18 dicembre 2022, Messi alza la Coppa. L’Argentina è campione del mondo in Qatar. Di botto, si attacca con “Messi è meglio di Maradona”. Per alcuni resta una bestemmia, ma tant’è, il dibattito divampa. Il 29 dicembre muore Pelè. Si ricomincia: “Adesso raggiungerà Diego Armando, ma chi era il più grande di tutti?”. Nel frattempo sui social rimbalzano ancora le dichiarazioni post-Qatar. Pep Guardiola non ha dubbi: “Per me è Messi il migliore di sempre”.
Ok, benissimo, siamo confusi. Serve un uomo d’ordine: Ezio “Eziolino” Capuano. Classe 1965, allena da sempre (dal 1985!). Di lui si è detto di tutto o quasi – se ne è occupata anche “Striscia la notizia”, nel 2015, dopo la celebre sfuriata ad Arezzo. Lo hanno soprannominato (si narra che si sia soprannominato, in realtà) “Mini One”. Lui, tra una salvezza e una promozione, gira lo Stivale (meglio il centro-sud del nord) armato di idee, principi e attributi. Un Don Chisciotte che oggi allena il Taranto in serie C (e in poco più di una stagione è riuscito a far lievitare il pubblico dello stadio Iacovone da 300 a 12 mila spettatori, rispettando la promessa di avere la curva piena che aveva fatto su MOW un anno fa) e che in quasi quarant'anni di panchine ha spesso sfidato i suoi presidenti e il bon ton del calcio dei grandi numeri.
Insomma, mister, ce lo dica lei: chi è stato il migliore di sempre?
“Pelè. Detto questo, anche Maradona è praticamente imparagonabile a ogni altro giocatore degli ultimi 40 anni”.
Si parla anche di una stella offuscata, in questo periodo. Quella di Ronaldo.
“Si deve accettare il tramonto, tutto qui. Bisogna sapere dire basta. Ronaldo resta un grande, ma certe sue recenti dichiarazioni non mi sono piaciute affatto”.
Guardiola invece ha detto che…
“Guardiola ha rovinato il calcio, altroché. O meglio, il guardiolismo. Capita che vai a seguire una partita di prima categoria e vedi giocatori che passano metà della partita a palleggiare. L’allenatore è un cuoco: se ha a disposizione gli ingredienti per fare le lasagne, che faccia le lasagne. Ma se ha solo pasta e fagioli, cosa fa? Prova ancora a fare le lasagne?”
Senta, ridiamole serenità facendole un nome: Arrigo Sacchi.
“Mi sono sempre ispirato a lui. Dietro le prime imprese con Altamura e Cavese c’era il calcio di Sacchi. Grandissimo esempio di equilibrio”.
I riflettori su di lei, adesso. Sta facendo grandi cose a Taranto, dove più di vent’anni fa fu fatto fuori – così si mormora – dalla squadra.
“Fui mandato via con una media di 1.60 punti a partita, veda lei. Ero un allenatore giovane, fresco del miracolo con la Puteolana. Arrivare a Taranto fu un sogno, ma erano anni caldi. La gestione Pieroni: importante, controversa”.
Appunto. Si parla dei suoi rapporti difficili con chi siede nella stanza dei bottoni. Eppure, dati alla mano, i risultati le hanno dato spesso ragione.
“Perché tu mi puoi spedire anche in mezzo alla burrasca, all’inferno, ma io – allenatore – rappresento un popolo, una città che investe speranze nella propria squadra, nei propri colori. E io, qualsiasi cosa mi accada intorno, voglio essere garante di quel popolo”.
Che oggi è, di nuovo, il popolo di Taranto. L’urlo dello “Iacovone” risuona anche molto lontano dalla Puglia. I rossoblù hanno tifosi ovunque. Come mai una squadra del genere non ha mai visto la A, secondo lei?
“Eh, bella domanda. Taranto è una piazza eccezionale. Grande tifo, grandi aspettative. Il palato è esigente. Allenare il Taranto è un desiderio di tanti e un privilegio di pochi. Perché rende orgogliosi, ma non è facile”.
Adesso, però, sembrerebbe di sì.
“Quando ho accettato di subentrare qualcuno mi ha detto: stai accompagnando una bara al cimitero. Abbiamo fatto 27 punti nel girone d’andata”.
Combattente, sincero, tatticamente preparato. Di lei si parla bene, in genere, però è lei che ogni tanto salta fuori con certe cose che…
“Tipo?”
I forni crematori.
“Si è trattato di una dichiarazione forse infelice che, in nessun modo immaginabile, intendeva ferire la comunità ebraica o comunicare una qualsivoglia nostalgia per le nefandezze naziste. Parlavo di calcio scommesse e dicevo – certo, alla mia maniera – che un giocatore che trucca le partite per me non meriterebbe solo una squalifica. Certamente qualcosa di più”.
Capuano è soprattutto trasparente. Lecito chiedersi, a questo punto, perché la sua schiettezza sia kryptonite per il mondo del calcio. Il nuovo calcio è davvero così innamorato di quei formalismi, sempre ben pettinati, che accarezzano l’ipocrisia? Ché poi lei, Capuano, con la sua fase difensiva e fase difendente, avrebbe fatto contento pure un De Saussure.
“Sono fasi drasticamente diverse. Quella difensiva riguarda il solo reparto dei difensori. Quella difendente i movimenti dell’intera squadra quando questa è chiamata a difendere”.
Ha dichiarato di sentirsi vicino a Mourinho e Van Gaal, ma non sono due allenatori ben diversi?
“Certo, ma con loro condivido autorevolezza e personalità. Li ammiro per queste ragioni, poi calcisticamente ho le mie idee…”
Diverse da quelle di Guardiola, diceva.
“Ribadisco: quello è estetismo sballato. Puoi fare un ottimo calcio alla Guardiola solo se hai undici campioni assoluti”.
Torniamo alla burrasca, mister. A San Benedetto fu esonerato a fine stagione con la squadra seconda in classifica.
“Colpa mia? Presi la squadra decima e la feci arrivare seconda. Le faccio solo il nome di chi mi esonerò: Franco Fedeli. Dopo quella mossa folle ha più sentito parlare di Fedeli nel mondo del calcio? No, ha chiuso lì”.
Ad Avellino è accaduto il contrario. Lei, salernitano, è stato accolto male dai tifosi, ma poi ha salutato la città da idolo.
“Non ci siamo solo salvati, ad Avellino. Abbiamo fatto anche i play off. C’erano tifosi che piangevano quando me ne sono andato. Due anni fa sono tornato in Irpinia e lo stadio, a furia di applausi, mi ha commosso. Uno dei momenti più alti della mia carriera”.
Se le si fa il nome di Fabiano Parisi (ora all’Empoli)?
“Beh, posso dire che oggi tutti ne parlano, ma andatevi a risentire cosa dicevo io, anni fa, di Parisi, dopo un Avellino-Vibonese. Mi davano del pazzo, oggi lo vogliono tutti”.
Ed ecco cosa rispondeva Capuano nel gennaio 2023 al nostro "Quindi lei sa già cosa chiedere al 2023…" (in chiusura dell'intervista che qui abbiamo aggiornato)
“Arbitri meno distratti, diciamo, questo è poco ma sicuro. E lo “Iacovone” stracolmo. Ci arriverò, Taranto lo merita”.
Una promessa mantenuta...