Questo weekend la Formula 1 correrà al Red Bull Ring e la MotoGP ad Assen. Per le auto, sul circuito austriaco, sono stati eliminati i dissuasori nelle curve 6 e 7 e, al loro posto, è stata rimessa la ghiaia. Perché i dissuasori sono alti cinque centimetri e passandoci sopra si rischia di rovinare le monoposto. Che poi è il motivo per cui sono stati richiesti dai piloti. Ricapitolando: allarghiamo la pista per facilitare i sorpassi ma l’allarghiamo troppo, i piloti se ne approfittano e allora mettiamo dei dissuasori come fuori dalle scuole. Poi però le macchine si danneggiano passandoci sopra, quindi rimettiamo la ghiaia.
Quei pochi centimetri in più che permettono di uscire più forte, sfruttare più pista e fare il tempo, sono gli stessi centimetri “di verde” che in MotoGP scatenano puntualmente la polemica. Perché? per il regolamento: il giro viene cancellato nelle prove ed in qualifica ma non in gara, anzi in gara sì ma solo all’ultimo giro. Il pilota viene penalizzato con una posizione, anzi dei secondi (tre?), ma al contrario non succede nulla se il pilota che segue è troppo distante. Poi (ma solo in determinati punti!) ci sono i sensori, che a volte sembrano non attivarsi ed altre sono troppo sensibili. Come l’occhio della Race Direction, sempre molto umano. La risposta, banalmente, è la ghiaia. O l’erba, andrebbe bene anche quella. Tutte soluzioni oggettive, che non pensano e non sbagliano mai. Il discorso è vecchio, ma (in un modo o nell’altro) sempre più attuale.
Un pilota che va sull’erba se è bravo non cade, chiude il gas. E se finisce nella ghiaia dopo un errore le cose possono andare in un centinaio di modi diversi. Marc Marquez - qualcuno se lo ricorderà - nel 2017 ha quasi rischiato di perdere il titolo a Valencia, finendo nelle vie di fuga ad oltre 150 Km/h dopo aver perso l’anteriore. Ma ha raddrizzato la moto, è tornato in pista ed è finito sul podio. Nel 2015, quando ancora ad Assen si correva di sabato, Valentino Rossi ha vinto la gara tagliando l’ultima variante in monoruota: se in quel punto ci fosse stato l’asfalto nessuno si sarebbe esaltato per quella manovra - dalla decisione presa in un istante all’impennata per non infossare l’anteriore - pura improvvisazione da fuoriclasse.
Quando un pilota finisce nella ghiaia, molto di quello che succede dipende da fortuna e talento, mentre se finisce sull’asfalto (o sul verde) è tutto in mano alla direzione gara: purtroppo spesso la fortuna è ancora determinante, il talento no.
Eh, ma lo spettacolo
La ghiaia hanno cominciato a toglierla per premiare lo spettacolo e gli sponsor, evitando così che un errore banale si trasformasse in un ritiro. Ma i momenti più memorabili del motociclismo sono quelli che non si ripetono. La gomitata di Max Biaggi a Valentino Rossi non se la sarebbe ricordata nessuno se il 46 fosse finito sul verde. Così come Jakub Kornfeil (foto in apertura) che spicca il volo atterrando nella ghiaia dopo un salto spaventoso nel 2018, a Le Mans. Se i circuiti tornassero ad essere quelli di un tempo ci sarebbero più errori, ma anche più colpi di scena, momenti irripetibili. E, come ci raccontava Pierfrancesco Chili in un’intervista, ad emergere sarebbe il talento, a tutto vantaggio della sicurezza. Dài, ridateci la ghiaia.