“Siamo cresciute in campagna a Maddalena di Patti. Libere. Scalze. Tiravamo con la fionda, giocavamo a calcio, a 6 anni guidavamo la vespa, a 9 la macchina. Sia io che mia sorella Mara siamo cresciute come masculazzi, dei maschiacci. Avevo anche le bambole, due, ma mi divertivo di più a giocare con i carretti di legni. Per far contenta mia mamma mi ero iscritta anche ad un corso di taglio e cucito. L’ho fatto e anche bene, ma non mi piaceva. Preferivo smontare un motore. Ho imparato con la pratica, partendo dallo smontare e rimontare un frullatore per ripararlo. E se c’era un muretto da sistemare? Lo rifacevamo”.
C’è tanto di Nuccia Cairoli nel Tony mondiale che conosciamo. Sorella maggiore di 14 anni, quando è nato Tony, Nuccia ha lasciato momentaneamente la scuola per crescere il fratellino minore. Ma come era Tony bambino? “Ricordi il classico triciclo? Antonio metteva una mano al manubrio, l’altra sulla sella e lo faceva derapare. Non ci è mai salito, tanto che mamma si era iniziata a preoccupare: Benedetto, ma questo bambino sarà normale?”
Nuccia ricorda così i primi passi del campionissimo che dalla sua Patti ha toccato la vetta del mondo e tornato. Per ben 9 volte… e non è ancora finita. Un siciliano mondiale.
“Papà era camionista nel movimento terra, nella Sicilia di quarant’anni fa, mia madre lavorava presso una famiglia. Io, che ero la più grande, ho cresciuto le mie sorelle Mara e Sara e per stare dietro Antonio mi sono ritirata dall’istituto tecnico commerciale per poi riprendere gli studi quando Antonio ha iniziato ad andare a scuola. Sono stata la sua seconda madre”.
E le moto? La mitica Italjet 50 Cross, il cui numero di telaio finiva con 222, arrivò quando Tony aveva 4 anni. Fu un regalo di papà Benedetto. Fu amore a prima vista. Invece dei cartoni, Tony divorava la cassetta di Jeremy McGrath. Sempre la stessa. Ancora e ancora. Sempre papà Benedetto costruì una pista da cross in giardino, lui che correva in Vespa e amava la velocità, ma non aveva potuto coronare il sogno di diventare un pilota professionista.
“Gli anni di scuola sono stati particolari perché Tony non stava mai fermo un minuto. Era ed è un eterno Peter Pan, perché ama giocare sempre. Anche adesso”, racconta Nuccia. “La svolta è arrivata quando Antonio ha iniziato a competere nei campionati regionali. Abbiamo percorso la Sicilia in lungo e in largo e Antonio vinceva tutto. Era di un altro pianeta”.
La strada dalla Sicilia alla vetta del mondo è stata in salita, non per il talento stratosferico di Tony Cairoli, ma per quei duemila chilometri in più e uno stretto di mezzo che ogni volta Antonio e Benedetto dovevano fare in furgone. “La passione per le moto, Antonio l’ha ereditata da papà, mentre mia madre si preoccupava, ma non lo ha mai mostrato perché era una donna di ferro con un cuore enorme. Quando Antonio correva, lei pregava finché non finiva la gara”.
Presidente della pista 222 Motocross Park di Patti, “zia” Nuccia è stata il riferimento per tanti bambini che sull’esempio di Tony Cairoli si sono appassionati alle ruote tassellate. “Dalla pista sono passati tanti ragazzi, ma per alcuni il 222 MotoCross Park è diventato la loro seconda casa. Al Moto Club mi chiamano la mamma di tutti. Mio marito segue i piloti nell’allenamento, io nella vita. Ci sono ragazzini che sono venuti a vivere da noi per qualche mese. Alcuni avevano dei problemi in famiglia, ma con poche semplici regole hanno ritrovato il sorriso”.
Disegnatrice d’interni, operatore OSA socioassistenziale, presidente del Moto Club della pista di cross di Patti, Nuccia gestisce anche l’azienda agricola di famiglia con 200 aranci e lavora presso alcune famiglie. Ma in cosa è cambiata la sua vita da quando Tony Cairoli è diventato pluricampione del mondo? “In realtà, continuo a fare le cose di sempre”, confessa Nuccia. “A lavorare, a seguire l’azienda agricola di famiglia, la pista di motocross di Patti… solo con più frenesia perché il telefono squilla in continuazione. Ricevo tantissime richieste: un autografo, un video, la presenza di Antonio a compleanni, battesimi, cresime o matrimoni. È dura dire di no, ma come possiamo fare? Antonio ha una vita fitta di appuntamenti tra gare, allenamenti, eventi di partner e sponsor”.
Tony Cairoli ha lasciato la Sicilia per inseguire un sogno mondiale, ma quanto manca? “Tantissimo. Io vivo per i miei figli, Jeremy e Dennis. E per Antonio, perché è il primo dei miei figli”.
In cosa Tony è siciliano? “Nella mentalità. Non transige sulle tradizioni. Un esempio? Le feste si trascorrono in famiglia. Della sua terra Antonio ama tutto. Poi noi siamo abituati bene. Mangiamo quello che coltiviamo e anche adesso che vive a Santa Marinella, gli mandiamo tutti i nostri prodotti: dal salame alla ricotta al forno o stagionata, dalle arance alla pasta di mandorle. Io e mia sorella Mara andiamo spesso a trovarlo, soprattutto da quando è nato Chase. Chase Ben, per l’esattezza. Ben sta per Benedetto”. Un siciliano mondiale, cosa ha preso Tony da papà Benedetto e mamma Paola? “Da mamma il cuore, grande. Dal babbo la spericolatezza”. E da lei? “Forse la determinazione. Il mio motto è sempre stato: se vuoi, puoi”. E il più bel regalo che le ha fatto Tony? Nuccia sorride in tutta la sua bellezza e solarità: “il 5 di aprile, il giorno del mio compleanno eravamo ad Arco di Trento e Antonio mi ha detto che aspettavano un bambino. Chase. È stato il più bel regalo. Tony manca e infatti basta una sua telefonata a farmi felice”. Salita in moto a 9 anni, 11 il suo primo Paggio Si, Nuccia va ancora in moto? “Certo, guido anche la KTM di Antonio. È un po’ troppo alta per me, ma faccio come facevo da bambina: salgo dal muretto”. E infine, in una vita così piena di affetti, cibi genuini e tante passioni da seguire, qual è il sogno nel cassetto di Nuccia Cairoli? “Ho quasi 50 anni e mia sorella Mara, 47. Adesso che i ragazzi sono grandi ed ognuno è avviato nella vita, vorrei partecipare a Donna Avventura con mia sorella Mara! Sai che risate?”