Lui ha deciso di dire basta pochissimo tempo dopo aver vinto il suo primo e unico mondiale, annunciando al mondo che quella che avrebbe corso al Mugello appena 48 ore dopo sarebbe stata la sua ultima gara. Il nome non serve neanche dirlo, perché la storia di Kevin Schwantz è scolpita nella leggenda e, ormai, la conoscono tutti. Un mito, quello del pilota americano, che è andato oltre le vittorie e le sconfitte e che ha ammaliato, a suo tempo, anche Valentino Rossi. “Schwantz è il mio idolo” – disse un Dottore poco più che bambino in una delle sue prime interviste. Poi quel bambino è diventato un ragazzo che ha scritto a sua volta la storia del motorsport, vincendo nove mondiali e portando le corse in moto nelle case di mezzo mondo, fino a diventare un 42enne che sta ancora lì a giocarsela con i ragazzini. Ma senza vincere e senza mettere un piede sul podio da oltre un anno. Una situazione, questa, che peserebbe a chiunque e che ancora di più pesa ad uno che ha vinto così tanto e che non ha dovuto lottare in coda al gruppo neanche quando correva con le minimoto. E’ per questo che proprio Kevin Schwantz, in una recente intervista rilasciata a Speedweek, pensa che per Valentino Rossi possa davvero essere arrivato il momento di dire basta.
“È difficile guardare Valentino ora – ha affermato - nelle posizioni in cui si trova ora non ci si è mai trovato. Si qualifica nelle ultime posizioni e finisce nelle ultime posizioni e molto spesso finisce in terra. Non è mai stato così indietro in tutta la sua carriera. Sembra tutto piuttosto pericoloso. Scommetto che anche nei suoi primi anni nelle classi 125, 250 e 500 non è mai arrivato così lontano, anche al suo primo anno in MotoGP riuscì a vincere, Kenny Roberts junior era campione del mondo all'epoca. Come nuovo arrivato, Valentino ha perso 75 punti contro Kenny all'inizio della stagione 2000. Dopo di che ha recuperato molto. Non solo non è competitivo, ma vola giù così spesso... Queste cadute non gli somigliano affatto”. Per un pilota non essere competitivo è la peggiore delle condanne e Kevin Schwantz sembra non credere più di tanto alla possibilità che Valentino Rossi decida di correre ancora una stagione, magari in sella alla Ducati del suo team e con il fratello Luca Marini come compagno di squadra: “Ho letto che Valentino non lo esclude, ma non credo che voglia tornare a guidare di nuovo una Ducati, dopo le sue esperienze nel 2011 e nel 2012. Ma è vero che la Ducati adesso è molto migliore rispetto a quella di quegli anni”.
Per il pilota texano una minima speranza che Valentino Rossi possa correre ancora c’è, ma sembra non crederci più di tanto, pur ammettendo che “Se riesce ancora a trovare un modo per godersi le corse il mio consiglio è certamente quello di continuare e continuare ancora. Ma per me – sentenzia ancora Kevin Schwantz - il divertimento è essere davanti nelle gare. Curvare alla fine del campo non è divertente. Se non potevo guidare dove suonava la musica, non mi divertivo”. Ecco perché se dovesse scommettere un Dollaro su quale sarà la decisione del Dottore per il 20220, probabilmente lo punterebbe sul casco appeso al chiodo. Tanto da azzardare anche una data per l’annuncio o, addirittura, per smettere anzitempo la carriera proprio come fece lui stesso nel 1995: “Forse si fermerà dopo il GP di Misano!”.
“Nel 1994 – racconta ancora Kevin Schwantz a Speedweek - sono arrivato quinto, quarto e sesto nelle prime tre gare a Eastern Creek, Shah Alam e Suzuka. Ho perso tra 14 e 34 secondi. Allora, durante il volo di ritorno dal GP del Giappone, ero sullo stesso aereo di Wayne Rainey, che era il team principal. Wayne e Kenny Roberts erano in prima classe, e mio padre ed io eravamo in Business Class dietro di loro. Kenny è venuto da me durante il voloe mi ha detto: ‘Kevin, non ti diverti più a guidare! Puoi dire a te stesso quello che vuoi. Ma hai perso il divertimento. Il modo in cui guidi là fuori e tiri fuori le gare, il gruppo con cui combatti nelle gare, non puoi goderti questo. Se ti guardo oggi, non sei più tu, non dirmi niente. Posso guardare e farmi un'opinione’. Questo è esattamente quello che vedo oggi in Valentino. In rare occasioni, si qualifica vicino alla top ten. Poi fa fatica in gara...”.