In MotoGP non ha mai guidato una moto diversa da un quattro in linea ed è per questo che Maverick Vinales, chiuso il conto con un anno di anticipo con Yamaha, starebbe battendo una strada che lo riporterebbe al suo passato. Il pilota spagnolo, stando a quanto riferiscono le voci del paddock, ha messo la Suzuki in cima alla lista dei desideri e sarebbe disposto anche ad accettare un anno sabbatico se avesse le garanzie di poter tornare in sella alla GSX-RR. Fino a ieri sembrava solo una indiscrezione, o comunque un tentativo che non avrebbe avuto futuro da parte di Vinales e del suo nuovo manager, ma adesso inizia ad esserci qualcosa di più concreto. Perché le pedine hanno cominciato ad allinearsi con la complicità di Monster Energy. Il colosso delle bevande energetiche, infatti, è sponsor sia di Suzuki che di Yamaha e, come se non bastasse, annovera tra i suoi piloti proprio Maverick Vinales, Joan Mir e Alex Rins.
Gli ultimi due, come è noto, dividono il box del team Ecstar Suzuki, ma non sono mai stati grandi amici. Si rispettano, collaborano, ma non si amano e non hanno mai perso occasione per dirlo espressamente, con la rivalità interna alla squadra che fino allo scorso anno è stata uno stimolo per entrambi, ma che in questa stagione sta diventando foriera di non pochi mal di pancia. Sia Rins, sia Mir hanno più volte detto che la GSX-RR ha un gap da colmare rispetto alle altre moto, ma pare che i due non siano in perfetta sintonia su come e dove sviluppare la moto. Ecco perché cominciano ad essere in molti a credere in un colpo di scena, con uno tra Rins e Mir pronto a salutare tutti e andarsene. Al momento quello più accreditato per la partenza (che in questo caso potrebbe avvenire già a fine stagione con una rescissione anticipata del contratto) sembra essere Alex Rins. Nel box Suzuki è il numero due e questo ruolo non gli va giù. Soprattutto perché è consapevole che, ormai da anni, c’è una squadra pronta a stendergli il tappeto rosso: l’Aprilia. Rins è un vecchio pallino di Rivola, costerebbe molto meno di Maverick Vinales ed è notoriamente più votato anche ad un lavoro di sviluppo. Lo spagnolo della Suzuki non dispiacerebbe neanche a Razlan Razali, pronto a portarlo nel team Petronas con la complicità di Yamaha e lasciando, quindi, che Franco Morbidelli affiancasse Fabio Quartararo nella squadra ufficiale. Una opzione, questa, che però sembra non piacere particolarmente a Rins che, ammesso che decida di lasciare Suzuki, preferirebbe restare in una squadra ufficiale, scegliendo quindi Aprilia.
Discorso diverso, invece, per Joan Mir. Il maiorchino piace a Yamaha sin dai tempi non sospetti e Lin Jarvis sarebbe pronto a spalancargli le porte del team factory di Yamaha. Ma si tratta di un campione del mondo e non è ipotizzabile che Suzuki possa lasciarlo andare prima della scadenza naturale del contratto se non dietro il pagamento di una sonora penale. Se da un lato non è affatto escluso che Joan Mir possa finire in sella ad una M1, quindi, dall’altra è assolutamente escluso che questo possa accadere prima della fine della stagione 2022, con Maverick Vinales che a quel punto, pur di aspettare la GSX-RR, accetterebbe anche di stare fermo un anno. Per l’ormai ex pilota Yamaha c’è anche l’opzione Ducati, nel team di Valentino Rossi e Aramco, ma tra le varie prospettive questa sembra essere quella che lo appassiona di meno e per tre ragioni principali: la Ducati potrebbe non essere la moto perfetta per le sue caratteristiche, il team è appena nato e potrebbe dover fare i conti con tanta inesperienza e un compagno di squadra che è fratello del padrone della baracca potrebbe non rappresentare la più serena delle situazioni.
Ipotesi e intrecci di mercato che, in questa pausa estiva, si vanno via via configurando e che, pur restando ancora privi di certezze, presentano un profilo di concretezza. Molto più di quanto possano presentarlo altri nomi circolati in questi giorni. L’idea che Andrea Dovizioso possa finire in Yamaha, così come quella che Lin Jarvis sarebbe pronto ad offrire un contratto a Dani Pedrosa per un clamoroso ritorno alle corse, sembrano, infatti, piuttosto campate per aria. Se non altro perché entrambi i piloti hanno legato la loro carriera a RedBull e sono, anche adesso che non corrono più, a tutti gli effetti personaggi sponsorizzati da RedBull e non è molto credibile che il colosso austriaco possa accettare che i due, o uno di loro, finiscano in sella ad una moto che ha il nome della concorrenza e il marchio stampato in ogni centimetro di carena libero.