C’è un’ombra ampia, lunghissima, che circonda la fotografia di famiglia degli Schumacher nel giorno di Natale. È l’ombra che per anni ha racchiuso il silenzio di un dolore mai esposto, mai condiviso, mai conosciuto. Compie nove anni il prossimo 29 dicembre, quell’assenza, e le festività di questo periodo pesano su chi posa davanti alla macchina fotografia di oggi, in un ritratto che mette in evidenza ciò che manca come ciò che resta. Non c’è Michael Schumacher, a festeggiare il Natale con la moglie Corinna e i figli Mick e Gina. Non c’è durante le feste, non c’è mai, nei ritratti e nelle fotografie, da quasi un decennio ormai.
“Mi manca ma in qualche modo lui è qui con noi” ha detto più volte Corinna, pilastro della famiglia che in questi anni complessi si è fatta Kaiser, e si è portata addosso il peso insostenibile di un dolore sconosciuto. C’è ancora, Michael. E allo stesso tempo non c’è più da tanto, tantissimo tempo. Una condizione che tutti tristemente conoscono, dai tifosi alla stampa, ma che davanti a quel posto vuoto, quel lato non consumato del divano di famiglia nel giorno più festoso dell’anno, ha una forma diversa. Assomiglia all’ombra che è mancata il giorno del debutto di Mick in Formula 1, nei momenti più difficili di questi due anni nella massima serie, nei giorni in cui averlo accanto sarebbe servito più che mai. La sua esperienza, la sua forza, la sua capacità di rimettersi in gioco e di non farsi mai screditare. Sarebbe servito un posto occupato là dove, oggi, non c’è.
Una necessità che assomiglia a quella di un’altra fotografia di famiglia in questi giorni di festa, quella di casa Leclerc. Mamma Pascale e i tre fratelli Charles, Arthur e Lorenzo stretti su un divano che non lascia spazio a chi non c’è ma che comunque, lì tra loro, avrebbe saputo dove stare. Papà Hervé, primo tifoso dei suoi ragazzi piloti, primo a metterli in pista sul kartodromo di Brignoles dell’amico Philippe Bianchi, primo ad andarsene all’alba dei giorni più grandi di Charles, a un passo dal suo arrivo in Formula 1 e al suo debutto in Ferrari, sogno condiviso di una vita intera.
La verità è che le code lunghe delle ombre di chi, in questi giorni, lascia un posto libero a tavola e sul divano di casa, sono tutte uguali dentro le diversità di ogni famiglia. Negli alberi storti, nei regali brutti, nelle tovaglie imbandite e nei piccoli drammi tra parenti e amici. Loro pesano, visibili e impossibili da ignorare, pur non essendoci. Ci sono, e va bene così. Imparare a lasciare libero quello spazio senza rabbia è l’unico regalo di Natale che si possa chiedere, desiderare, volere per sé stessi e per tutti gli altri. Buon Natale.