“Volevo essere il primo a scrivere una biografia completa di Valentino Rossi e volevo che il libro fosse pronto per la sua ultima gara. Ma con la pandemia che ha rivoluzionato il campionato 2020, così Rossi ha deciso di correre un altro anno”. Stavolta però, il Dottore si ritira per davvero. Ed ecco quindi che in questi giorni esce in Italia la “Biografia definitiva di Valentino Rossi” di Stuart Barker con prefazione di Kevin Schwantz. Qualche tempo fa avevamo intervistato l’autore, giornalista e scrittore di altri sei libri sul motociclismo, compresa la biografia di Barry Sheene, un bestseller, per scoprire segreti e curiosità della vita e della carriera di Valentino Rossi.
Da dove è nata l’idea del libro?
Mi ricordo ancora il sorriso stampato sul mio volto quando Rossi vinse ad Assen nel 2017. Ero contento e sorpreso allo stesso tempo: come poteva continuare a vincere alla sua età? Mi accorsi che mancava una recente biografia di Rossi e che tanti aneddoti e grandi momenti della sua carriera non erano stato ancora raccontati. Valentino Rossi è un'icona: il motociclista più amato e di successo di tutti i tempi. Ha trasceso la MotoGP per diventare un simbolo di coraggio, rischio e audacia. Ha corso per 23 anni ai massimi livelli dello sport più pericoloso del mondo, è un gladiatore dei giorni nostri, un uomo che rischia la vita ogni volta che sale in moto. La sua popolarità è fenomenale. Per Rossi, ogni gp è una gara di casa. Le tribune sono una marea gialla. Non solo, in oltre due decenni di gran premi, Rossi ha visto e sperimentato tutto: la gloria e un successo senza precedenti ma anche la morte di rivali e amici.
La prefazione di Kevin Schwantz è particolarmente interessante. In cosa è unico Valentino secondo Schwantz?
Second Kevin, la forza di Valentino consiste nella sua determinazione e capacità di lavorare sui dettagli sino all’ultimo momento. Rossi è unico nell’utilizzare al meglio i minuti del warm up della domenica mattina per ribaltare una situazione complicata e tirare fuori il famoso coniglio dal cilindro. Questo richiede, sottolinea Schwantz, un team che oltre a essere capace, sia anche al 100 per cento con lui. Non solo, presuppone la capacità di capire e conoscere il mezzo che hai a disposizione. Sul fatto che Rossi continua a correre a 42 anni, Kevin Schwantz ha commentato: “ad un certo punto della mia carriera ho sentito che avevo dato tutto. Certo, gli infortuni hanno pesato sulla decisione, ma io non avrei mai immaginato di poter correre per 25 anni. Io vivevo per l’adrenalina della domenica pomeriggio. Per la gara. Ma poi c’erano le trasferte, gli impegni con la stampa e gli sponsor. Tutte attività parte del lavoro, che alla fine stancano. Credo che i ragazzini dell’Academy siano una motivazione fondamentale per Rossi: lo spingono ad alzarsi e allenarsi ogni giorno per cercare di batterli”.
Cosa l’ha sorpreso di più di Rossi?
Ho scoperto che la ricchezza e la fama non lo hanno cambiato. Valentino ha mantenuto la stessa cerchia di amici di quando era un ragazzino, vive nella stessa città. Questo lo ha aiutato a mantenere i piedi per terra, gli ha dato un senso di appartenenza che non avrebbe avuto se avesse scelto di vivere a Monte Carlo o Beverly Hills. Certo, a Tavullia può essere considerato un dio, ma è anche il vicino della porta accanto che è riuscito in quello che ha fatto. Il risultato? E’ riuscito a tenere sotto controllo il suo ego.
Frutto del lavoro di un anno e mezzo, è stato complicato raccogliere testimonianze e interviste esclusive?
Rossi ha un potere enorme nel paddock della MotoGP. Molte persone si sono rifiutate di essere intervistate per questo libro. Questo mi ha sorpreso e deluso, oltre a rendere estremamente difficile la stesura del libro. Mi sono reso conto che la maggior parte delle persone nel paddock ha paura di parlare di Rossi senza il suo esplicito consenso Devo però ringraziare persone come Kevin Schwantz, Jeremy McWilliams, Neil Hodgson, Carlo Pernat, Lucio Cecchinello e vari addetti ai lavori.
Tra i tanti aneddoti raccolti, quale l’ha colpito di più?
Sono rimasto scioccato nello scoprire quanto sia difficile per Vale vivere con la costante attenzione della stampa italiana. Alison Forth, addetta alle pubbliche relazioni di Rossi ai tempi della Gauloises Fortuna Yamaha mi ha raccontato che una volta un giornalista italiano l'ha letteralmente inchiodata al muro tenendola per la gola perché voleva un’intervista mentre lei sorvegliava la stanza del pilota ricoverato in ospedale.
Incredibile. E la storia più curiosa?
Sempre Alison mi ha raccontato che una volta un fan ha regalato a Vale un acquario pieno di tartarughe vive, uno degli animali più cari a Vale e che ha anche tatuato. Si trovavano in un GP fuori Europa così Alison ha dovuto organizzare il trasporto speciale di queste tartarughe fino a Tavullia.
Ha scritto anche un libro su Sheene. Vede delle somiglianze tra Barry e Valentino?
Barry ha corso contro Graziano, il papà di Vale. Erano amici così Vale avrà respirato il mito di Barry: le Rolls-Royces, lo stuolo di amiche e tutto il glamour che lo circondava. Trovo Rossi molto simile a Barry nella sua visione allegra della vita, nel suo piacere di correre e nella sua spettacolarità. Le personalità di Barry come quella di Vale sono così coinvolgenti che hanno trasceso lo sport e sono diventate delle celebrità.
E le differenze?
Rossi non fuma 80 sigarette al giorno! Sheene ha corso in un'epoca in cui gli sportivi potevano ancora essere party animals. Oggi non è possibile e Rossi segue la disciplina di un atleta.
Cosa ha scoperto di Rossi che, in un certo senso, le ha cambiato la vita?
Ho imparato che è sempre meglio sorridere alle difficoltà della vita. Essere stressati o arrabbiati non è la risposta migliore. E rialzarsi dopo ogni caduta. Rossi ce lo ha dimostrato più e più volte.
Autore di “TT Century: 100 Years of the Isle of Man Tourist Trophy”, che fine è destinato a fare il TT?
Al momento è cancellate anche l’edizione 2021 e si teme che sia l’antifona della fine. Gli abitanti dell’Isola non vogliono più la corsa, per me è un peccato perché è un evento unico nel suo genere.