Matteo Berrettini ha già vinto Wimbledon. L'ha vinto ieri, strappando la vittoria a FélixAuger-Aliassime in quattro set e prendendosi la prima semifinale di un torneo che è il tempio del tennis mondiale, l'inizio e il punto di arrivo di ogni tennista.
Ha già vinto perché un italiano non accedeva alle semifinali di Wimbledon da 61 anni quando, Nicola Pietrangeli, venne fermato ai piedi della finale dall'immenso Rod Lever. Ha già vinto perché ha sofferto, ma soffrendo ha portato un altro sogno azzurro nella Londra di questo luglio di speranze. Ha già vinto perché quest'anno Wembley e Wimbledon non ci sono mai sembrate così belle, e così vicine.
Domenica gli azzurri si giocheranno la finale nello stadio londinese, sfidando l'Inghilterra padrona di casa, e venerdì Matteo cercherà di accedere alla finale del torneo affrontando Hubert Hurkacz, responsabile di aver umiliato Roger Federer mandandolo a casa in tre set. Se passerà anche la sua finale sarà domenica 11 luglio, il giorno dell'Italia dei sogni su suolo inglese.
Da una parte si giocherà la finale sull'erba sacra del centrale di Londra, dall'altra si giocherà la finale di un percorso condiviso che assomiglia a una cavalcata. Wimbledon e Wembley, distanti poco più di 15 miglia, conservano la speranza di due desideri italiani a cui aggrapparci.
E per quanto pensare a Matteo Berrettini trionfatore del torneo inglese, vincente contro l'imbattibile Novak Đoković, sia quasi impossibile, sognare non costa nulla.
E allora sogniamo, puntiamo a prenderci tutto, a conquistare Wembley e accompagnare Matteo, nella semifinale prima, venerdì, e nella finale poi, domenica.
Sperando che le due cose si accavallino, si scontrino, che un sogno comprenda l'altro, che finiscano insieme. Che Matteo si perda una parte della finale degli Europei, troppo impegnato a conquistare il suo posto nel mondo del tennis internazionale, e che i calciatori della nazionale pensino a un azzurro che come loro sta cercando di conquistarsi Londra. Lui da solo, loro insieme. E l'Italia che controlla i risultati al cellulare, che accende due televisori, che ascolta la radio in macchina mentre parte per le vacanze.
Notti magiche, di dritti e rovesci sul prato perfetto del centrale di Wimbledon, di calci di punizione che alzano l'erba di Wembley. Di noi che stiamo in mezzo tra quelle 15 miglia. A sperare, a sognare di prenderci tutto.