ma se proprio in Haas non possono buttarlo fuori - perché i soldi di famiglia servono a mandare avanti la baracca - almeno giochiamoci bene il suo ingresso in Formula 1: Mazepin, eroe dei due mondi, capace di unire l'americana scuderia Haas ai colori e gli sponsor della Madre Russia. E' comunque integrazione tra popoli, no?