Sembra esserci un problema di priorità e coerenza, nella Formula 1 di oggi. Una Formula 1 di enorme successo che attira tifosi e appassionati, anche giovanissimi, da ogni angolo del mondo. Una Formula 1 che gode della nuova passione, sbocciata oltreoceano dopo anni di disinteresse americano, e che proprio per questo debutta a Miami nel fine settimana in corso, aprendo uno spiraglio che - dopo Austin - sarà completato il prossimo anno con la terza tappa made in USA della Formula 1, questa volta a Las Vegas.
Un campionato vincente e pieno di successi quindi quello di questa F1 che però, quando si tratta di coerenza, ancora fatica a trovare il proprio senso. Perché mentre a Miami si festeggia lo sfarzo, il divertimento e la bellezza della Florida, dentro il paesone del paddock i piloti sono in rivolta: Lewis Hamilton si presenta in conferenza stampa con decine di gioielli per protestare contro la regola della FIA di vietare ai piloti di indossarli in pista, Sebastian Vettel scorrazza in pit lane con le mutande sopra la tuta, indignato per la clausola nel regolamento della Federazione che vieta ai piloti di portare intimo firmato sotto gli abiti da corsa, portando così la FIA ad avere l'autorizzazione sul controllo dell'intimo dei protagonisti della griglia prima di ogni evento sportivo.
E mentre la Federazione pensa a mutande e gioielli, i piloti si indignano per le condizioni di sicurezza della nuova pista di Miami, chiedendo l'intervento degli addetti per non rischiare là dove è inutile e non necessario. A parlare per primo, dopo l'incidente nelle prove libere di venerdì, è stato Carlos Sainz: "L'impatto è stato un po' più forte rispetto a quanto fosse normale" ha spiegato lo spagnolo della Ferrari che, subito dopo lo schianto, ha sentito un forte dolore al collo.
Sabato è stato invece il turno di Esteban Ocon che, dopo un errore nello stesso punto della pista con la sua Alpine, ha ribadito la preoccupazione sulla sicurezza del circuito: "Carlos ieri si è fatto male, e oggi mi sono fatto male anche io. La FIA dovrebbe spingere di più per la nostra sicurezza. La cosa imporrante e che saremo in grado di correre. Quando un pilota professionista del calibro di Carlos, un pilota che corre per la Ferrari, dice qualcosa del genere penso che il minimo che si dovrebbe fare è prenderlo in considerazione e fare il meglio possibile per effettuare delle modifiche".
Il francese ha poi proseguito: "Ciò che è inaccettabile è aver subito una decelerazione di 51G per un impatto non così grande. Non sono stato l’unico pilota ad uscire in quel punto. Abbiamo chiesto di mettere delle barriere tecpro, ma non è stato fatto nulla".
Sull'argomento, ai microfoni di Sky Sport, è poi ritornato lo stesso Sainz: "Mi dispiace essere critico, ma ieri avevo detto alla FIA che il mio incidente avvenuto in seconda marcia non doveva essere così importante. Oggi avevo dei dolori al collo. Avevo chiesto di mettere delle barriere tecpro perché all’uscita di quella curva c’è un muretto. Oggi è toccato ad Esteban e sono sicuro che anche lui ha sentito le conseguenze dell’impatto. È una di quelle cose che non capirò mai”.