A guidare una Ferrari in Formula1 c’è andato veramente vicino nel passato, poi scelse ancora le due ruote e la MotoGP è rimasta il suo presente. Valentino Rossi, però, non nasconde che quando chiuderà la sua carriera (e non sarà necessariamente alla fine di questo 2021) il suo sogno è quello di provarci con le auto, magari proprio con una Ferrari e addirittura alla 24 Ore di LeMans. “Quando smetterò con la MotoGP – ha spiegato - mi piacerebbe correre qualche anno in auto, la categoria è quella, mi piacerebbe la 24 ore di LeMans, sarebbe un sogno correre con una Ferrari, ma bisogna capire quale sarà il mio livello. Lì vanno forte, io sono piuttosto veloce, ma non so se arrivo fino a lì”.
“Non lo so”, una frase che è ricorsa spesso nella conferenza stampa di Valentino Rossi, che ha più volte risposto in questo modo proprio a dimostrazione che questo, per lui, è un periodo di transizione. Quello che precede una scelta difficile, dopo ventisei anni nel mondiale, da protagonista assoluto sia quando ha vinto sia quando non ha vinto. E non è così scontato che il 2021 sia il suo ultimo anno, perché tutto dipenderà dai risultati. “Deciderò cosa fare – ha proseguito – nella pausa estiva, in base ai risultato, alle motivazioni, allo stato di forma. Non è ora il momento di pensarci”.
Perché il presente, quello immediato, si chiama Petronas SRT. Un team giovane, con risorse importanti, motivazioni serie, ambizioni concrete e anche un titolo da vicecampioni del mondo già messo nel sacco nel 2020. Tutto, quindi, tranne un ripiego, come ha precisato lo stesso Rossi: “Mi sento in forma e competitivo, mi sento di poter dare ancora tanto al team e alla Yamaha. Sono curioso di vedere come sarà lavorare in una squadra satellite, devo fare il massimo per essere più competitivo. Non corro per dimostrare a Yamaha che potevo stare nel team ufficiale, ma per tornare a vincere, salire sul podio, la sfida con Franco, pecco e luca, cercare di essere veloce e fare molti punti, arrivare tra i primi a fine stagione. Di motivazioni ce ne sono tante”.
Ma una è quella che conta più di tutti: Valentino Rossi si diverte ancora, anche se ogni volta che scende in pista si ricorda i suoi anni. Senza negare l’evidenza e, soprattutto, senza sfuggire alla consapevolezza che il suo regno dovrà passare presto in mano ad altri. “Quando sei in pista – ha affermato - te lo ricordi quanti anni hai. Ma con l’Academy io sono tutti i giorni a contatto con una decina di piloti del mondiale, di cui tre fanno la MotoGP. Vedo le mie prestazioni sia fisiche, negli allenamenti, nella forza, nel fiato e giriamo in moto due tre volte alla settimana e ci sfidiamo con tutti i tipi di moto: io sono competitivo. A volte riesco ancora ad essere il più veloce, altre mi fregano, ma sono lì. Mi piace questa cosa, voglio dimostrare che si può andare forte anche quando si è grandi”.
I suoi ragazzi, quindi, quelli cresciuti al Ranch di Tavullia e sotto l’ala dell’Academy, come metro di confronto più oggettivo del tempo stesso, con Rossi che ha speso parole anche per il grande rivale Marc Marquez: “Bisogna capire quando tornerà, io penso che quando tornerà sarà forte come prima, se non perde tante gare può anche lottare per il mondiale. Difficile fare una lista dei favoriti, ce ne sono almeno 10, o ti dimentichi di qualcuno o li devi dire più o meno tutti. Tante moto e piloti diversi che possono vincere. Miguel Oliveira non lo metto sopra gli altri, ma sarà un pretendente”.
E lui? Non si esclude dalla partita, anzi rilancia: “Tutti quelli che sono sulla griglia pensano di poter vincere il mondiale e assolutamente lo penso anch’io. Perché no? E’ difficile, ci sono tanti piloti che vanno fortissimo e bisogna vedere tante cose: come va la moto, come vado io, il team. Ma sicuramente corro per provare a vincere, anche se il decimo non è un ossessione. Vorrei fare una stagione da protagonista. Ho tanti tifosi perché per un lungo periodo di tempo li ho fatti divertire spesso, ero competitivo, facevo belle gare, sorpassi, lottavo per il podio, l’obiettivo era far divertire loro e lo è ancora. Confido di poter stare nei primi cinque, almeno”.