“Sono nata il 17 gennaio, lo stesso giorno di Muhammad Ali e Al Capone, sarà per questo che ho sviluppato una certa durezza e la passione per le imprese difficili?” Milena Koerner è la prima donna a capo di un team nel paddock della MotoGP.
Occhi azzurri, giovane e molto bella, al lavoro Milena è costretta ad indossare la maschera del mastino. “Quando sei donna nel paddock della MotoGP, non puoi permetterti errori. Il rispetto me lo sono conquistato sul campo, così come la credibilità, ma ogni volta che si presenta una nuova sfida, senti di dover comunque dimostrare quanto vali”.
Milena ha due lauree: economia e commercio e comunicazione interculturale. Parla 5 lingue e indossa la tuta per correre in pista quando riesce a ritagliarsi un momento per sé. Come se non bastasse, quando si rapporta a qualcuno che non la conosce, le capita di avvertire una certa sfiducia. “Il numero delle donne nel paddock sta aumentando, ma è ancora difficile essere accettate”.
Originaria di un paesino a 20 km dal Sachsenring, Milena ha cominciato proprio dalla pista tedesca a due passi da casa. “Da bambina guardavo i Gran Premi per poterli poi raccontare a mio padre, spesso fuori per lavoro. Ma la prima ad accompagnarmi ad una gara è stata mia nonna. Avevo 13 anni e siamo arrivate in circuito in sidecar. Ci ho messo un paio d'ore di suppliche per convincere un addetto alla sicurezza a farmi entrare”. Chi avrebbe mai immaginato la strada che avrebbe fatto quella cocciuta bambina tedesca. È stata ragazza immagine, cameriera nelle hospitality, responsabile della logistica, addetto stampa e infine team manager per il Team Forward MV Agusta in Moto2.
“La sfida più difficile per un team manager è quella di contribuire a creare una squadra unita che lavora in armonia. La componente umana è fondamentale e con l’esperienza ho imparato a gestire meglio anche il mio stato d’animo perché ho visto quanto influenza quello dei ragazzi”.
Capace di gestire il team Forward MV Agusta composto da 20 uomini e due piloti diversi come Simone Corsi e Stefano Manzi, Milena dosa rigore e comprensione. “Nel rapporto con il pilota è importante capire quando essere dura per spingerlo a superare i limiti e quando invece ha bisogno di una parola di conforto”. Non solo, dallo scorso anno anche in Moto2 il team manager può comunicare con il pilota in pista attraverso messaggi sul dashboard. All’inizio Milena ha sentito tutta la responsabilità di questo ruolo, ma ha anche scoperto uno strumento fantastico per motivare i piloti e influire positivamente sulle loro prestazioni in qualifica e in gara.
“Il rapporto con il pilota ripaga da tanti sacrifici”, racconta Milena, “Stefano (Manzi) mi spiega tutti i dettagli tecnici e mi ha dato grandi soddisfazioni, specialmente quando segue i miei consigli. Lo stesso Simone (Corsi). Per loro, come per i meccanici, sono una di loro. Essere donna non è un problema”.
Rimpianti? “Al momento nessuno, anche se sono consapevole che questo lavoro non si concilia con la possibilità di crearsi una famiglia”. Come tante donne che lavorano nel paddock, anche Milena non pensava di resistere così tanti anni. “È una vita dura, 220 giorni all'anno lontano da casa da marzo a novembre. Ho iniziato a lavorare nel paddock ancora prima dell’università, pensando che per un po’ sarebbe stato bello questo stile di vita e poi, col tempo, mi sarei cercata un lavoro serio. Invece l’ho trovato proprio qui il lavoro” racconta sorridendo la team manager.